2. Capitolo primo - You

1.3K 60 25
                                    

"Siamo perennemente attratti da tutto ciò che ci può fare del male.

Ed il vero problema è che ne siamo perfettamente coscienti."

 

 




 

« Oh, sei tu J.S  »

Joanne non sapeva se avrebbe dovuto offendersi per il tono deluso che aveva usato il ragazzo o essere felice per essere stata brava a nascondere qualsiasi indizio riconducesse a lei. Forse Dalton non era così contento di rischiare l'espulsione per trovarsi fuori dal letto a quell'orario indecente per colpa sua: forse avrebbe preferito venire espulso per qualcuno che non portasse le mutande così grandi da doversele alzare fin sopra lo stomaco.

« Chi ti aspettavi, Zabini, il primo Ministro? » sbuffò acida, incrociando offesa le braccia al petto e trattenendosi dal fargli la linguaccia come una bambina di tre anni.

« Ti prego, Smith, dimmi che hai intenzione di violentarmi o – maledizione – dammi un motivo valido per non ucciderti e approfittare lo stesso di te » disse Dalton, alzando gli occhi al cielo e poggiandosi con disinvoltura al muro alle sue spalle. Joanne aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se fosse serio o se veramente avesse intenzione di ucciderla. « La morte non rientra nei miei piani, almeno non per questa notte » rispose Jo, sorvolando ingenuamente sulle parole precedenti come "violentare" e "approfittare di te" sicura che l'avesse detto per intimidirla: sapeva che Dalton provava ribrezzo per quelle come lei, quindi l'ultima cosa che la preoccupava e che lui volesse metterle le mani addosso o altre cose del genere.

« E allora, dolcezza, qual è l'affare che vuoi propormi? » domandò, mentre la sua pelle sembrava quasi confondersi con il buio di quella notte. Ma gli occhi, erano gli occhi che le fecero tremare le membra: erano azzurri ed era quello il motivo per cui, metà fauna femminile di Hogwarts, sospirava al suo passaggio.

Aveva la pelle color moka e gli occhi azzurri e obliqui, come quelli di suo padre, ma di un colore che cozzava sulla carnagione scura; le labbra carnose, forse un po' troppo per essere quelle di un ragazzo, si stesero in un sorrisetto strafottente e le mostrarono la schiera bianca di denti che aveva fatto più di una conquista tra quelle mura. Gli zigomi alti rimpicciolirono gli occhi quando si tesero verso l'alto, mentre il naso – piccolo e dritto – si arricciava appena. « Il tuo aiuto, mi serve il tuo aiuto, Zabini e so che è incredibile, ma so che solo tu puoi darmi una mano e non mettermi in ridicolo davanti a tutta la scuola » disse Joanne, mordendosi le labbra per il nervosismo e giocando con una ciocca di capelli neri, ora portati lisci sulle spalle coperte ancora dalla divisa scolastica.

« Chi ti da la sicurezza che io non lo faccia? » domandò Dalton, alzando sarcastico un sopracciglio e continuando a guardarla, soffermandosi sul volto pallido e privo di trucco e mettendola in soggezione. Joe si strinse le braccia al petto, abbracciandosi e cercando di infondersi coraggio da sola – come aveva sempre fatto – e alzando orgogliosamente il mento come, da piccola, le aveva insegnato suo padre per affrontare i nemici e non mostrare mai una debolezza: nascondere i sentimenti agli occhi di tutti era un passo avanti per non venire colpita.

"Se nessuno conosce il tuo punto debole, bambina, nessuno può ucciderti" diceva, ma con il tempo aveva imparato che anche lui mentiva. Quei bambini dispettosi, quelle ragazzine che traevano piacere nel vederla piangere e quei ragazzi che provavano disgusto anche solo al pensiero di poterla avere tra le loro braccia, non conoscevano il suo punto debole, ma avevano avuto sempre il potere di ferirla fin nel profondo.

3.00 a.mDove le storie prendono vita. Scoprilo ora