«Nancy! Resta con me! Resta con me, ok? Qualunque cosa stiate facendo lassù, sbrigatevi!» La voce di Steve echeggiava nel caos del Sottosopra, una miscela di angoscia e disperazione mentre cercava di scuotere la ragazza, intrappolata in una trance spaventosa. La situazione era così tesa che ogni parola sembrava tagliare l’aria come un coltello.
«Steve dice che vi dovete sbrigare!» Erica riportò, il suo volto pallido e teso, il tono di voce carico di urgenza. Quello che stava accadendo nella stanza di Eddie era un tumulto inarrestabile: un miscuglio frenetico di panico e confusione.
«Sì, l’abbiamo sentito!» risposi, la mia voce tremante mentre continuavo a frugare freneticamente tra i nastri e i dischi, i miei occhi si muovevano da una parte all’altra come se cercassero un miraggio in mezzo alla tempesta.
«Ci proviamo, ma non troviamo niente!» urlò Max, lanciando per aria un mucchio di cassette, che si disperdevano nel caos come foglie al vento.
«Sul serio, che roba è?» chiese Robin, indicando con rabbia i nastri che, chiaramente, non erano i più adatti per salvare Nancy. La frustrazione nella sua voce era un’eco del nostro stato d’animo collettivo. Mi chiesi perché non avessimo pensato a chiedere quale fosse la canzone preferita di Nancy, così come di tutti gli altri. Era un pensiero così semplice e fondamentale che avevamo trascurato nel mezzo del panico degli ultimi giorni.
«Ditemi che cosa stiamo cercando?» chiese Eddie, la sua voce carica di ansia. Robin, ormai sull’orlo della disperazione, esplose in una sequela di nomi di artisti e band. «Madonna! Blondie! Bowie! Beatles! Musica! Ci serve della musica!» Gli urlò in faccia, e quella fu l’ultima goccia che fece traboccare il vaso della nostra ansia collettiva.
«Questa. È. Musica!» le gridò in risposta, agitando tutto il corpo. La sua reazione era l’espressione di una tensione condivisa: non eravamo arrabbiati l’uno con l’altro, ma il nostro timore per la sorte di Nancy ci rendeva irascibili. La possibilità che potesse morire era una realtà dura da affrontare e l’idea di non riuscire a trovare qualcosa che potesse salvarla era insopportabile. «Ho un’idea,» dissi, abbandonando i nastri esattamente dov’erano e correndo verso Steve e Nancy.
«Steve, sai qual è la canzone preferita di Nance? O almeno una che evochi dei bei ricordi, non so…» chiesi, mentre Steve continuava a scuotere Nancy, sperando di riportarla alla realtà. La sua espressione era un mix di determinazione e disperazione.
Steve si fermò un momento, riflettendo con una smorfia di preoccupazione. «Non lo so... io... beh, non so se per lei sono dei bei ricordi...» mormorò, esitante e confuso. Ma non era il momento per avere dei dubbi.
«Non importa! Dimmela, presto!» gli urlai contro, l’urgenza nella mia voce. «Africa dei Toto, ma, punto primo, non so come questo possa aiutare e se Eddie non ce l’avesse, cosa che pen-» tentò di spiegare, ma non lo stavo più ascoltando.
«Ok, ce l’ho... mmh... “I heard the drums echoing tonight, but she heard only whispers of some quiet conversation”» iniziai a cantare, rivolgendo uno sguardo di invito a Steve perché cantasse con me.
Dopo un po' di esitazione si unì anche lui al mio canto e chiamai gli altri per aiutare nella nostra impresa disperata.«I stopped an old man along the way
Hoping to find some old forgotten words or ancient melodies
He turned to me as if to say
“Hurry boy, it’s waiting there for you”»Continuammo a cantare insieme, il nostro obiettivo condiviso di salvare Nancy, ci conferì un senso di unità. Ogni nota era un grido di speranza, ogni parola una richiesta disperata di salvezza.
«It’s gonna take a lot to drag me away from you
There’s nothing that a hundred men or more could ever do»«I bless the rain down in Africa» cantammo all'unisono e, proprio in quel momento, Nancy aprì gli occhi, il suo sguardo confuso ma finalmente lucido.
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Dopo che Nancy si svegliò e riuscì a fuggire dal Sottosopra con Steve, ci dirigemmo verso casa di Max, un luogo che sembrava più sicuro rispetto a quello che avevamo appena lasciato, ma comunque vicino. Forse non era saggio restare sotto il pericolo imminente, eppure non avevamo molte altre opzioni.
Scoprimmo che Nancy non aveva sentito la nostra canzone quando Vecna l'aveva catturata. Quel mostro l’aveva lasciata andare di sua volontà per permetterle di avvertire Undici del suo piano malvagio.
Nancy, ancora scioccata e quasi in lacrime, aveva detto solo che Henry Creel, il figlio dei Creel, era il vero Vecna. La ragazza era profondamente scossa, e non aveva smesso di singhiozzare da quando si era svegliata.
Dopo interminabili minuti — che sembravano essere un’eternità, considerando che fuori ormai era quasi giorno e quando eravamo arrivati al portale a casa di Eddie era notte — Nancy, tremante ma pronta a raccontarci tutto, si preparava a fare chiarezza.
«Non preoccuparti, Nance. Quando sarai pronta» cercai di rassicurarla, accarezzandole la schiena con un gesto di conforto. Mi sedetti tra Steve ed Eddie, pronta ad ascoltare la sua storia. Nancy mi guardò e annuì, per confermarmi che fosse arrivato il momento di parlare, il suo volto segnato da una profonda stanchezza e una paura che non riusciva a nascondere.
«Mi ha mostrato cose che non sono ancora accadute. Per la maggior parte, cose orribili. Ho visto una nuvola di fumo diffondersi su Hawkins...» Si fermò solo un attimo per riordinare i suoi ricordi, come se rivivere quei momenti fosse troppo doloroso. «E questa creatura gigante... non era sola. C’erano così tanti mostri. Un esercito. E stavano arrivando a Hawkins. Nei nostri vicinati, fuori casa e poi... Mi ha mostrato mia madre, Holly, Mike... E loro... Erano tutti...»
Morti. Vecna voleva sterminare tutta la città. «Ok, ma stava solo cercando di spaventarti, Nance, giusto? Voglio dire, non è reale?» chiese Steve, il suo tono mescolato tra speranza e il tentativo di autoconvincimento.
«Non ancora. Quello che Nancy ci ha detto è quello che Vecna ha intenzione di fare. E se ha lasciato andare Nancy, se le ha ordinato di dirlo a Undici, sa che cercheremo di batterlo. E sa anche che probabilmente non possiamo,» affermai, cercando di trasmettere la durezza della realtà senza spezzare completamente il loro morale. Non volevo che si sentissero soli o impotenti, ma dovevamo essere preparati per quello che ci aspettava.
«Nina ha ragione,» confermò Nancy, rivolgendo uno sguardo pesante verso di me.
«Cristo» mormorò Eddie, mettendosi una mano sul viso in segno di disperazione. Gli diedi una pacca sul ginocchio, stringendolo con delicatezza per cercare di confortarlo.
«C’è dell’altro,» continuò Nancy. «Mi ha mostrato dei portali. Quattro portali su tutta Hawkins. E questi portali erano come quello nella roulotte di Eddie, ma non smettevano di crescere. E non erano la Hawkins del Sottosopra. Era la nostra Hawkins. Le nostre case.» Concluse la sua storia, ancora in lacrime, il volto rigato da tracce di paura e disperazione. Quattro portali, quattro vittime, o quasi. Dovevo essere la quinta, ma sembrava che Vecna non avesse ancora deciso di attaccarmi. Perché?
«Quattro volte» realizzò Max, la sua voce vibrare di rabbia e paura. «L’orologio di Vecna. Rintocca sempre quattro volte, esatte. Ci ha detto qual era il suo piano fin dall’inizio.» Era chiaramente infuriata, come tutti gli altri nella stanza. «Li ho sentiti anch’io,» confermò Nancy, comprendendo il senso di ciò che Max aveva detto.
Era il momento di parlare, di rivelare ciò che avevo tenuto nascosto. Era arrivato il momento della verità. Sospirai profondamente, il peso delle mie parole pronte a uscire. «Sì... Anch’io.»
Tutti si voltarono verso di me, i loro sguardi misti tra confusione e rabbia. «Cosa?» chiese Dustin, chiaramente sorpreso.
«Sì, io... mi dispiace di non avervelo detto prima. Devo a tutti voi una spiegazione, se vorrete ancora ascoltarmi» dissi, cercando di evitare i loro sguardi. Ma i miei occhi si posarono su quelli di Eddie, e la sua espressione, giustamente furiosa, mi fece sentire un peso ulteriore sulle spalle.
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Outsiders - Eddie Munson
FanfictionIn un normale giorno di scuola nella cittadina di Hawkins, Nina Thunder cerca di mantenere un basso profilo, immersa nei suoi libri e nelle sue routine. Ma l'ultimo giorno prima delle vacanze di primavera si trasforma in un susseguirsi di eventi ina...