La vita di Simone era perfettamente pianificata. In realtà, lo era stata fin dall'infanzia: era sempre stato un bambino attento alle regole, ligio al dovere e sempre silenzioso. Tutto il contrario di suo fratello Jacopo, che da piccolo era il ciclone di casa e ancora da adulto, faticava ad attenersi alle regole del mondo. Per quanto fossero speculari nell'aspetto, il loro carattere li differenziava in tutto.
Suo fratello era l'unico in grado di sovvertire la perfetta organizzazione di Simone: proprio per quello, quando Jacopo gli si fiondò in casa come se stesse scappando dell'Apocalisse stessa, non si dimostrò affatto sorpreso."Mi fai sta' qua 'n paio de giorni? Non me vedi e nun me senti, t'o giuro!"
A dispetto della promessa appena fatta, il ragazzo si buttò sul divano appena sistemato del gemello e allungò i piedi sul tavolino perfettamente lucido.
Simone roteò gli occhi, già sfinito, e con uno schiaffo gli fece riabbassare i piedi."Che cosa hai fatto a quella povera ragazza, stavolta?"
Jacopo si passò una mano tra i ricci scomposti e sgranò gli occhi, in un'espressione bambinesca che malgrado tutto fece sfuggire un sorriso al fratello.
"Ma niente! Luna s'è svegliata 'ndemoniata, io nun gl'ho fatto proprio niente!"
Simone sbuffò una risata, mentre si concentrava a sistemarsi il nodo della cravatta sotto al colletto della camicia perfettamente stirata.
"Tu le fai sempre qualcosa e quella poveretta, non si sa come, continua a riprenderti manco fossi un randagio."
Jacopo stava per replicare rinforzando la sua espressione contrariata, ma l'altro lo interruppe.
"Puoi stare qua." osservò un sorriso soddisfatto allargarsi sul viso del gemello e si affrettò ad ammonirlo con un dito indice inquisitorio "Due giorni! E non tocchi niente!"
Jacopo alzò i palmi in segno di resa e sbuffò: "Ma che te devo toccà".
Simone stava per voltarsi a prendere la fondina che aveva appoggiato momentaneamente sul tavolo di vetro, quando si fermò a fulminare il fratello con lo sguardo."Lo so io che ho passato quando mi hai quasi fatto esplodere il forno per fare una torta all'acqua."
Afferrò la fondina e se la assicurò alla spalla destra.
Jacopo sbuffò apertamente e si gettò di nuovo a peso morto sul divano."Esagerato! Lo so io, cosa ti serve, a te!"
Simone sentì la forte tentazione di usare il calcio della sua pistola d'ordinanza per mettere a tacere per sempre suo fratello e quella beccaccia larga che si ritrovava.
"Se mi ripeti di nuovo che mi devo trovare qualcuno per sfogare i miei istinti animali, potrei non rispondere di me, Jacopo."
L'altro si stampò sul viso un sorrisetto sornione, mentre tirava con le dita qualche filo dallo strappo sulle ginocchia dei suoi jeans chiari.
"No, no, per carità"
"Ah, ecco"
Sistemati i polsini della camicia, Simone si voltò alla ricerca della giacca, che aveva poggiato chissà dove. Il fratello la afferrò dalla spalliera del divano e gliela lanciò, sotto lo sguardo piccato dell'altro che chissà se gliel'aveva spiegazzata, ora.
"Io dico proprio che devi scopare, Simoncì, che così nervoso nun te se sopporta."
Con due grandi falcate, l'interessato lo raggiunse e gli riservò uno scapellotto abbastanza forte da fargli fare un balzo in avanti.
"Tu pensa a chiedere scusa a Luna, idiota!"
Si infilò in fretta la giacca e, preso l'occorrente per affrontare la giornata, si diresse alla porta d'entrata del suo piccolo appartamento.
Sapeva che Jacopo si sarebbe sistemato al meglio anche senza il suo aiuto e che entro breve sarebbe uscito per andare al lavoro, in un negozio di dischi in centro.
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Roma 17
FanfictionSimone e Manuel ispettori di polizia, si sopportano molto poco e si punzecchiano molto spesso.