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"Jacopo, no, non posso dirti nulla su un'indagine in corso"

Simone si stringeva il cellulare tra la spalla e l'orecchio, mentre con una mano teneva salda la maniglia della porta dalla quale era appena uscito. Dal vetro, poteva vedere Manuel seduto, le gambe leggermente divaricate e i gomiti poggiati sul tavolo, mentre continuava a parlare con Gigi, seduto all'altro capo del tavolo. L'uomo aveva un cipiglio preoccupato, la fronte lucida di sudore e le mani un po' tremanti. Manuel, invece, sembrava tranquillissimo mentre gli poneva domande col tono di voce moderato e anche un sorriso cortese sul viso.
Jacopo, all'altro capo del telefono, non faceva che blaterare dei suoi 'diritti da diretto interessato'.

"Ja', tutto quello che stai dicendo non ha senso, lo sai?", sentì il fratello sbuffare.

"Eh, ma te nun me dici niente!"

Simone alzò gli occhi al cielo.

"Ma forse perché non posso darti informazioni riservate?!", si allontanò per un attimo e quando si voltò, Manuel era sulla porta, che lo guardava a braccia incrociate appoggiato allo stipite.

"Pensavo di esse l'unico a farte venì quella vena su 'a fronte, che delusione"

Dal cellulare arrivò distinta la voce metallica e gracchiante di Jacopo che: "Me dispiace, ma io c'ho il primato!"

Risero entrambi e Simone ebbe la sensazione che semmai fosse esistito un girone dell'inferno creato appositamente per lui, sarebbe stato proprio così.

"Jacopo, sto per riagganciare."

Jacopo decise di ignorarlo del tutto, perché si rivolse direttamente all'altro ispettore: "Manuel, te me lo dici che sta 'a succede co' Gigi?", urlò per farsi sentire anche dall'altro.

Tuttavia, Simone alzò gli occhi al cielo per la seconda volta e pigiò il pulsante rosso, senza dare il tempo al fratello di proseguire.
Manuel si avvicinò con il solito sorrisino e iniziò a camminare accanto a Simone, senza una meta ben precisa.

"Hai finito con Ferrari?"

Il maggiore annuì, mentre accennava un saluto ad un collega poco distante.

"Abbiamo qualcosa"

Simone si bloccò proprio mentre stava per afferrare un fascicolo dalla sua scrivania, che avevano appena raggiunto.

"E quando pensavi di dirmelo?"

Manuel sbuffò e gli poggiò una mano sulla spalla fasciata nella giacca grigia: "Volevo l'effetto sorpresa, Balè"

Il corvino sollevò un sopracciglio e, non evitando uno sguardo scettico, esalò soltanto: "Sei un idiota", prima di tornare con gli occhi sul fascicolo.

"Vabbeh, a parte che se m'insulti io nun te devo proprio niente, però sarò magnanimo" si poggiò alla scrivania e continuò "Sbarra s'appoggia al negozio de Ferrari pe' riciclare i sordi, ma esce che Ferrari teneva pure qualche debito e quindi glie stava facendo pure qualche piacere e, indovina? Se dovevano vede' giovedì, che Gigi glie deve porta' dei sordi. Capito che significa?"

Era entusiasta e poco ci mancava che si mettesse a saltellare come un bambino, quindi a Simone quasi dispiacque doverlo riportare coi piedi per terra, quando si poggiò anche lui alla scrivania, posizionando accanto a sè il fascicolo che teneva in mano.

"Penso se lo aspetti che siamo a conoscenza dell'appuntamento, non si presenterà"

Manuel smorzò il sorriso e mise su un broncio da bambino che, nonostante la situazione, fece piegare gli angoli delle labbra di Simone all'insù.

"E smettila de fa' il guastafeste. Che te pensi, che nun c'ho pensato?"

Simone inarcò il sopracciglio e si poggiò meglio alla scrivania, voltandosi di più verso l'altro.

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