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Chiaramente Kan non aveva apprezzato il mio riportare alla luce la memoria della mamma. Lo capii dal suo sguardo: furioso ma impotente. Se avesse potuto fare qualcosa lo avrebbe fatto, ma per causa di forza maggiore, ossia la famiglia principale, era stato costretto a stringere i denti.

''Per il momento resti qui, domattina organizzerò una riunione speciale affinché tu possa entrare ufficialmente negli affari di famiglia..-''

Lasciai cadere le braccia, che fino a quel momento erano rimaste rigide, e mi avviai verso la porta dopo mio padre. Ma la voce di mio fratello, Macau, mi interruppe a metà strada. ''Aspetta Daph, ti mostro la tua stanza per stanotte''. Lasciai quindi che mi mostrasse la via, e prima di seguirlo taciturna, mi voltai un'ultima volta in direzione di Vegas. Non mi guardava, teneva lo sguardo fisso sulle sue scarpe. Stava meditando sul da farsi.

Io e Macau attraversammo silenziosi un lungo corridoio, accompagnati dal frinire del grilli e dagli sguardi curiosi dei bodyguard che quella sera erano di guardia. ''Tranquilla, ti ci abituerai'' mi rassicurò. Ma quella vita tanto pericolosa mi stava addosso come quando indossi qualcosa che ti fa sentire a disagio, fuori posto. Come dei vestiti troppo scoperti, troppo appariscenti, che urlano 'guardatemi, sono qui'-

''Allora.. buonanotte sorellina''

La villa appartenente alla famiglia principale, se possibile, era ancora più bella. Talmente lussuosa che, per quanto mi riguardava, ci avrei messo più di una vita per potermela permettere. Le stanze enormi, e i corridoi lunghissimi sembravano immensi labirinti in cui avrei potuto perdermi facilmente. Poi finalmente entrammo nella sala riunioni.

La prima cosa che provai fu paura: c'era tanta gente per essere una riunione di famiglia. A parte mio padre e i miei fratelli, vi era un uomo seduto a capo tavola e due ragazzi dall'aspetto fresco e giovane. Tre bodyguard erano sparpagliati per la sala. ''Siediti per favore..'' l'uomo indicò la sedia situata rispettivamente dall'altra patte della lunga tavolata. Io obbedii.

''Daphne Theerapanyakul'' pronunciò con tono lento, come a saggiarne le parole e a coglierne il significato. I suoi occhi freddi mi mettevano in soggezione. Stava analizzando, come fa una macchina con i dati.

''Sono Korn, il capo della famiglia principale. Loro sono Kinn e Tankhun, i miei figli-'' dopo aver indicato il rosso e il moro, poggiò i palmi sul ripiano liscio. ''Kim, il fratello minore, non è presente oggi. Di solito evita di stare a contatto con questo mondo.''

Si, infatti Kim pensa a giocare al detective Conan piuttosto che occuparsi degli affari di famiglia.

Pensai a lungo cosa rispondere. Cosa si dice in questi casi, 'Piacere di conoscerti zio? Non sapevo di far parte di una famiglia di mafiosi fino qualche settimana fa?'

Ma invece di formulare qualcosa di sensato..

''Come hanno fatto a scoprire di me?'' domandai con voce tremula. Speravo di apparire più determinata, più autoritaria, ed invece sembravo una ragazzina terrorizzata che voleva tornarsene dritta a casa.

Korn abbozzò un sorriso, che di benevolo non aveva niente. La sua voce tanto gentile in realtà ingannava.

''Frequentavi il bar di Yok ogni fine settimana, e considerando che tuo cugino Kinn ha acquistato quel locale, molti nemici si sono infiltrati per i loro loschi scopi. Così hanno scoperto che non sei solo una semplice amica della barista, ma la figlia perduta di mio fratello.''

Kan fulminò Korn con lo sguardo. C'era qualcosa nel loro rapporto che sicuramente si era rotto, col tempo. E lo si poteva immaginare da come avevano gestito la famiglia, dividendola in principale e minore.

''Beh, a me sembra che la trattiate come se fosse un cucciolo da salvare'' sbottò Tankhun, il ragazzo dalla chioma rossa, dall'aspetto bizzarro. ''Daphne non fidarti di nessuno!'' esclamò. ''Colui che ti tende la mano potrebbe ritirarla in qualsiasi momento..''

Korn sorrise di nuovo.

''Parole giuste, ma alquanto fuori luogo al momento..'' replicò.

A interrompere quel battibecco fu Kinn, il figlio maggiore, che fino a quel momento non aveva fiatato.

''Lasciate che si ambienti, per amore del cielo! La state spaventando''

Mi rilassai contro lo schienale della sedia e mi lasciai andare in un sospiro.

''Beh, benvenuta in società, cuginetta''

三冠 - Le tre corone [KinnPorsche The Series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora