Welcome to the jungle
We got fun and games
We got everything you want
Honey, we know the names
We are the people that can find
Whatever you may need
If you got no money, honey
We got your disease
In the jungle, welcome to the jungle
Watch it bring you to your sha-na-na-na-na-na-na knees, knees
Ooh-ah, I wanna watch you bleed
Welcome to the jungle
We take it day by day
If you want it, you're gonna bleed
But that's the price you pay
And you're a very sexy girl
Who's very hard to please
You can taste the bright lights
But you won't get them for free
In the jungle, welcome to the jungle
Feel my, my, my, my serpentine
I, I wanna hear you scream
Welcome to the jungle
It's worse here everyday
You learn to live like an animal
In the jungle where we play
You got a hunger for what you see
You'll take it eventually
You can have anything you want
But you better not take it from me
In the jungle, welcome to the jungle
Watch it bring you to your sha-na-na-na-na-na-na knees, knees
Ooh-ah, I'm gonna watch you bleed
Welcome to the Jungle, Guns n’ RosesStavamo seguendo il punto indicato dalla bussola. Robin ed Eddie si davano da fare, remando con determinazione, mentre io ero seduta in mezzo a loro, la bussola saldamente stretta in una mano e l'altra appoggiata casualmente sulla gamba di Eddie.
Sentivo il calore del suo corpo sotto la mia mano che, in quella situazione, mi offriva una strana sensazione di sicurezza, anche se la tensione che avvertivo in lui mi metteva inquietudine. Steve e Nancy, dall'altra parte della barca, stavano costantemente controllando i dintorni, assicurandosi che niente e nessuno ci stesse seguendo. Nonostante questo, non potevo evitare di percepire una crescente ansia che si diffondeva nell'aria come un'ombra incombente.
Ad un certo punto, la bussola che tenevo in mano iniziò a comportarsi in modo strano, le sue lancette impazzite iniziarono a danzare senza controllo. Il cuore mi saltò in gola, e senza pensarci troppo, gridai: «Piano! Piano ragazzi, fermatevi!». Non so da dove mi fosse uscita quella voce autoritaria, ma la situazione si stava facendo decisamente strana.
Eddie e Robin smisero di remare e la barca si fermò con una brusca frenata. Anche dalla riva si accorsero che c'era qualcosa che non andava. «Ragazzi, che succede?» sentimmo la voce preoccupata di Dustin dal walkie-talkie. Il suo tono tradiva una leggera nota di allarme, ma anche qualche goccia di eccitazione.
Robin, con la sua solita ironia, fu la prima a rispondere. Prese il walkie-talkie e disse: «Uh, Dustin, la tua bussola è passata dall'essere inaffidabile all'essere “aah!”». Nonostante tutto, non riuscii a trattenere una risata, breve e nervosa, un piccolo sfogo che alleviò temporaneamente la tensione.
Steve iniziò a togliersi le scarpe e i calzini. «Steve, che cosa fai?» chiese Nancy, il suo sguardo pieno di confusione e preoccupazione.
«Qualcuno deve andare sotto a controllare» rispose lui, continuando a spogliarsi con quella sicurezza che lo contraddistingueva. Potevo vedere come Nancy lo fissava, quasi ipnotizzata dal suo gesto, e mi ritrovai a scambiare uno sguardo con Robin. Lei notò subito il mio sorrisetto e ridacchiò, facendomi ridere di nuovo, questa volta con un misto di complicità e imbarazzo.
Poi mi girai verso Eddie e mi accorsi che mi stava guardando in modo strano, come se fosse arrabbiato o, peggio, deluso. Non capivo cosa gli passasse per la testa, ma la sua espressione mi turbava profondamente. Gli feci un cenno con la testa, come per chiedergli se ci fosse qualcosa che non andava, ma lui distolse lo sguardo, evitando di incontrare i miei occhi. Dentro di me sentii crescere un senso di smarrimento.
Nel frattempo, Steve proseguiva nel suo discorso, cercando di convincere tutti della sua decisione: «A meno che qualcuno di voi non sia meglio del campione di nuoto della Hawkins e un bagnino certificato per tre anni. Devo andare io. Nessuna lamentela, ok?».
Cercai di scherzare, anche se sentivo un nodo stringermi il petto: «Passo questa volta. È già una fortuna che sappia nuotare». Il tentativo di alleggerire la situazione sembrò funzionare, almeno un po'.
Eddie, che cercava di mantenere il suo spirito ribelle, disse: «Ehi, io non mi lamento. Non ho voglia di andare là sotto», mentre tirava fuori dalla giacca un sacchetto di plastica con dentro una torcia e un pacchetto di sigarette. Avvolse la torcia nella borsa e la porse a Steve, che gli fece un cenno di ringraziamento. Poi cercò di accendersi una sigaretta, ma Robin, con un gesto rapido e deciso, gliela strappò di mano e la buttò via.
«No» esclamò lei, con tono perentorio. Non potei fare a meno di darle ragione, e con un sorriso complice le diedi un cinque: «Brava!».
Eddie si lamentò scherzosamente: «Pensavo che almeno tu fossi dalla mia parte».
Gli sorrisi con dolcezza, cercando di ristabilire quel legame che sembrava essersi incrinato. «Te l'ho già detto. Io sono contro le cose inutili». Per un attimo i suoi occhi si addolcirono e mi restituì il sorriso. Sembrava che, anche se solo per un istante, avessimo ritrovato quella complicità che avevamo prima.
«Va bene, io vado» affermò Steve con decisione, pronto a tuffarsi in acqua. Ma proprio mentre stava per farlo, Nancy lo fermò, la sua voce carica di preoccupazione: «Steve…».
Lui si voltò a guardarla, e per un attimo, tutto sembrò fermarsi. «Stai attento» sussurrò Nancy, il timore evidente nei suoi occhi. Steve annuì con un sorriso rassicurante, poi si tuffò nell'acqua scura.
L'attesa che seguì sembrava infinita. Ogni secondo che passava senza che Steve riemergesse mi faceva salire il panico. La mia mente era un turbinio di pensieri oscuri, e non riuscivo a scuotere la paura che cresceva dentro di me.
«Nancy, da quanto è lì sotto?» chiese Robin, con l'ansia che traspariva chiaramente dalla sua voce. Si vedeva che era seriamente preoccupata.
Nancy controllò l'orologio, ma non c'era sollievo nel suo sguardo: «Da quasi un minuto». Ogni istante che passava senza che Steve tornasse in superficie aumentava il nostro senso di angoscia. Mi fidavo di lui, delle sue capacità, ma Cristo, il ragazzo era lì dentro da troppo tempo.
Continuavamo a fissare la superficie dell'acqua, il cuore in gola, sperando di vedere finalmente Steve riemergere. E quando lo fece, il sollievo fu tale che quasi non mi accorsi dello spruzzo d'acqua che ci colpì tutti. «L'ho trovato» ansimò, aggrappandosi al bordo della barca, la sua voce stanca ma carica di eccitazione.
Nancy, incredula, si sporse verso di lui: «L'hai trovato?». La sua voce tradiva l'incredulità e la speranza che improvvisamente ci travolse tutti.
Ero così elettrizzata che mi voltai istintivamente verso Eddie, sperando di condividere quell'attimo di gioia, ma lui sembrava ancora intrappolato in una qualche delusione che non riuscivo a comprendere. Un senso di frustrazione mi attanagliò, ma non ebbi il tempo di affrontarlo.
«L'ho trovato. Sì. L'ho trovato» ripeté Steve, ansimando mentre cercava di riprendersi dal tuffo.
Robin, senza perdere un attimo, afferrò il walkie-talkie e dichiarò: «Dustin, sei un cazzo di Einstein!». Le sue parole furono accolte da un coro di approvazione, un momento di leggerezza in mezzo a tanta tensione.
Ma io non riuscivo a distrarmi dal pensiero del portale. Ero curiosa, ma anche spaventata dall'idea di cosa potesse esserci dall'altra parte. «Steve… Com'è fatto questo portale?» chiesi, cercando di tenere a bada l'ansia che mi divorava.
Steve, ancora in acqua, rispose con voce meravigliata: «È incredibile. È il formato mini del portale principale, però è comunque grande». Stava per risalire a bordo aiutato da Nancy e Robin quando, all'improvviso, il suo corpo si bloccò, come se qualcosa lo avesse afferrato. Prima che potessimo reagire, fu trascinato di nuovo sotto, sparendo nelle acque scure. Fu un attimo, un lampo di terrore che ci colse tutti di sorpresa. Ci avvicinano tutti al bordo della barca per guardare il fondo in cui Steve era appena scomparso.
Le nostre urla riempirono l'aria, la paura che esplodeva in ogni nostra parola. «Che diavolo era quella roba?» gridò Eddie, mentre il suo sguardo si riempiva di orrore. Ero ancora sotto shock, incapace di credere a quello che avevo appena visto. Eddie mi prese per la vita, stringendomi forte e portandomi lontana dal bordo, come se temesse che potessi essere la prossima ad essere trascinata via.
«Nancy, cosa è successo?» urlò Robin, il suo tono pieno di disperazione mentre fissava l'acqua che ormai aveva inghiottito Steve. Ma Nancy era già pronta a tuffarsi per salvarlo.
Eddie cercò di fermarla, afferrandole il braccio con forza: «No, aspetta. Non vorrai buttarti?». La sua voce era piena di angoscia, ma Nancy aveva già preso la sua decisione. Nulla poteva fermarla ora. «Voi restate qui» ordinò, con una fermezza che non ammetteva repliche, prima di gettarsi nell'acqua gelida.
«No, Nancy!» esclamò Robin, il suo cuore spezzato dalla preoccupazione. Ma non riuscì a fare nulla, Nancy si era già buttata nella profondità del lago. «Maledizione, Nancy!» aggiunse Eddie, impotente di fronte alla determinazione della ragazza.
Robin e io ci scambiammo uno sguardo, un tacito accordo che non aveva bisogno di parole. Non potevamo lasciarli soli, non potevamo semplicemente aspettare e sperare. Dovevamo agire, anche se ciò significava mettere a rischio le nostre vite.
«No. No. No. No. Cosa state facendo voi due? Ha detto di aspettare!» ci implorò Eddie, la sua voce spezzata dalla paura. Potevo vedere il terrore nei suoi occhi, la disperazione di qualcuno che sta per perdere ciò che gli è più caro.
«Sì, l'ho sentita» rispose Robin, con un tono calmo ma deciso, un velo di sfida che non accettava compromessi. Era troppo tardi, però. Avevamo già deciso.
«È lei al comando» disse Eddie, guardandola dritto negli occhi, cercando un modo per farla desistere.
Robin rise nervosamente, riconoscendo l'ironia della situazione. «Scherzi, vero? Ho detto una cazzata» disse, tappandosi il naso e lasciandosi cadere in acqua. La sua decisione era presa, e nulla l'avrebbe fatta cambiare idea.
«Non andare! Non…» Ma lei era già sparita sotto la superficie. «Porca troia! Brutta stronza!» imprecò Eddie, incapace di fermare quello che ormai era inevitabile.
Era il mio turno. Eddie mi afferrò la mano, il suo sguardo implorante mi colpì più forte di qualsiasi altra cosa. «Nina, per favore…» Il suo viso era una maschera di terrore, e la sua voce si spezzava mentre mi supplicava di restare con lui. Sapevo che se fossi andata, lo avrei ferito profondamente, ma non potevo restare lì, paralizzata dalla paura.
Posai la mia mano sulla sua guancia, cercando di infondergli tutta la comprensione che avevo in quel momento. «Mi dispiace, tesoro. Loro lo farebbero per noi. Anzi, l'hanno già fatto» dissi, mentre il mio cuore si spezzava. Lo baciai delicatamente sulla fronte, sapendo che sarebbe stato l'ultimo gesto di tenerezza prima di gettarmi nell'ignoto. Mi buttai anch'io e lo vidi, il portale di cui aveva parlato Steve.
Era come se il terreno sottostante si fosse spaccato ed emanava una luce rossastra. Intorno granelli di sabbia luccicanti. Sarebbe stato uno spettacolo meraviglioso, se non fosse stato così pericoloso e terrificante quello che c'era dall'altra parte. Gli nuotai incontro, ma la corrente mi avrebbe comunque trascinata in quel punto. Era come se stesse risucchiando tutto quello che aveva intorno.
In lontananza sentii le imprecazioni di Eddie, che era rimasto da solo sull'imbarcazione. L'acqua era gelida, un freddo che penetrava fin nelle ossa, ma il rumore dello schizzare dietro di me indicò che anche lui aveva seguito il mio esempio. Mi girai e lo vidi, la sua espressione di disperazione si mescolava con la determinazione di non lasciarmi sola. Gli feci un cenno, incoraggiandolo a seguirmi verso la luce rossa che risplendeva sul fondo del lago. Senza pensarci due volte, vi entrai.
Appena attraversato il portale, sentii una forza travolgente che mi scaraventò a terra con violenza. Il dolore alla schiena fu intenso, una fitta acuta che mi tolse il respiro. Prima che potessi muovermi, Eddie cadde su di me, atterrando sulle ginocchia per non schiacciarmi. I nostri occhi si incontrarono, entrambi respiravamo affannosamente, il cuore che batteva all'unisono.
Ci rialzammo velocemente, lui mi aiutò porgendomo la mano, i nostri corpi ancora scossi dalla caduta, e poi ecco cosa ci aveva attaccato: creature orribili, simili a pipistrelli, che attaccavano Steve, mordendolo e trattenendolo in una presa mortale. Il terrore si trasformò in rabbia pura, e senza esitazione, ci precipitammo ad afferrare i remi per aiutare le ragazze che già stavano combattendo contro quelle bestie.
Nancy, impegnata a difendere Steve, fu improvvisamente attaccata da uno di quei mostri. Robin corse subito in suo aiuto, mentre io cercavo disperatamente di liberare Steve dai pipistrelli che gli stavano intorno, tentando di girare le loro code intorno al suo collo. Ogni colpo che davo con il remo era un atto di disperazione, una lotta contro il tempo per salvare uno di noi. Quando uno di quei bastardi tentò di strangolarlo, lui riuscì a mordergli la coda, liberandosi appena in tempo per permettermi di colpirlo con tutta la forza che avevo, rompendo la testa di quella creatura con un colpo deciso.
Eddie, intanto, combatteva come un forsennato, urlando insulti ai pipistrelli che cercavano di attaccarci. «Andiamo, figlio di puttana!» gridava, con il remo che sferzava l'aria e colpiva con precisione. Quando uno di loro si avvicinò pericolosamente, ruppi il mio remo in due parti e ne gettai una dritta nel cuore del mostro, che si agitò brevemente prima di crollare a terra, morto.
«Wow! Bel colpo!» esclamò Eddie, venendo subito a sollevarmi da terra. Il lancio mi aveva fatto perdere l'equilibrio, e il dolore alla schiena si riaccese, ma il suo sostegno mi diede la forza di rimettermi in piedi.
Finalmente, i pipistrelli si allontanarono, lasciandoci esausti e scossi. La tensione si allentava, l'adrenalina che lentamente scemava ci lasciava esausti, ma vivi. Mi sedetti, un'espressione di dolore mi attraversò il volto quando il dolore alla schiena tornò con forza.
Eddie, subito accanto a me, chiese con apprensione: «Nina, stai bene?». Potevo vedere nei suoi occhi l’apprensione per me.
«Sì, mi sono solo ferita un po' la schiena» risposi, cercando di minimizzare mentre massaggiavo la zona dolorante. Mi aiutò a rimettermi in piedi e io mi appoggiai a lui.
«Dobbiamo andare, ragazzi» suggerii, cercando di radunare le forze, ma non riuscì nemmeno a finire la frase che un nuovo gruppo di pipistrelli apparve, mettendosi a guardia del portale.
Eddie, con un misto di incredulità e determinazione, disse: «Non sono poi così tanti», stringendo saldamente il remo in una mano e tenendomi per l'anca con l'altra. Ma proprio mentre parlava, un grido gracchiante si alzò nell'aria. Un’orda di pipistrelli, molto più numerosa e spaventosa di quella precedente, volava verso di noi, minacciosa e inarrestabile.
«Penso che sia l'ora di correre» affermai, ma appena provai a fare un passo, il dolore alla schiena mi bloccò, facendomi gemere e cadere a terra con le ginocchia.
«Benissimo!» esclamò Robin, il sarcasmo evidente nella sua voce. Eddie ed io tentammo di correre, ma il mio dolore mi impediva di muovermi con la velocità necessaria, rallentandoci entrambi. Senza pensarci troppo, Eddie mi prese in braccio, correndo più veloce possibile verso la salvezza.
Non potevo fare altro che appoggiare la testa sulla sua spalla, sentendo il profumo familiare di rosa e camomilla, mentre osservavo con terrore i pipistrelli che si avvicinavano sempre più, sbarrandoci l'unica via di fuga.
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Outsiders - Eddie Munson
Fiksi PenggemarIn un normale giorno di scuola nella cittadina di Hawkins, Nina Thunder cerca di mantenere un basso profilo, immersa nei suoi libri e nelle sue routine. Ma l'ultimo giorno prima delle vacanze di primavera si trasforma in un susseguirsi di eventi ina...