Passato il compleanno di Fede, io e Leo iniziammo a messaggiare quasi quotidianamente, mi piaceva parlare con lui, prenderci in giro, scambiarci canzoni, meme e foto di ciò che stavamo facendo in quel momento.
Dopo un paio settimane mi scrisse: Ehi, ti andrebbe di uscire una di queste sere? Magari ci prendiamo una pizza oppure andiamo a bere qualcosa.
Quando lessi il messaggio sentii qualcosa nello stomaco, improvvisamente mi sentii leggero, felice ed eccitato all'idea di poter uscire con lui.
Cercando di tenere a freno tutto l'entusiasmo possibile gli risposi: Certo che mi va, dimmi tu quando.Due giorni dopo andammo al cinema e poi in pizzeria.
Per tutta la sera Leonardo non fece altro che guardarmi, ed ogni volta che ricambiavo il suo sguardo, lui diventava tutto rosso e sorridendo guardava altrove. Anche a me piaceva guardarlo quando lui non se ne accorgeva, ma cercavo di resistere alla tentazione di farlo di continuo per non sembrare oppressivo.
Sentii la sua gamba sfiorare la mia sotto il tavolo, ma né io né lui la spostammo, quel contatto ci piaceva, ci faceva stare bene.
Furono molte le uscite di quel tipo, uscite normali, magari per alcuni noiose o ripetitive, ma per noi perfette. Le alternavamo a serate che passavamo interamente nella taverna di casa sua, ascoltando musica, vedendo film, chiacchierando e guardando video su internet oppure in camera mia facendo esattamente le stesse identiche cose.
Conobbi sua madre e suo padre, ma non ci scambiai più di qualche convenevole. Anche Leo conobbe mio padre, mia sorella Elisa e la mia cagnolina Lana, non mi chiese nulla riguardo a mia madre e gli fui molto grato per questo.
Una sera eravamo da lui e decise di farmi vedere alcuni dei suoi disegni e dei suoi dipinti.
"Ti piace disegnare?"
"Ehm... sì, più che altro scarabocchio. Come vedi non sono granché, devo lavorarci ancora molto per tirare fuori qualcosa di decente..."
"Per me sono fantastici" lo interruppi.
Lui abbassò lo sguardo e arrossendo mormorò: "Grazie..."
E lo erano davvero. Trovavo il suo modo di rappresentare quello che lo circondava, quello che immaginava o qualsiasi cosa gli passasse per la testa veramente affascinate. Mi piaceva il tratto, l'utilizzo dei colori, i contrasti... mi piaceva lui.Quando dovevo lavorare, Leonardo non faceva mai mancare un suo messaggio o anche solo un emoji che mi inviava durante il turno per farmi capire che mi stava pensando. Iniziammo anche a darci la buonanotte allegando al messaggio sempre una canzone diversa e pian piano divenne una bella abitudine e anche un po' una gara tra di noi a chi sceglieva il pezzo più ricercato o particolare.
Poi arrivò settembre e con esso il mio ventiduesimo compleanno. Non organizzai nulla di speciale, una semplice serata al pub che frequentavo con gli altri della compagnia. Invitai soltanto gli amici più stretti del nostro gruppo: Fede, Rebecca e la sua ragazza Sara, Ludovico e ovviamente Leonardo.
Conoscevo Rebecca e Sara da parecchio tempo, una era alta, mora e slanciata mentre l'altra era un po' più bassa con i capelli biondo cenere e il viso perennemente imbronciato. Erano entrambe simpatiche, semplici e alla mano anche se alquanto misantrope, ma le adoravo sopratutto per questo. Il loro cinismo e il loro disgusto verso il genere umano mi facevano impazzire. Passavo intere serate a ridere quasi da star male a causa delle loro battute pungenti e del loro umorismo caustico, inoltre erano una bellissima coppia, stavano insieme da qualche anno e il loro amore si notava da un chilometro di distanza. Ludovico invece era uno dei più bei ragazzi che avessi mai conosciuto. Il classico biondo, alto, con gli occhi azzurri e il fisico curato, aveva la fila di ragazze dietro, ma lui le ignorava perché aveva una cotta da anni per Federico, questo ovviamente Fede non lo sapeva o faceva finta di non saperlo dato che era estremamente evidente e Ludovico non si impegnava troppo a nasconderlo.La festa fu piacevole. Bevemmo qualche drink e ricevetti un unico regalo da parte di tutti loro: un buono regalo molto cospicuo da spendere in musica, film e libri, cioè la cosa migliore che potessero regalarmi. Dopo aver mangiato la torta e avermi fatto tutti gli auguri per la terza volta nella stessa sera, ci salutammo e Leo fu l'unico che rimase lì con me dato che l'avrei dovuto accompagnare a casa io.
Salimmo in macchina e partimmo. Durante il tragitto fu molto silenzioso, fissava fuori dal finestrino il paesaggio e le strade buie malamente illuminate dalle luci gialle dei lampioni sui marciapiedi. Notai la cosa e decisi di fermarmi in un piccolo parcheggio fuori mano a un paio di isolati da casa sua.
"Ehi, cos'hai?"
Lui non si accorse nemmeno che gli stessi parlando.
"Ehi..."
"Uhm... eh? Scusa ero sovrappensiero..."
"Me n'ero accorto" dissi ridacchiando.
"Scusa..."
"Smettila di chiedere scusa senza motivo, se hai bisogno di parlare sai che ti ascolto."
"Lo so, lo so..."
"Dai, dimmi cosa succede" gli sussurrai con gentilezza.
Leo prese un profondo respiro e poi anmise: "Sento come se tu stessi facendo troppo per me ed io nulla per te."
"Ma cosa dici?"
"Aspetta, fammi spiegare."
Cercai con tutte le forze di non dire nulla mentre parlava.
"Fin dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti ho fatto subito cazzate ed ho sbagliato tutto più volte, ma nonostante questo, nonostante il mio comportamento pessimo, tu non mi hai abbandonato e hai provato sforzandoti a starmi vicino anche quando non me lo meritavo. Sei stato gentile e disponibile con me, mi hai ascoltato e mi hai fatto sentire compreso e apprezzato. Ed io per tutta risposta continuo a nascondermi, non dico nulla di noi a nessuno e cerco di non far notare agli altri il mio comportamento nei tuoi confronti, anche se mi viene così naturale comportarmi in quel modo con te".
Io confuso e anche un po' irritato lo ascoltavo sperando di potergli dire quello che pensavo il prima possibile.
"Vorrei fare coming out, dire agli altri di noi, dirlo alla mia famiglia e ai miei amici, permettere anche a te di dirlo a chi vuoi... sento di doverlo fare, sento di dovertelo in qualche modo. Ma ho una paura fottuta, non mi sento ancora pronto e non so quando lo sarò... non voglio che tu mi odi per questo però capirei se tu lo facessi, dopo tutto quello che hai fatto per me" concluse.
Nella mia auto piombò il silenzio, interrotto solo dal suono di "Vermillion Pt.2" degli Slipknot in sottofondo che proveniva dallo stereo acceso.
Non parlai subito, pensai prima alle parole da usare. Le calibrai in modo da centrare il punto della questione nel miglior modo possibile.
Mi schiarii la voce e dissi: "Ascoltami bene, quello che ho fatto per te l'ho fatto perché volevo e perché me lo sentivo. Tu non mi devi nulla, io non ti chiedo nulla e non voglio assolutamente che tu ti senta costretto a fare coming out perché me lo devi. Lo farai solo se e quando ti sentirai pronto, e se lo farai non sarà per me, ma per te stesso, ok?"
Leo, che fino a quel momento aveva tenuto la testa bassa mi guardò con gli occhi lucidi e mi abbracciò. Rimanemmo fermi così per un tempo indefinito, poi lui avvicinò le sue labbra al mio collo, mi diede un piccolo bacio e si rimise a sedere sul sedile del passeggero mentre mi sorrideva emozionato.
Ricambiai il sorriso, accesi l'auto e mentre partivo borbottai a mezza voce: "Certo che certe volte sei proprio un cretino."
Lui mi rispose con una smorfia e scoppiammo a ridere.
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Mal di gioia
RomanceQuesta è la storia di Michele e Leonardo, due ragazzi opposti e all'apparenza incompatibili. Questa è la storia di Michele e Leonardo, una storia d'amore e di amicizia. Una storia come tante, ma diversa da tutte le altre. Questa è la storia di Miche...