Capitolo 2

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Christian entrò e, dopo avere percorso un breve corridoio, si ritrovò in una sala piuttosto ampia.

Il locale era grazioso, con un arredamento sui toni del bianco.

Ci dovevano essere circa una trentina di tavoli, ricoperti da tovaglie di pizzo di colore rosa tenue.

Al centro di ognuno di essi c'era un vaso con dei fiori bianchi freschi. Non si intendeva di fiori, ma immaginò potessero essere delle gardenie, come il nome del ristorante.

Quella doveva essere la sala principale.

Ai lati vi erano due porte, che molto probabilmente si affacciavano su altre due sale minori.

Il locale sembrava deserto, ma lui aveva bisogno di trovare qualcuno con cui parlare, qualcuno che gli spiegasse nel dettaglio le mansioni che doveva svolgere.

Poi, finalmente, un uomo alto pelato sulla cinquantina comparve in sala.

R: "Ah eccoti, tu devi essere il nuovo ragazzo, il lavapiatti. Sono Rodolfo, lo chef e il proprietario del locale"

C: "Ecco, sì sono Christian Stefanelli" disse porgendogli la mano, mano che Rodolfo non strinse.

R: "Ragazzo, seguimi in cucina, perché ci sono molte cose che dovrai sapere e che sono da fare"

C: "Certo, subito signore"

R: "Ovviamente dovrai occuparti di pulizia, lavaggio e asciugatura delle stoviglie. Poi, almeno due volte al giorno, bisogna pulire accuratamente affettatrici, impastatrici, forni e frigoriferi. Mi raccomando, ci tengo all'igiene. Per le cappe aspiranti va bene ogni due giorni. Dovrai essere una presenza costante ma invisibile, in modo che tu possa intervenire non appena serve, senza essere di intralcio. Detesto essere interrotto mentre sto lavorando. Tutto chiaro fino ad ora?

C: "Sì signore."

R: "E mi dispiace, ma non potrò darti giornate libere. Avevo richiesto altre due persone, ma non si sono nemmeno presentate. Come potrai immaginare, siamo in alta stagione e c'è molto lavoro"

Christian non riusciva a dire più di due parole, perché quell'uomo aveva iniziato a parlare e sembrava non smettere più. Intanto camminava e lo portava in giro per tutto il locale.

R: "Inoltre, c'è il riordino e la pulizia delle sale e gestire lo smaltimento dei rifiuti. Ma questo dovrebbe spiegartelo Sandra, è lei la direttrice di sala. Dove diavolo è finita? Sempre io devo occuparmi di tutto.

Il lunedì è giorno di chiusura, ma tu dovrai venire intanto perché mi aspetto che ne approfitti per una pulizia accurata di tutti i locali e per ritirare i prodotti che portano i fornitori e rifornire le dispense"

Bene, non poteva avere nemmeno un giorno libero a settimana, ma tanto non avrebbe saputo che farsene.

Gli andava bene lavorare, guadagnare qualche soldo e non dovere pensare ad altro.

Poco dopo entrò una signora di mezza età, dai capelli biondo cenere raccolti in una coda di cavallo.

Doveva essere la sua socia, Sandra.

Dietro di lei una giovane ragazza castana riccia, con le braccia cariche di buste.

R: "Oh finalmente, ma dove sei stata tutto questo tempo?"

S: "Come puoi vedere, avevo molte commissioni da sbrigare" Disse indicando le varie buste fra le braccia della ragazza, che, per liberarsi di tutto il peso che stava portando, cominciò ad appoggiarne alcune su un tavolo lì vicino.

R: "Come puoi vedere, è arrivato il ragazzo nuovo e gli devi spiegare cosa ti aspetti che faccia riguardo il riordino delle sale"

S: "Allora, i fiori nei vasi vanno cambiati non appena appassiscono. Le tovaglie devono essere cambiate ogni 3 giorni e a rotazione ogni volta di colore diverso: prima il rosa, poi il verde, poi il giallo.

Quando le togli, sono da mettere negli appositi sacchi, che la mia assistente si occuperà di portare in lavanderia..."

Anche lei era una persona che parlava a raffica, senza nemmeno guardarti, proprio come il suo socio.

Poi, rivolgendosi alla ragazza, accorgendosi del fatto che aveva occupato uno dei tavoli

S: "Ma che fai, stupida! Prendi e porta tutto nella mia auto" Le disse, porgendole un mazzo di chiavi.

La ragazza le afferrò e, senza battere ciglio, fece come ordinato.

A quanto pare doveva essere abituata a quel trattamento.

***

Il turno di pranzo si svolse in modo abbastanza tranquillo, pochi erano i clienti presenti per mangiare.

Era comprensibile: data la bella giornata di sole, le persone ne approfittavano per stare in spiaggia.

Finite di svolgere le proprie mansioni, si ritrovò con qualche ora libera a disposizione prima di riprendere il turno al ristorante, così decise di approfittarne per fare una passeggiata nel centro città.

Senza quasi accorgersene era diventata ora di fare ritorno al ristorante per il turno serale.

Attraversando Piazza Mercantile si era accidentalmente scontrato con un ragazzo biondo riccio, che gli aveva chiesto subito scusa.

Quella sera il ristorante era in piena frenesia, niente a che vedere con la tranquillità che si era respirata a orario di pranzo. Il locale era gremito. Non era rimasto un tavolo libero in ognuna delle tre sale.

Sandra dirigeva la sala principale, mentre il compito di tenere sotto controllo le due sale minori era assegnato alla ragazza più giovane che aveva visto al mattino.

In realtà, Sandra si assentava spesso per andare a fumare, telefonare o bere un caffè, lasciando tutte le incombenze a quella povera ragazza. Era proprio una sfruttatrice.

La cucina era un completo caos, con diverse persone che cercavano di evadere più ordini nel minore tempo possibile. Erano tutti molto indaffarati e nervosi.

E Rodolfo non si risparmiava di certo ad insultare i suoi collaboratori quando qualcosa non era di suo gradimento, anche in modo pesante.

Uno degli aiuti cuochi gli si avvicinò per fargli assaggiare una salsa da lui preparata contenuta in una ciotola di vetro.

R: "No, no e no! Questa ti sembra una salsa tartara degna di questo nome?"

E scagliò la ciotola in terra, che si infranse in mille pezzi.

Ecco, ora sarebbe toccato a Christian pulire tutto quel macello.

Come gli era stato intimato, si muoveva in modo discreto per andare a pulire e riordinare dove se ne presentava la necessità, in modo da risultare una presenza quasi invisibile.

Cosa che non gli riusciva molto difficile, visto che nessuno faceva caso a lui effettivamente.

Mentre tutti gli altri componenti dello staff della cucina si affannavano, solo un ragazzo sembrava tranquillo in tutta quella confusione, intento ad assemblare vari tipi di insalate e le portate di antipasto.

Gli era sembrato lo stesso ragazzo con cui si era scontrato poco prima, ma non ne era sicuro vedendolo ora in abbigliamento per lavorare in cucina.

***

Era ormai notte fonda quando fece ritorno al suo appartamento, esausto.

L'aria fresca della notte era una sensazione piacevole sulla pelle.

Sperava di cadere in fretta in un sonno profondo, ma aveva diversi pensieri che gli frullavano in testa.

Si chiedeva se sarebbe riuscito a farsi delle amicizie, a creare qualche legame con qualcuno, essendo una persona abbastanza chiusa di carattere.

Le sole persone che aveva incontrato fino a quel momento erano quelle che lavoravano nel ristorante e non sembravano essere così propense a fare conoscenza con lui.

In un ambiente completamente nuovo e sconosciuto, lontano dalla sua città, lontano dalla sua famiglia.

Si sentiva solo.

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