CONSAPEVOLEZZA

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Non potei andare a trovare Justin per due giorni. Ma sapevo che le sue condizioni erano migliorate.

Betti continuava a chiedermi cos'avrei fatto una volta che fosse tornato a casa e io costantemente le rispondevo che non avrei fatto niente. Le avevo detto che Cam era partito per lavoro e non aveva in programma di tornare presto. O almeno sperai.

Passai due giorni di totale apatia. Staccata dalla realtà che mi circondava. Non riuscivo a farmene una ragione. Il traghettatore di anime. La mia, salvata dal passaggio verso chissà quale posto, cinque anni prima e quella di Justin, salvata dallo stesso destino cinque anni dopo.

Il destino. Cos'era il destino? Un libro già scritto? O solo una bozza? E scritto da chi? Da noi stessi? Dagli altri? O entrambi?

È buffo come le vite si intreccino tra loro. È il destino che lo fa accadere o sono le nostre scelte che portano a certe conclusioni?

Stavo affogando nel mare dei misteri della vita. Immersa in tutte quelle domande alle quali non avremmo mai risposta quando mia madre mi chiamò, probabilmente per l'ennesima volta.

"Insomma Taila, dove hai la testa in questi giorni?"

"Scusa mamma ..."

Mi ammonì con lo sguardo, per lasciare posto subito dopo a un sorriso comprensivo.

"Allora vai tu a prendere Justin?"

"Certo, finisco il turno all'ospedale e torniamo a casa insieme!"

Presi il mio solito borsone e andai all'ospedale. Trovai Justin insieme ai miei colleghi del pronto soccorso. Ridevano divertiti da qualche stupido video sul cellulare. Mi era mancato il suo volto sereno, che vedevo comunque di rado. Quel sorriso sbieco e malizioso che dedicava solo a me. Il suo sguardo magnetico era ritornato lo stesso di sempre. Verde e brillante come l'erba in primavera. Le gote erano rosee. La vita era tornata a ravvivare la tavolozza dei suoi colori.

Appena si accorse di me, però, il sorriso svanì. Abbassò gli occhi, privandomi del loro verde brillante. Si allontanò dai miei colleghi per avvicinarsi a me, senza mai alzare lo sguardo.

"Posso aspettarti fuori se ti do fastidio qui." mi disse con un filo di voce.

Non avevamo più parlato dopo quella litigata, dove lo allontanavo con una cattiveria che non mi apparteneva. E ora, la sua sola vicinanza aveva creato un vortice talmente potente di emozioni da annebbiare i miei pensieri razionali. La logica mi diceva di tenerlo lontano. Non volevo mi ferisse di nuovo. Ma la mi anima, che ora sapevo esistere, mi impediva di lasciarlo allontanare di nuovo. Era attratta magneticamente dalla sua, buia e tempestosa come il mare in burrasca.

"Puoi stare qui con me!" gli dissi cercando il suo sguardo timoroso.

Alle mie parole un lampo di sorpresa e gratitudine attraversò il suo volto.

Misi il borsone nel mio armadietto e lo incitare a fare la stessa cosa col suo.

"Avanti, vuoi tenerlo in mano tutta la sera?!" gli dissi sorridendo.

Si affrettò a posare la borsa, guardandomi incuriosito. Chissà cosa gli passava per la testa.

Mi avvicinai alla scrivania e presi una sedia anche per lui, affiancandola alla mia. Ci picchiai la mano un paio di volte per invitarlo a sedersi. Mi guardò stranito per un paio di secondi. Si sedette adagio, forse timoroso che sarei fuggita alla sua vicinanza. Sistemai un paio di cose al computer, guardandolo di tanto in tanto. Stava pieghettando un foglio di carta. Le sue dita sembravano danzare, avvolte dalla candida carta che spiccava in contrasto con la sua abbronzatura. Era curioso vederlo in quell'atteggiamento. Non mi era mai capitato di vederlo assorto a fare qualcosa. La mascella ogni tanto si tirava e delle piccole rughe gli solcavano la fronte per la concentrazione. Mi ritrovai a fissarlo più di quanto avessi voluto. Con un gesto involontario gli spostai un ciuffo corvino che gli ricadeva vicino all'occhio. Quel contrasto verde-nero era uno spettacolo seducente. Al mio tocco le sue mani si fermarono all'istante e i suoi occhi catturarono i miei. Smeraldo e cioccolato. Vi lessi ansia, paura, stupore, frustrazione. Rimasi con la mano a mezz'aria, in attesa di chissà che cosa. In quel momento tutto ciò che ci circondava svanì. Eravamo solo io e lui. Vicini e lontani. Ammantati da silenzio eppure in preda alle urla del cuore. Occhi negli occhi. Anima nell'anima.

TRAGHETTATORE DI ANIMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora