Attenzione: Nel seguente capitolo sono presenti riferimenti espliciti ai disturbi mentali e nello specifico al DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) che potrebbero non essere adatti per alcuni di voi.
Tre settimane prima della mia partenza per Londra, io e Fede eravamo riusciti a portare a termine tutti gli ultimi preparativi del nostro trasferimento, mancavano giusto alcuni piccoli dettagli.
Io e Federico entrammo in contatto con Miguel grazie a Ludovico che lo conosceva da diversi anni. Miguel stava infatti cercando due coinquilini con i quali condividere la casa dove abitava, visto che a breve gli altri ragazzi con cui stava si sarebbero trasferiti altrove. Quando ci vedemmo in videochiamata, si dimostrò fin da subito una persona cordiale e disponibile. Ci disse che se ci fidavamo avremmo potuto lasciare da lui la nostra roba fino a quando non ci saremmo trasferiti. Così dopo poco organizzammo un breve viaggio a Londra di quattro giorni, che ci sarebbe servito per portare lì la maggior parte delle nostre cose, per vedere la casa, il quartiere, le zone limitrofe e tutti i vari collegamenti. Ma soprattutto per cominciare a comprendere i vari aspetti burocratici della questione "vita nel Regno Unito".
Non fu semplicissimo, ma la voglia e l'eccitazione di iniziare quella nuova avventura erano così forti che affrontammo tutto senza scoraggiarci.La sera dopo essere tornato dal viaggio in Inghilterra ero un po' stanco ma decisi comunque di fare un giro con Leo, gli mandai un messaggio e passai a prenderlo da casa sua. Fin da quando salì in macchina e mi salutò, notai che c'era qualcosa che non andava. Provai a dirglielo e a chiedergli qualche spiegazione durante tutta la serata, ma lui rimase sempre vago, così quando lo riaccompagnai ci fermammo nella piazzola isolata vicino a dove abitava.
Abbassai il volume dello stereo che suonava "Hero" di Sevdaliza e spensi l'auto.
Leonardo teneva lo sguardo basso, non guardava fuori, non si guardava intorno, non guardava me, era assorto nei suoi pensieri. Notai che aveva un'espressione strana, sembrava arrabbiato per qualcosa ma cercava di non darlo a vedere.
"Ehi..." sussurrai dolcemente mettendogli una mano sul braccio.
Lui ebbe un piccolo sussulto ma non mi rispose nonostante mi avesse sentito chiaramente.
Gli presi la mano ed iniziai ad accarezzargli il palmo con le dita, ma lui sembrò non reagire, io distolsi lo sguardo ed iniziai a guardare fuori, nella notte, in silenzio.
"Ho litigato ancora con i miei" borbottò.
"Mi spiace, cosa è successo?"
"Non mi va di parlarne."
"Ok."
Leo sbuffò e disse: "Non voglio che tu vada via. Non voglio che mi abbandoni."
"Io non ti sto abbandonando."
"Sì, invece."
"Non è assolutamente così. Qualche settimana fa avevi detto che mi sostenevi e che prima o poi mi avresti raggiunto."
"Lo so" mormorò cupo.
Io mantenendo un tono pacato continuai: "E sai anche che io e Fede stiamo organizzando il nostro trasferimento da prima che io e te ci conoscessimo, è una cosa che desidero fare da..."
"... Parecchio. Lo so, me lo hai ripetuto almeno trenta volte" mi interruppe in tono scocciato allontanandomi la mano.
Io lo fissai perplesso, confuso da quel suo gesto così inusuale. Provai comunque a proseguire.
"E allora, se te l'ho ripetuto 'almeno trenta volte' perché ora mi stai dicendo che..."
"Perché forse ho cambiato idea, non lo so... non voglio che tu vada via, non voglio che tu ti trasferisca, non voglio rimanere solo."
"Non rimarrai solo, sarò solamente ad un paio d'ore d'aereo. Mi rendo conto che prendere un aereo spesso non sia il massimo della comodità, ma non è nemmeno la fine del mondo. Possiamo farcela fino a che non vorrai venire anche tu. Ci sentiremo tutti i giorni e ci vedremo il più possibile, in videochiamata o magari durante qualche weekend, quando avrai o avrò le ferie oppure nei giorni liberi..."
"Sei un egoista del cazzo" affermò lapidario.
Quelle parole mi colpirono duramente, come un pugno dritto nello stomaco.
"Ah, benissimo... è questo ciò che pensi di me?"
Cercavo di rimanere calmo, ma sentivo un moto rabbia crescere dentro rapidamente.
"Quindi il fatto di cercare di costruirmi un futuro in un posto che potrebbe aiutarmi a vivere meglio, dandomi delle possibilità concrete dopo tutto il tempo sprecato qui sarebbe da egoista?"
"Sì, non hai notato che stai parlando solo di te stesso? Ed io ci sarei in questo tuo straordinario futuro oppure sono solo parte del 'tempo sprecato qui', eh?!" disse aggressivo continuando a tenere lo sguardo basso mentre tamburellava sempre più rumorosamente con le dita sulla maniglia della portiera, pronto ad andarsene da un momento all'altro.
"Cazzo Leo, perché fai finta di non capire? Perché ti stai comportando così?"
"Così come? Io ti sto solo dicendo come stanno veramente le cose. E poi per quale motivo dovrei essere io a venire lì da te, quando tu potresti semplicemente rimanere qui?"
Non riuscii più a trattenere il nervoso, sentii l'astio esplodermi nelle viscere e sbottai: "Tu staresti dicendo come stanno davvero le cose?! Per te forse! Quindi fammi capire bene, io dovrei rinunciare dall'oggi al domani ad un'opportunità del genere, semplicemente per un tuo capriccio, perché tu non vuoi che io vada via, altrimenti... ALTRIMENTI CHI SI PRENDERÀ CURA DI TE, GIUSTO?!"
Presi fiato e infine sibilai con tutto il veleno che avevo in corpo: "Per favore smettila di dire stronzate e cerca di crescere un po', devo pensare anche a me stesso ogni tanto, non posso essere sempre il tuo cazzo di badante."
Cadde il silenzio. Un silenzio doloroso, pesante, opprimente. Un silenzio sbagliato.
Leo alzò lo sguardo verso di me con gli occhi pieni di lacrime e urlò: "Sai cosa? Non mi interessa. Nei tuoi piani del cazzo io non sono minimamente contemplato ed è evidente. Di me non te ne frega niente, solo che non vuoi ammetterlo, quindi fai il cazzo che ti pare e VATTENE A FANCULO!"
Scese dall'auto sbattendo la portiera e si diresse nella notte verso casa sua con passo spedito.
Io lo guardavo allontanarsi e perdersi nell'oscurità mentre la rabbia mi infiammava il petto, lo avrei volentieri inseguito e preso a pugni.
Se ne stava andando ed io non stavo facendo nulla per impedirglielo, se ne stava andando ed io non volevo fare nulla per impedirglielo.
Rimasi fermo in quel parcheggio per un'eternità, provando a calmarmi, a pensare e ad analizzare la situazione. L'unico risultato che ottenni fu pensare fermamente che Leonardo fosse uno stupido ragazzino, infantile ed arrogante.
Accesi l'auto e ritornai a casa.
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Mal di gioia
RomanceQuesta è la storia di Michele e Leonardo, due ragazzi opposti e all'apparenza incompatibili. Questa è la storia di Michele e Leonardo, una storia d'amore e di amicizia. Una storia come tante, ma diversa da tutte le altre. Questa è la storia di Miche...