Al più presto

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Revolution in their minds
The children start to march
Against the world in which they have to live
And all the hate that's in their hearts
They're tired of being pushed around
And told just what to do
They'll fight the world until they've won
And love comes flowing through, yeah
Children of tomorrow live in the tears that fall today
Will the sun rise up tomorrow bringing peace in any way?
Must the world live in the shadow of atomic fear?
Can they win the fight for peace or will they disappear? Yeah
So you children of the world listen to what I say
If you want a better place to live in spread the word today
Show the world that love is still alive, you must be brave
Or you children of today are children of the grave, yeah
Children of the grave
Children of the grave
Children of the Grave, Black Sabbath

      L'incubo che stavo vivendo questa volta era così vivido che mi sembrava impossibile capire se fosse reale o solo una terribile allucinazione. Mi trovavo in una stanza vuota, quasi opprimente nella sua semplicità. Le pareti, grigie e sbrecciate, sembravano chiudersi su di me, e il pavimento polveroso rifletteva una luce fioca e innaturale. Non c’era nulla di definito, solo un'oscurità che sembrava respirare, pulsare, avvolgermi.
        Al centro della stanza c’era una figura immobile, quasi come se fosse in trance. Mi avvicinai con cautela, il cuore che batteva forte nel petto. Pensai subito a Vecna, ma avvicinandomi, mi resi conto che non era una creatura mostruosa. Era un uomo normale, ma il suo aspetto era disturbante nella sua ordinarietà. I capelli biondi, ricadevano un po’ mossi poco sotto le orecchie e, anche se aveva la testa china, potevo scorgere il suo ghigno. Era vestito di bianco, un candore che contrastava inquietantemente con l’ambiente circostante.
      Sentivo un senso di impotenza crescente. Non avevo armi, non avevo nulla con cui difendermi. E proprio mentre mi avvicinavo, l’uomo aprì gli occhi, azzurri, ma che visti bene erano come due abissi scuri e senza fondo. Quel gesto mi fece sobbalzare e tentare di indietreggiare, ma il terrore mi paralizzava. Era come se una forza invisibile mi tenesse bloccata, incapace di muovermi o di fuggire.
       La voce dell’uomo iniziò a riempire la stanza, un sussurro gelido e strisciante che sembrava penetrare le mie ossa. «Nina. Sei venuta da me. Sono felice di vederti. Ho provato a prenderti prima, ma avevo ancora bisogno di più energia, quindi sono venuto a parlarti nel tuo sogno. Verrò per te, non preoccuparti. È solo questione di tempo. È meglio che tu e i tuoi amichetti andiate più veloci.» La voce, maligna e implacabile, era la stessa che avevo sentito quando la terra aveva tremato. Ogni parola era come un veleno che si diffondeva, avvolgendomi in una morsa di paura.
      Tentai di rispondere ma le parole non uscivano dalla mia bocca e comunque non ne ebbi il tempo, perché l’ambiente intorno a me iniziò a dissolversi in una luce accecante e poi in un nero profondo. Poi, senza preavviso, mi svegliai.
       Non riuscivo ad aprire gli occhi e il dolore alla testa era ancora logorante, ma ero consapevole di essere tornata alla realtà. Sentivo il profumo di rosa e camomilla di Eddie, e le voci familiari dei miei amici che mi circondavano. Provai un senso di sollievo, anche se sapevo che non ero completamente al sicuro, né mi ero completamente ripresa.
       Mi accorsi di essere distesa sulla schiena di Eddie, come un peso morto, ma che lui portava senza esitazione. Le sue mani erano saldamente posizionate sulle mie cosce, la presa forte e decisa, come se avesse paura che potessi scivolare via da un momento all'altro. Sentivo la sua tensione del suo corpo che si irradiava attraverso i vestiti, e ogni passo che faceva sembrava accompagnato da una leggera pressione, un piccolo aggiustamento per assicurarsi che fossi al sicuro.
       Il suo respiro regolare mi dava una sensazione di sicurezza. Però, non ero ancora completamente sveglia. Le voci che sentivo intorno a me erano ancora lontane, anche se sapevo che in realtà erano vicine.
      «Eddie. Eddie. Ehm...» sentii Steve chiamare dietro di noi, e il suo tono era carico di preoccupazione. Eddie si voltò e la sua guancia toccò la mia, facendomi provare un brivido che si estese lungo la schiena, un tremito che mi scosse nonostante fossi ancora in quello stato nebuloso tra il sonno e la veglia. Il calore della sua pelle contro la mia mi fece sentire improvvisamente più sveglia, come se il mio corpo stesse rispondendo a qualcosa di familiare e rassicurante in mezzo a tutto quel caos.
      Non ero sicura se Eddie avesse notato il brivido, ma sentii la sua presa sulle mie cosce stringersi ulteriormente, cercando di sistemarmi meglio.
      Steve continuò a parlare, la sua voce mescolava gratitudine e imbarazzo. «Senti, volevo... ehm... volevo dirti grazie per avermi salvato le chiappe prima.» Eddie sollevò lo sguardo verso di lui, e il suo tono era un misto di riconoscenza e sarcasmo. «Cazzo. Te le sei salvate da solo, amico. Insomma, hai fatto una vera mossa alla Ozzy poco fa.»
       Steve sembrava confuso. «Ozzy?» chiese, cercando di capire. Il riferimento sembrava sfuggirgli. «Quando hai morso il pipistrello. Ozzy Osbourne? Black Sabbath?» Eddie fece una pausa per vedere se l’amico era riuscito a comprendere, ma Steve non proferì parola. Non potevo vedere, ma immaginai che con lo sguardo gli avesse fatto intendere che non ne sapeva nulla. E infatti Eddie cercò di fargli arrivare il punto «Lui ha morso un pipistrello sul palco?» Il silenzio che seguì confermò che Steve non era familiare con quella storia.
      «Sai, fa niente. È stato molto metal da parte tua.» rispose Eddie, con un tono che tradiva una punta di tristezza. «Grazie,» disse Steve, ma Eddie continuò, rivelando una gelosia sottile e palpabile. «Henderson mi ha detto che eri un vero duro. In effetti, ha insistito su questa cosa».
      Steve sembrava sorpreso. «Henderson ha detto questo?» chiese, stupito, ma anche orgoglioso di quello che l’amico provava per lui.
      «Oh sì, cazzo. Quel ragazzo ti venera, sai. Non hai idea. È un po' irritante, sinceramente. Non so nemmeno perché mi importi di quello che pensa quel moccioso, ma forse mi sono ingelosito un po', Steve. Forse perché non riuscivo a accettare il fatto che Steve Harrington in realtà è in gamba. Genitori ricchi, amato dalle ragazze, non stronzo. Troppo, amico. Cozza con qualsiasi legge dell'universo della mia personalissima Munson dottrina.»
      Eddie continuò a parlare, lasciando trasparire un lato vulnerabile che di solito teneva nascosto. «Quando ti sei levato la maglietta, le ragazze ti hanno guardando. Anche Nina...» si interruppe, come se ammettere quel pensiero gli pesasse. Girò leggermente il volto di me. «Non ha guardato me allo stesso modo, quando l'ho tolta io.» Il suo sospiro era carico di un'inquietudine che non riusciva a dissimulare. 
      Era questo che lo turbava? L’idea che, ai miei occhi, Steve fosse in qualche modo più interessante, più attraente? Eddie era geloso e questo mi colse di sorpresa. Non era solo una questione di chi fosse più forte o più popolare; era un sentimento più profondo, una sorta di insicurezza che gli rodeva dentro. Capivo ora che per lui non era solo una sfida con Steve, ma un timore che, in qualche modo, lui non fosse abbastanza, che non potesse competere.
     Ad essere sincera, non avevo provato nulla di particolare per Steve in quel momento. Quando si era tolto la maglietta, non lo stavo guardando ammirata; stavo ridacchiando con Robin per la reazione sorpresa di Nancy. Eddie non l’aveva colto e ora il suo malessere sembrava tutto concentrato in quella piccola incomprensione.
      Mentre lui continuava a parlare, mi rendevo conto che la sua gelosia era più una questione di come si sentiva rispetto a se stesso piuttosto che a me. Forse aveva paura di non essere all’altezza, di non essere visto come qualcuno di speciale. E io, immersa nei miei pensieri e nella mia stanchezza, non avevo fatto nulla per chiarire la situazione, lasciandolo a tormentarsi inutilmente.
      Nel frattempo, Eddie continuò, un po’ autoironico. «L'unica ragione per cui sono venuto qui» la voce uscì leggermente più bassa, quindi si schiarì la gola «è perché le ragazze si sono tuffate subito.» Fece una pausa, quasi per assicurarsi che lo stesse ascoltando bene. «Amico, Nina nemmeno ti conosce così bene e si è tuffata per salvarti.» Il suo tono era un misto di incredulità e rispetto, come se non riuscisse ancora a capacitarsi di quello che era successo.
       Mentre parlava, sentivo il suo respiro farsi più pesante, come se stesse ricordando quei momenti con chiarezza. «Non volevo fare la figura di quello che resta indietro» continuò, e la sua voce si incrinò di nuovo. La sola idea di non essere all’altezza gli bruciava dentro. Fece un'altra pausa, e in quel silenzio riuscivo a sentire il battito del suo cuore, forte e irregolare, contro la mia pancia.
     «La Wheeler lì non ha perso neanche un secondo. Neanche un secondo.» Ripeté, indicando Nancy con un leggero cenno del capo. «Si è tuffata subito.» Eddie si fermò di nuovo, e potevo quasi vedere il suo sguardo, fisso nel vuoto, mentre cercava di mettere ordine nei suoi pensieri. 
     «Ora, non so cosa sia successo tra voi due,» riprese, la voce più bassa e riflessiva, «ma se fossi in te, me la riprenderei, perché quello è stato il segno più inequivocabile di vero amore che questi cinici occhi abbiano mai visto.» Le sue parole rimasero sospese nell'aria, colpendo con forza. Dopo aver parlato, Eddie rimase in silenzio, come se si stesse chiedendo se avesse detto troppo. La sua mano sulla mia coscia si rilassò leggermente, quasi come se avesse perso per un attimo la sua solita sicurezza.
      Steve probabilmente voleva rispondere, ma non voleva interrompere il flusso di pensieri di Eddie. Così, Eddie continuò. «Sono ancora geloso, comunque. Per quello non mi sarei mai tuffato in quel lago per salvarti il culo. E comunque, non... in circostanze normali. No. Fuori da D&D, io non sono un eroe. Se vedo il pericolo, giro i tacchi e corro. Almeno, è quello che ho imparato di me questa settimana.»
     «Non buttarti giù, amico» disse Steve, con un tono sincero che sembrava voler spezzare l’ombra di insicurezza che gravava su Eddie. Cercava di consolarlo, e nelle sue parole c’era una genuina preoccupazione, come se capisse quanto fosse importante per Eddie sentirsi apprezzato. Sentii quelle parole risuonare in me, come un richiamo distante che mi riportava lentamente alla realtà.
      La presenza di Eddie, il suo calore contro la mia pancia, la sua mano saldamente ancorata alle mie cosce fu più reale e mi resi conto che non stavo più galleggiando in quella sorta di limbo tra sonno e veglia. Stavo tornando, piano ma con decisione.
     Con un leggero sforzo, riuscii a trovare la forza per parlare, anche se la mia voce era ancora un po' roca e debole. «Sì, Eddie. Per favore, smettila. Hai sempre fatto quello che dovevi» mormorai, la mia voce si fece più forte man mano che le parole uscivano. Mentre parlavo, percepivo la tensione nei gesti di Eddie, come se ogni suo movimento fosse carico di una cautela profonda, quasi istintiva.
      Il suono della mia voce sembrò attraversare l'aria come un sussurro, ma fu abbastanza per farlo fermare di colpo. Sentii il suo respiro farsi più lento e regolare, quelle parole sembravano aver alleviato un po' del peso che stava portando. La sua presa sulle mie cosce si fece meno rigida, più delicata, come se temesse di farmi male.
      Mi sentii un po' colpevole per averlo fatto preoccupare così tanto, ma allo stesso tempo, quella sensazione di essere protetta, anche in un momento così fragile, mi diede una forza che non sapevo di avere.
     Tutti si fermarono, l'attenzione ora completamente su di me. «Nina, sei sveglia?» chiese immediatamente Eddie, la sua voce carica di ansia. «Sì. Grazie per avermi portata. Ora puoi mettermi giù» dissi, cercando di liberarmi dalla sua presa. Eddie piegò delicatamente le ginocchia e allentò la presa sulle mie cosce. Non appena i miei piedi toccarono il suolo, un improvviso senso di vertigine mi travolse, e le gambe sembrarono cedere sotto di me. Il pavimento freddo e instabile mi diede l'impressione di sprofondare, ma Eddie fu più veloce del mio stesso corpo, afferrandomi prima che potessi cadere del tutto.
     «Oh mio Dio, Nina. Cos’è successo?» chiese Robin, accorrendo verso di me con uno sguardo di autentica apprensione. «Non sono sicura. Credo di aver calpestato una radice o qualcosa del genere. Ho sognato Vecna, e ha detto che sa che siamo qui. Non so se fosse vero o solo un sogno, ma è meglio che ce ne andiamo da qui al più presto» spiegai, cercando di sembrare più sicura di quanto mi sentissi davvero. «Forza, andiamo» conclusi con determinazione.
      Tutti annuirono, preoccupati, e per alleggerire un po’ l’atmosfera, decisi di fare una battuta. «Solo un’ultima cosa che mi ha fatto incazzare» dissi mentre li guardavo ansiosi. «Steve, come puoi non sapere chi è Ozzy Osbourne?» Sorrisi, ridendo. «Menomale, è tornata!» esclamò Robin, abbracciandomi con sollievo.
     «Hai sentito tutto?» chiesero Eddie e Steve, arrossendo. «No, solo questo e qualche altra parola che ricordo a malapena,» mentii, non volendo mettere in imbarazzo Eddie o creare tensioni inutili anche tra Steve e Nancy
      Mentre stavo finendo di parlare, un tremendo rimbombo risuonò intorno a noi, e la terra cominciò a tremare di nuovo, come se stesse ribollendo sotto i nostri piedi. «Ecco che ci risiamo!» urlò Eddie, con una punta di frustrazione nella voce, afferrandomi prontamente per evitare che cadessi un'altra volta..
      Nancy, con uno sguardo determinato, notò qualcosa in lontananza. Senza dire una parola, iniziò a correre, ignorando gli scossoni violenti che avrebbero potuto farla cadere da un momento all’altro. «Nancy, dove stai andando? Nancy!» gridò Robin, preoccupata, tentando di richiamarla. Ma Nancy non si fermò, i suoi passi decisi la condussero dritta verso la sagoma di una casa famigliare.
      Era casa sua, o almeno quella proiettata in quel mondo distorto. Nancy si fermò bruscamente davanti all’edificio, fissandolo con una sorta di mescolanza tra terrore e determinazione. «Andiamo,» ordinò con voce ferma, senza voltarsi indietro, sapendo che non avevamo altra scelta se non seguirla.

Outsiders - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora