Divennero un quartetto indissolubile. Tavish conosceva Ronan e Doran fin da quando gli zii lo avevano accolto, dopo la tragica morte della sua famiglia.
Erano i figli di mastro Haley, proprietario della fattoria confinante. Nelle stagioni in cui i lavori agricoli erano più intensi, era comune tra i contadini unire reciprocamente le forze. Si erano conosciuti così, giocando a nascondino tra i covoni di grano. Doran era appena una bimbetta che non voleva saperne di esser lasciata indietro dal fratello maggiore. Il quale, dal canto suo, dava mostra di tollerarla rassegnato, ma verso la quale, in realtà, era sempre stato molto protettivo.
Se Tavish fu riaccolto come se non fosse mai partito dalla contea, la sua giovane compagna fu accettata con non meno entusiasmo. Superata la reciproca diffidenza iniziale, tra le due fanciulle si instaurò un legame di sincero affetto. L'irruenza spensierata della ragazzina, più giovane di lei di qualche estate, era irresistibile per Shamira, che iniziò a considerarla come una vivace sorellina. Quanto a Ronan, non faceva che escogitare piccole galanterie per la nuova amica, ma con tal spirito e mancanza di malizia che neppure Tavish seppe volergliene troppo.
Tra la fattoria di zio Declan e mastro Haley iniziò così un andirivieni ininterrotto. Ora era il carretto dei due fratelli a recarli in visita, ora era il buon Tabir, il cavallo da tiro di zio Declan, a portare sull'ampia groppa Tavish e Shamira nella proprietà oltre la collina.
Le stagioni mutarono insieme ai mestieri dei campi. La falce calò ad abbattere l'esercito schierato di spighe gonfie di chicchi, le mele croccanti finirono a stipar la cantina in pile di cassette ordinate, mentre il miele dorato veniva colato con meticolosa attenzione nei vasi di coccio sigillati accuratamente con la cera, mentre la quiete del sottobosco fu riempita dai lazzi e dalle risate dei quattro giovani, intenti a setacciarne i recessi in cerca di funghi, castagne e frutti selvatici.
Come ogni anno l'ampio fienile di mastro Haley si riempì di musica e allegria nella consueta festa di fine raccolto, che riunì al suono di un'arpa, di un liuto e di un flauto argentino tutti i vicini dispersi tra valli e colline. Per Shamira fu la prima occasione ufficiale per conoscere e farsi accogliere da quell'operosa comunità di contadini e allevatori.
Non bastarono né le fitte nebbie, né la coltre nevosa del freddo inverno, che cristallizzò il mondo in un gelido regno delle fate e che Shamira scopriva per la prima volta, a interrompere l'amichevole corrispondenza tra le due famiglie. E zia Fiona e zio Declan non rimpiansero neppure una volta il perduto silenzio che tanto a lungo aveva regnato sovrano nella loro dimora. Vedere quei giovani volti rischiarati dalla luce cangiante del loro focolare, sentire le voci fresche intrecciarsi in scherzi e risate, restituiva ai loro cuori il tardivo concretizzarsi di un sogno da tempo accantonato: quello di una famiglia numerosa e affiatata che da lì avrebbe esteso le proprie radici.
E così un altro anno trascorse e anche l'inverno dovette cedere il passo ai primi tepori primaverili, con l'erba nuova, i meli in fiore e il verde nitido delle giovani foglie.
Era con la primavera che sarebbe giunto l'evento più atteso di tutto il contado.
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La Ragazza che veniva dal Mare #wattys2023
FantasyUn nuovo romanzo dell'autrice de La Lince della Luna Nuova e il suo seguito Eclissi di fuoco (ora disponibili su Delos Digital). = Piogge rade e bocche troppo numerose. Per la sopravvivenza della comunità, quell'estate, in ogni capanna si era sce...