We can dance if we want to
We can leave your friends behind
'Cause your friends don't dance and if they don't dance
Well, they're no friends of mine
Say, we can go where we want to
A place where they will never find
And we can act like we come from out of this world
Leave the real one far behind
And we can dance (dancez)
We can go when we want to
Night is young and so am I
And we can dress real neat from our hats to our feet
And surprise them with a victory cry
Say, we can act if we want to
If we don't nobody will
And you can act real rude and totally removed
And I can act like an imbecile
And say
We can dance, we can dance
Everything's out of control
It's a safety dance
Oh well, it's safe to dance
Yes, it's safe to dance
We can dance if we want to
We've got all your life and mine
As long as we abuse it, never going to lose it
Everything will work out right
I say, we can dance if we want to
We can leave your friends behind
'Cause your friends don't dance, and if they don't dance
Well, they're no friends of mine
I say, we can dance, we can dance
Everybody's taking the chance
Well, it's safe to dance
Safety Dance, Men Without HatsPiano piano ci avvicinammo allo scintillio che danzava nell’aria. Le particelle brillavano come migliaia di minuscole fate, creando uno spettacolo di luci che sembrava completamente fuori luogo in un contesto così sinistro. Il luccichio era ipnotico, un contrasto quasi surreale con l’oscurità circostante. Le minuscole scintille fluttuavano e si intrecciavano in un balletto leggero e quasi etereo, trasformando l'aria in una tela di colori sfumati e pulsanti.
Non potevo fare a meno di sentirmi attratta da questa visione incantevole. Con un senso di meraviglia e curiosità, mi alzai in punta di piedi, allungando il braccio verso quel bagliore quasi magico. Quando le mie dita entrarono in contatto con la polvere scintillante, il bagliore intorno alla mia mano si intensificò, come se l’energia fosse generata direttamente dalla mia pelle. Agitai la mano lentamente e il luccichio si muoveva in sincronia con i miei gesti, creando onde di luce che danzavano nell’aria. Gli altri ci osservavano con espressioni di stupore, mentre il fascino di quella scena dissolse, seppur temporaneamente, la tensione e il terrore che ci circondavano.
Feci loro un cenno per unirsi a me. Uno dopo l’altro, si avvicinarono e iniziarono a toccare la polvere, rilasciando risolini di sorpresa e gioia. Le loro reazioni erano contagiose, e un senso di leggerezza attraversò brevemente la nostra comitiva, anche se eravamo in una situazione così drammatica.
«Fa il solletico!» esclamò Steve, il suo volto illuminato da un sorriso ampio e sincero, che sembrava riflettere un momento di autentica gioia in mezzo a tutto il caos. «Sì, è una sensazione davvero piacevole,» confermò Robin, il suo entusiasmo palpabile mentre osservava il brillante scintillio danzare nell'aria. La luce sembrava giocare con la nostra percezione, rendendo l'atmosfera quasi magica e surreale.
Io continuai a muovere la mano, osservando affascinata la polvere luminosa seguire i miei movimenti. Tuttavia, in un attimo di distrazione, il mio dito entrò accidentalmente in contatto con quello di Eddie. La sensazione fu inaspettatamente intensa, una corrente elettrica leggera ma tangibile. Cercai di distogliere lo sguardo, il mio viso si fece caldo e un rossore leggero cominciò a salire sulle mie guance.
«Scusa» sussurrai, cercando di mantenere un tono tranquillo e disinvolto. Il mio tentativo di nascondere l’imbarazzo era evidente, ma le mie parole sembravano disperdersi nell’aria come il bagliore attorno a noi. Dalla coda dell’occhio, notai che anche Eddie arrossiva leggermente, il suo viso colorato da un caldo rossore che contrastava con il pallore della luce scintillante.
«Non preoccuparti» rispose lui, il suo sorriso gentile e timido, quasi impercettibile. C’era una delicatezza nei suoi gesti, un’attenzione al mio stato d’animo che non potevo ignorare. Il suo sorriso, sebbene piccolo, era carico di una tenerezza sincera che mi colpì. Per un istante, tra il frastuono e l’angoscia, quel semplice contatto sembrava creare uno spazio intimo e privato tra di noi, un angolo di calma nel tumulto che ci circondava.
Mentre continuavo a muovere la mano tra le scintille, il mio cuore batteva un po' più forte, e l'aria sembrava farsi più densa con un'invisibile connessione che trascendeva le parole. Eddie restava vicino, il suo respiro leggero e regolare si mescolava con il mio, e ogni piccolo movimento sembrava accentuare la presenza del suo corpo dietro di me.
«Qualcuno conosce il codice morse?» chiese Nancy, rompendo il momento di silenzio. Ci guardammo tutti, scuotendo la testa in segno di ignoranza.
«Aspetta, l’SOS conta?» propose Eddie, attirando immediatamente la nostra attenzione. Il suo suggerimento mi fece sorridere, un sorriso di orgoglio che era difficile trattenere. «È proprio quello che ci serve» esclamai, mentre Eddie mi lanciava uno sguardo complice, visibilmente soddisfatto, con le guance ancora leggermente rosate. Sentivamo la voce di Dustin che diventava più chiara, con dettagli riconoscibili. Stava parlando con Lucas e un’altra ragazza, che non poteva essere Max, dato che non riconoscevo la voce.
Eddie iniziò a trasmettere l’SOS attraverso il luccichio, e la voce di Dustin divenne più nitida, riempiendo l’aria con le sue parole. Aveva capito che eravamo noi a lanciargli i segnali. Sentimmo Dustin dire: «Ricordate quando ho detto che non erano così stupidi da attraversare? Li ho sopravvalutati». disse Dustin, la sua voce saturata di quella miscela di frustrazione e autoironia che ormai avevo imparato a riconoscere.
In quel momento, un’ondata di sollievo attraversò il gruppo. Il semplice fatto che Dustin stesse comunicando con noi attraverso la luce era un segnale di progresso, e la nostra attenzione si focalizzò su questa nuova speranza.
«Sì, grazie Dustin!» esclamai, il tono leggermente irritato, ma anche molto sollevato. Il sorriso che accompagnava le mie parole era sincero. La risposta di Dustin aveva sollevato il morale e gli altri si lasciavano sfuggire una risata.
«Ok, ho un’idea!» disse Dustin dall’altra parte. «Wow, il ragazzo sa davvero pensare in fretta!» ammisi, mentre Steve mi lanciava uno sguardo di approvazione. «Incontriamoci nella stanza di Mike» continuò Dustin, spiegando il suo piano.
Corremmo di sopra, verso le camere da letto, ed entrammo in quella di Mike. Appena varcammo la soglia, sul letto notammo la stessa polvere scintillante che avevamo visto al piano di sotto. Nancy si sedette accanto al letto e iniziò a toccare le particelle luminose. Sentimmo le esclamazioni entusiaste di Dustin e degli altri ragazzi, il loro entusiasmo evidente mentre vedevano che il piano stava funzionando.
«Provate adesso!» gridò, e Nancy iniziò a scrivere «CIAO» con il dito. «C... I... A... O… Ciao! Ha funzionato!» disse Dustin, la gioia nella sua voce palpabile. La nostra eccitazione era palpabile. «Non posso crederci!» esclamai, guardando le scintille con un luccichio di meraviglia negli occhi. «Sì… Ciao!» esclamò Eddie, il suo entusiasmo contagioso.
Io ero seduta accanto a Nancy e lui stava dietro di me con le mani appoggiate sulle mie spalle per sostenersi meglio. Quando ci rendemmo conto che il piano stava funzionando, inclinai la testa all’indietro e la posai sulla sua spalla, chiudendo gli occhi per un momento di sollievo. Sentivo la sua presenza calda e rassicurante dietro di me.
Quando riaprii gli occhi, trovai il suo sguardo fisso su di me, un sorriso gentile e sincero che sembrava illuminare la stanza. Ricambiai il sorriso, ma subito dopo dovetti sollevare la testa, sentendo le guance scaldarsi. Riuscivo ancora a percepire il suo respiro caldo sui miei capelli, e mi chiesi cosa stesse succedendo tra di noi.
Nel frattempo, Nancy continuò a comunicare con Dustin tramite la luce. Gli spiegò che eravamo bloccati e chiese se potessimo passare attraverso il watergate. «Watergate?» chiese Steve, confuso. «Sì, è un portale… nell’acqua» spiegai, ridacchiando per l’immaginazione del ragazzo.
«Carina questa» mormorò Eddie. Nancy, riflettendo su cosa scrivere, pensò a lungo e poi iniziò a scrivere «guardiano». Dustin decifrò il messaggio e disse: «Guardiano… Il watergate ha un guardiano. Ok, pensiamo di avere una teoria che potrebbe aiutarci».
Dustin continuò mentre noi eravamo in silenzio ad ascoltare la sua teoria «Il Watergate non è l’unico portale. Ce n’è uno in ogni luogo degli omicidi» aggiunse. Tutto questo aveva senso, perché nessuno l’aveva mai notata prima?
«Qualcuno capisce di cosa sta parlando?» chiese Nancy. Se fossi stata completamente sincera, avrei detto di sì, ma ero ancora molto confusa, come tutti gli altri. Nancy scrisse un punto interrogativo. «Sul serio? Quante volte devo avere ragione prima che voi vi fidiate di me?» Dustin si irritò per la mancanza di fiducia. «Gesù, deve tenere l’ego sottocontrollo» scherzò Steve, sebbene non potesse sentirlo. «È il suo tono» sottolineò Eddie, mentre io ridevo alla battuta. «Ha ragione, comunque. Quel ragazzo è un genio!» intervenni per difendere Dustin.
«Ok, siamo a circa una dozzina di chilometri da casa nostra. Quello è il posto più vicino tra quelli dove Vecna ha attaccato» dissi, riflettendo su come raggiungere la destinazione. «Come facciamo a camminare fino a lì velocemente? Non abbiamo nemmeno una macchina» osservò Eddie. «Nancy… lo so che casa tua è immersa in un inquietante blocco del tempo, ma… non avevi delle biciclette?» chiese Robin, e io le diedi il cinque per l’ottima idea.
«Sì, ma ne ho solo quattro» rispose Nancy, guardandoci. Tutti si girarono verso di me, come se fossi l'unica scelta logica per accompagnare qualcuno. Ero ancora molto debole dopo l’incubo, e la mia schiena mi dava ancora fastidio, ma non volevo lasciare che gli altri facessero il viaggio senza di me. «Lei viene con me» disse Eddie prima che potessi fare qualsiasi cosa. Annuii, riconoscente per la sua offerta e il suo senso di responsabilità.
Prendemmo le biciclette e ci dirigemmo verso la roulotte di Eddie, un percorso che sembrava trasformarsi in una marcia attraverso un incubo vivente. Io mi sistemai su una parte della sella, avvolgendo le braccia attorno a Eddie da dietro. Il contatto ravvicinato mi dava una sensazione di sicurezza, ma anche di inquietudine, visto il contesto. Mentre gli altri si avviavano con le loro biciclette, mi resi conto solo ora di quanto fosse spaventoso il mondo intorno a noi.
Il cielo era un tappeto tempestoso di nuvole scure e minacciose, squarciato da lampi di rosso intenso. Ogni lampo illuminava il paesaggio con una luce sinistra, gettando ombre lunghe e deformate che sembravano danzare con una vita propria. I tuoni rimbombavano in modo così profondo che sembravano vibrare nelle mie ossa e ogni tuono era un colpo d'arma che mi faceva sobbalzare. Questi rumori, diversi dai tuoni che avevo sempre temuto, amplificavano il mio terrore. La tempestività e l’intensità del maltempo avevano preso una dimensione quasi personale.
Quando passammo davanti alla casa dei Creel, la situazione peggiorò ulteriormente. L’atmosfera sembrava farsi più densa, e il grido di pipistrelli che si levava nel cielo tempestoso aggiungeva una nota di disperazione al panorama già inquietante. Il pensiero che Vecna potesse essere lì dentro amplificava la mia paura, facendomi rabbrividire. La paura era così opprimente che posai la testa contro la schiena di Eddie, cercando di nascondere il mio sconforto e di trovare conforto nel suo calore.
Non avevo mai avuto paura degli zombi o dei demoni; il mio terrore era sempre stato rivolto ai temporali, che mi avevano spaventato sin da quando ero piccola. L’oscurità e la forza della tempesta sembravano amplificare ogni suono e ogni movimento, creando un senso di vulnerabilità che non riuscivo a controllare.
Eddie, avendo notato il mio disagio, si spostò leggermente per avvicinarsi di più a me. Con una mano, accarezzò delicatamente le mani che avevo appoggiate sul suo petto, come se cercasse di trasmettermi un po' di conforto attraverso quel gesto.
«Hey, Nina…» mi chiamò a voce bassa. E io alzai la testa dalla sua schiena per fargli capire che l’avevo sentito. «Per caso hai paura dei temporali?» mi chiese con premura. Io non risposi, mi limitai a riportare la testa nella posizione di prima, chiudendo gli occhi e annuendo con un movimento del capo.
Lui rise. Inizialmente non capii il perché, poi mi prese leggermente in giro. «Scusa… è solo che il fatto che ti chiami Thunder di cognome rende questa cosa abbastanza comica, non credi?». A questo punto anch’io mi lasciai scappare una risatina, ma questo non bloccò la mia paura.
Le sue dita scorrevano lentamente sulle mie, creando un contatto che era sia rassicurante che leggermente intimo. Mentre continuava a pedalare con un ritmo costante, la sua presenza mi dava un senso di protezione e calore, un piccolo rifugio nel bel mezzo di un mondo che sembrava uscito da un film dell’orrore.
Nonostante il caos intorno a noi e l'oscurità che ci avvolgeva, quel semplice atto di cura mi fece sentire un po' più sicura. Anche se non avevo idea di cosa ci aspettasse, quel contatto gentile mi aiutava a mantenere la calma, e il battito del suo cuore, che sentivo sotto le mie mani, era un ancoraggio in quel mare di inquietudine.
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Outsiders - Eddie Munson
FanfictionIn un normale giorno di scuola nella cittadina di Hawkins, Nina Thunder cerca di mantenere un basso profilo, immersa nei suoi libri e nelle sue routine. Ma l'ultimo giorno prima delle vacanze di primavera si trasforma in un susseguirsi di eventi ina...