Capitolo 22

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Attenzione: Nel seguente capitolo sono presenti riferimenti espliciti ai disturbi mentali e nello specifico al DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) che potrebbero non essere adatti per alcuni di voi.

Miguel è tornato dalla Spagna da qualche giorno. Ci siamo visti di sfuggita un paio di volte, mentre io uscivo di casa per andare al lavoro e lui rientrava o viceversa, ci siamo salutati velocemente e niente di più. La cosa non mi meraviglia, visto che il nostro rapporto non è particolarmente affiatato e per di più non credo che i nostri caratteri siano molto affini. Lui è sempre stato molto gentile con me e Fede, ma entrambi, nonostante la nostra abitazione non sia di sua proprietà, abbiamo sempre avuto la sensazione di essere più i suoi ospiti che i suoi coinquilini.

Apro la porta di casa e vedo Miguel dirigersi verso di me a passo spedito. È un tipo moro, robusto, dalla carnagione olivastra, i capelli cortissimi e il viso severo.
"Ciao Mike, stasera avrei bisogno di parlarti. Ho già avvisato Federico e lui mi ha detto che non ci sono problemi, tu hai impegni?"
"Ciao, no, sono libero."
"Perfetto, allora ci vediamo verso le ventuno, a dopo" mi saluta attraversando l'uscio di casa e chiudendosi la porta alle spalle.
Rimango un paio di minuti a fissare la porta pensieroso, sospiro ed entro nella mia stanza.
Mentre sono disteso sul letto, sento bussare alla porta.
"Michè, sei sveglio?"
"Sì, Fede, entra."
Federico varca la soglia di camera mia, e si siede sul letto, io mi metto a sedere e noto che sul volto ha un'espressione un po' crucciata.
"Miguel ti ha detto di stasera, vero?"
"Sì, e sinceramente non ho la minima idea del perché voglia parlarci e di cosa possa trattarsi."
"Nemmeno io."
"Non è che magari non gli è andato giù il fatto che Leo sia venuto a stare qui da noi?"
"Credo di no... ti aveva addirittura detto che avrebbe potuto dormire nella sua stanza, ricordi? Per quale motivo dovrebbe aver cambiato idea improvvisamente?"
"Non saprei..."

Poche ore dopo, Miguel ci toglie ogni dubbio.
"Ho deciso di trasferirmi, ritornerò in Spagna tra circa un mese" annuncia mentre io e Fede lo osserviamo attenti e un po' nervosi.
Vedo Federico rilassarsi e sento quella leggera ansia che mi aveva pervaso fino a questo momento allontanarsi da me velocemente come era arrivata.
"Mi hanno fatto una proposta di lavoro molto interessante, ed ho deciso di accettarla."
"Beh, buon per te!" esclama Fede mentre io annuisco sorridendo a Miguel.
"Mi spiace soltanto darvi così poco preavviso, ma non ho potuto fare altrimenti. Ho già provveduto ad avvisare il proprietario di casa, dovrete cercare un altro coinquilino."
"Ci organizzeremo."
Incrocio lo sguardo preoccupato di Federico, sapendo che nonostante il periodo non sarebbe stato facile, in qualche modo ce la saremmo cavata, almeno per un po'.

Io e lui ci attiviamo subito, chiediamo un aumento di ore al lavoro in modo da coprire almeno un paio di rate maggiorate dell'affitto mentre cerchiamo senza sosta una nuova persona con cui convivere. Questo non ci permette di vederci molto, quando ci incontriamo di sfuggita ci limitiamo ad un gesto di saluto e nient'altro, entrambi stressati dalla situazione.
I momenti di pausa e giorni liberi sono rari e spesso li passo o cercando tra gli annunci online qualcuno interessato ad una convivenza oppure in videochiamata con Leonardo. E in più di un'occasione, quando lui si assenta per qualche minuto per una qualsiasi evenienza, crollo addormentato senza nemmeno accorgermene mentre lo attendo davanti alla webcam.
Lui cerca sempre di buttarla sul ridere, ma la sua apprensione è evidente.
Incredibilmente il mio disturbo non viene a farmi visita. Di solito infatti, sono proprio le situazioni di ansia, disagio e stress ad alimentare il DOC, ma quasi miracolosamente lo sento soltanto brontolare sullo sfondo come una presenza costante delle mie giornate che però non prova mai a fare un passo avanti tentando di mettermi i bastoni tra le ruote. Probabilmente il fatto che io sia così stremato dalla situazione, non permette nemmeno a qualcosa di così intrusivo di trovare le forze per creare scompiglio, e questo è solamente un bene, perché non so proprio se ce l'avrei fatta a gestirlo... se ce l'avrei fatta a gestirmi.

Il giorno della partenza di Miguel arriva presto, io e Fede non ci siamo nemmeno resi conto del tempo che passava e del suo via vai pre-partenza dell'ultima settimana, visto che a malapena ci ricordiamo che giorno è.
Lo salutiamo con un sorriso ed una stretta di mano, e mentre lui si allontana dirigendosi verso la fermata della metro, Federico mi guarda ed io guardo lui. Sembra diverso, sicuramente più stanco, meno curato, un po' abbattuto. Non oso pensare a come sia conciato io, che non mi guardo come si deve allo specchio da una settimana. Probabilmente sembriamo due sopravvissuti, e in effetti un po' lo siamo.
Sappiamo entrambi che quel ritmo non potremo mantenerlo per molto, che abbiamo bisogno di trovare al più presto una soluzione, perché c'è in gioco la nostra salute fisica e soprattutto la nostra salute mentale.

"Ehi bellissimo, come stai?" mormora Leo dallo schermo del PC.
"Ehi carino... insomma, potrebbe andare meglio" dico con un debole sorriso.
"Sono molto stanco."
Leonardo mi osserva con un'aria triste e preoccupata.
"Vorrei tanto essere lì con te... vorrei abbracciarti."
"Lo vorrei anch'io... ma anche solo vederti mi aiuta, davvero."
"Questo perché sono straordinariamente bello, giusto?" afferma con aria compiaciuta.
"Ovviamente."

So che Leo vorrebbe poter fare di più e so anche che in qualche modo si sente in colpa per il fatto di non essere ancora pronto a trasferirsi, soprattutto ora che io e Fede ci troviamo in questa situazione.
Però evidenziare questa cosa mi sembra sciocco e soprattutto molto infantile, anche perché non lo penso assolutamente e gliel'ho specificato non appena in una nostra precedente videochiamata ha tirato fuori l'argomento, lui non ha nessuna colpa e troveremo una soluzione alternativa.
Abbiamo deciso così di alleggerire un po' le nostre conversazioni , in realtà ha fatto tutto Leonardo. Ha capito che avevo bisogno semplicemente di leggerezza, di tranquillità e di qualche sua parola di conforto. Certo, i suoi occhi preoccupati non mentono, ma sta facendo di tutto per aiutarmi, ed è una cosa che sto apprezzando immensamente.

"Michè, senti, ci ho pensato un po' e credo che potrei chiedere a Marta.
Oggi al lavoro mi ha detto che sta cercando casa da un paio di giorni e dato che andate d'accordo, magari potrebbe..."
"Ma certo!" rispondo entusiasta a Federico a cena qualche giorno dopo.
"Non vorrei essere precipitoso, ma credo che anche a lei farebbe piacere."
"Beh, devi solo chiederglielo, no?"
Ci scambiamo uno sguardo sorridenti e speranzosi e riprendiamo a mangiare.

""Beh, devi solo chiederglielo, no?"Ci scambiamo uno sguardo sorridenti e speranzosi e riprendiamo a mangiare

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