19. Capitolo diciottesimo - Heartbreak

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Frank Paciock guardò con una smorfia la bustina d'erba che Dalton Zabini gli stava consegnando, chiedendosi perché dovesse anche fare – oltre l'assistente e il tutto fare – il corriere, che non rientrava affatto nelle sue mansioni. Neanche il resto, quello era certo, ma pazienza: cosa non si faceva per sopravvivere alle grinfie di Roxanne – psicopatica – Weasley.
"Ehi, ciccio!" sbraitò Dalton, facendolo sobbalzare nel movimento di dargli le spalle e causandogli un mezzo infarto.
"Sì?" miagolò tutto spaventato Frank, aggiustandosi con un dito gli occhiali sul naso e cercando di sorridere, nonostante sentisse la faccia un solo pezzo di ghiaccio.
"Quella è roba che costa, non toccarla come fosse merda... ma trattala come oro!" gli urlò letteralmente in faccia Dalton, nonostante fosse ad un metro di distanza da lui e lo avesse sentito perfettamente senza che gli urlasse nelle orecchie.
"Magari non dirlo a voce così alta, che se mi beccano faccio i vostri nomi" sbuffò Frank, caricandosi lo zaino in spalla e ignorando gli sbraiti di Dalton – che quel giorno sembrava più schizzato del normale.
"Guarda che la maggiore di quella roba me la procura tua sorella, idiota"
E in effetti non aveva tutti i torti: anche se avesse voluto dire alla preside tutto quel via-vai di droga e alcool che c'era ad Hogwarts, ci sarebbe andato di sotto lui per primo; sua sorella aveva un fiuto incredibile per gli affari e di solito era lei che portava dentro scuola quella robaccia, anche grazie alle sue amicizie di dubbio gusto.
Frank proprio non riusciva a spiegarsi come diavolo Alice fosse sua sorella; a parte i problemi di vista – che lei copriva meticolosamente con delle lentine babbane – e il taglio d'occhi, non avevano niente in comune.
Lui era timido e impacciato, lei fredda e distaccata; lui era impopolare e dedito allo studio, lei era circondata da amici e leccapiedi e usava la testa solo per avere i suoi comodi. A volte Frank si domandava come il cappello avesse fatto a smistarla a Tassorosso.
Alice era Serpe nel sangue, questo poteva confermarlo anche quel Santo di suo padre.
"Non preoccuparti, Dalton... arriverà dove deve arrivare o Rox mi ammazza" piagnucolò Frank, incamminandosi al lato apposto a quello di Zabini con la testa per aria.
Roxanne era super eccitata e lo dimostrava fumandosi cinque o sei canne ogni due ore – coinvolgendo metà dormitorio maschile dei Grifondoro e anche qualche Corvonero, giusto per fare incazzare Lorcan.
Proprio non sapeva cosa volesse quel sociopatico dalla sua Roxanne: insomma, a lei poteva anche piacere, come le piacevano tutti quelli che seguivano le sue orme dopotutto, ma Scamandro doveva sapere che la cosa si sarebbe limitata lì.
Magari si sarebbe guadagnato una scopata in piena regola – e a Frank non sarebbe dispiaciuto – e poi via. Perché lui lo sapeva: Rox non amava e se mai lo avrebbe fatto, Paciock ne era sicuro, avrebbe amato solo lui.
"Frank!"
Il ragazzo sobbalzò, sbarrando gli occhi nel constatare di trovarsi sua sorella ad un palmo dal naso; questa sorrise a centocinquanta denti e lo sbatté al muro, facendogli sbattere la schiena contro le arcate del primo piano.
"Alice, sei impazzita?" borbottò Frank, massaggiandosi il cranio e maledicendola silenziosamente. O lo avrebbe affatturato. E l'aveva già fatto Roxanne quando si era rifiutato di farle da corriere.
"Mi serve un piacere, fratellone" cinguettò quella, come se normalmente non lo ignorasse ventiquattro ore su ventiquattro su sette giorni su sette.
"No"
"Non fare lo stronzo, Frank o giuro che ti strappo le palle a morsi!" sibilò Alice, continuando a sorridere in modo sdentato e tenerlo schiacciato al muro.
Merda, perché era circondato da psicopatiche?
"E io dico a papà che spacci le erbe che lui coltiva!" sbottò Frank, incrociando le braccia al petto soddisfatto e facendo sbiancare la sorella.
"E io dico a mamma che le hai rubato la sua bambola da collezione preferita per fare le tue prime esperienze sessuali!" rispose Alice di slancio, confermando le teorie di Frank: era una sporca e viscida serpe.
"Che vuoi, Alice?" sibilò a bassa voce, aggiustandosi gli occhiali che gli erano scivolati sul naso e la borsa a tracolla traboccante di libri e appunti.
Alice allargò il suo sorrisetto.
"Mi serve che tu ammorbidisca Roxanne" bisbigliò, avvicinandosi al suo orecchio e poggiando le mani dalle unghia perfettamente curate sul suo petto.
Le pupille di Frank si dilatarono e sua sorella gli buttò le braccia al collo – così da apparire, ad occhio esterno, un abbraccio piuttosto che una coltellata.
"Tramite Lorcan, naturalmente. Non credo che lei si lasci abbindolare da un tipo come te" soffiò morbidamente, ignorando lo scricchiolio che produssero i denti di Frank quando si serrarono con forza.
"Scusa, fratellone"
Lo baciò all'angolo della bocca e gli diede le spalle con i suoi tacchi cento, lasciando dietro di sé solo il leggero ticchettio che producevano le scarpe di vernice.
"Sarà anche bella, ma cazzo se è stronza"
Frank lanciò un urletto spaventato, aggrappandosi all'arcata con un espressione terrorizzato: Lysander sobbalzò pure lui – guardandolo con tanto d'occhi e già strafatto di prima mattina.
"Mi hai fatto prendere un colpo!" sbuffò Frank, massaggiandosi il petto.
Maledetto pure lui che compariva sempre nei momenti meno opportuni!
"Pensavo che l'avessi visto anche tu" cincischiò Lysander, accendendosi una sigaretta appena rollata.
"Cosa?" bisbigliò Frank, guardandosi attorno con circospezione e gli occhiali ben saldi sul naso.
Lysander ciccò sul pavimento – tanto non puliva lui – e alzò lo sguardo verso il soffitto "Non posso dirtelo" rispose con un alzata di spalle, facendosi mandare al diavolo dallo stesso Paciock che era stato mandato a quel paese dalla stessa sorella.
"Ciao anche a te, Frankie!" gli urlò dietro, salutandolo tutto contento e ritornando a fissare la sua sigaretta rollata.
"Sì, ciao pure a te" lo sentì rispondere e strappandogli un sorrisetto.
Se magari Alice avesse avuto il carattere di suo fratello, lui non ci avrebbe di certo pensato due volte a caricarsela in spalla come un uomo delle caverne e dichiararla sua.
In un certo senso l'aveva già fatta sua, ma aveva sperato che – magari – ignorandola, forse lei avrebbe cambiato comportamento e sarebbe stata proprio lei a cercarlo. No, si era sbagliato.
Piccola stronzetta arr... "Mi credi stupida?"
E nemmeno a finire la frase si ritrovò, lui stesso quella volta, schiacciato al muro dal corpo di Alice Paciock – che lo fissava con gli occhi azzurri incendiati.
"Eh?" borbottò Lysander, sentendo il seno di Alice schiacciarsi delicatamente al suo petto. E il cuore.
Poteva sentire il cuore battere furioso.
"Wow... anche la Paciock ha qualcosa che batte lì dentro!" sussurrò Lysander – sorridendo – poggiandole una mano proprio sul petto coperto dal maglione della divisa.
Alice annaspò, sorpresa.
"Non cambiare discorso" sibilò, distogliendo lo sguardo e celando quello che le colava dentro come lava. Riscaldandola. Mandandola a fuoco, fuori di testa.
"Cosa c'è?" domandò Lysander, guardandola con quegli occhi un po' persi e un po' divertiti – fuori dal tempo. Fuori dal mondo. –
"I soldi con cui hai pagato Leslie per l'erba era oro di Lepricano"
Lysander sbatté le sopracciglia, sorpreso e la fissò come se fosse lei quella strana.
"Ma sei sicura?" domandò, arricciando il nasino alla francese e facendole desiderare di strappargli la lingua. O giocarci, ancora doveva decidere.
"Scamandro, vuoi prendermi per il culo? Per caso vuoi metterti contro di me?
Magari uno scontro tra bande, hm?" sibilò Alice, poggiando i palmi aperti sul muro alle sue spalle e fissandolo determinata.
Lysander strinse la bocca e fece collidere la propria fronte alla sua con un minimo di pressione che non la fece indietreggiare di un passo.
"Credi davvero che abbia paura di quei due stronzi che ti leccano il culo, Paciock?" bisbigliò Lys, sogghignando con la bocca carnosa.
Alice strinse i denti: no, sapeva perfettamente che Scamandro non aveva affatto paura di lei e dei suoi amici – o guardiani, come lo si voleva vedere.
Era così vicino che poteva sentire il suo profumo andarle dritto nel cervello e mandarle il sistema nervoso K.O.
"Quei soldi me li ha dati Lorcan, provvederò a restituirteli per stasera" disse – quasi disgustato da lei. Ma Alice non gli diede l'opportunità di allontanarsi.
Non erano così vicini da quella sera. Quella notte in cui si erano ritrovati avvinghiati nel suo letto e lui così fatto da ripeterle ogni due minuti che era bella da far mancare il fiato.
Alice si domandò se lo era anche in quel momento – anche se lui non era fatto. Anche se non si trovavano in un letto ad ansimare e gemere come se quello fosse il migliore sesso della loro vita.
Perché non riusciva a catalogare quella notte come tutte le altre che aveva trascorso?
Perché non riusciva a chiamare sesso quell'atto che li aveva coinvolti?
"Lysander..." lo chiamò per la prima volta con il suo nome, avvicinandosi da poter dire di respirare il suo respiro. Di poter convertire il suo respiro in un veleno che le intossicò il sangue – che le bloccò il cuore.
"Dieci punti in meno a Tassorosso e Corvonero per trovarsi fuori dalle proprie aule durante le ore di lezione" e Rose Weasley apparve tipo uccello della malora, facendoli saltare in aria come petardi.
"Oh, ciao Rosie!" cinguettò Lysander, facendo incazzare ancora di più Alice.
La guardò in cagnesco e quella rispose con un ciaociao con la manina.
"Perdonatemi, c'è la preside in giro e allora è meglio che voi diciate che ci ho già pensato io che faccia lei e vi cacci direttamente" disse Rose, sorridendo con il suo modo delicato di fare le cose.
Alice si allontanò da Lysander, sistemandosi la cravatta della divisa con un gesto deciso delle dita.
"Vado, ho da fare. Scamandro, ricordati quello che ti ho detto e Weasley... belle gambe. Dovresti metterle in mostra più spesso" soffiò Alice, ammiccando sensualmente verso Rose e facendola arrossire dalla punta delle scarpe fino a quella dei capelli.
"Oh, hm, grazie" balbettò la rossa, fissando Lysander sorpresa; questo fece spallucce, godendosi lo spettacolo del culo della Paciock e Rose alzò gli occhi al cielo.
"Che ne dici, vuoi tornartene in classe?" gli urlò in testa, facendolo sobbalzare.
"Oh, ciao Rosie!" cinguettò questo nuovamente, beccandosi uno scappellotto dietro la testa bello pesante.
"Smettila di farti quella merda, Lysander, ti brucia il cervello e ti rende un idiota. E vattene in classe, maledizione!" sbraitò Rose, mollandogli un calcio nei fianchi e mandandolo direttamente nel corridoio opposto.
"E cazzo" le scappò detto, mentre si sistemava la gonna della divisa che Roxanne aveva accorciato senza dirla niente: le si alzava ben oltre il ginocchio e aveva paura persino di camminare!
Maledetta lei e che le aveva chiesto aiuto.
"Non si dicono le parolacce, Caposcuola Weasley!"
Rose strillò, facendo un salto all'indietro e rischiando anche di spaccarsi la testa contro il muro.
Tom le regalò un sorrisetto divertito, sedendosi sull'incavo dell'arcata e accendendosi una sigaretta a miele.
"Nott, mi hai spaventata!" sbuffò Rose, rilassandosi e togliendosi la mano dal petto – dove sentiva il cuore galoppare furioso.
Momento, momento, momento. Stop, fermi tutti!
TOM!
"Merda" si lasciò sfuggire, prima di tapparsi la bocca con entrambe le mani chiuse a coppa.
Merda!
"Signorina, ma che linguaggio scurrile" la prese in giro Tom, aspirando dal filtro e causandole un altro mini-infarto.
Oh santissimo Salazar divino. Ora moriva. Ora moriva e non aveva nemmeno mai dato il suo primo bacio... se si toglieva suo cugino James – soprannominato il porco.
"Oh, ehm. Volevo dire... oh, sì: che ci fai fuori dall'aula, Nott?!" sbottò, tossendo per darsi un contegno e drizzando le spalle.
Merda, stava sudando.
"Sono anch'io un Caposcuola, tesoro"
Oh. L'aveva dimenticato.
"Mi rendi nervosa" ecco, l'aveva detto. Lui la rendeva nervosa quando la guardava con quegl'occhi blu simile al cielo di notte in estate e quella bocca tesa in un sorriso – come se fosse lei la causa. Sperando che fosse lei la causa.
"Lo so" mormorò Tom, sogghignando e fissando il soffitto con aria assorta.
Rose storse la bocca, allibita: lo sapeva; lui sapeva che la rendeva nervosa e se ne usciva così – soft, calmo e dolce – come se gli avesse detto che lei amava la neve o un altra idiozia del genere.
"Ehi, schianto! Senti, mi servirebbe un tuo servigio!" Lorcan apparve nello stesso corridoio dove aveva mandato al diavolo suo fratello, sorridendo nel suo modo di fare sciolto e ammiccante.
Arrivò ad un metro da lei e le circondò le spalle con un braccio – attirandosela contro.
"Sai, per quel permesso speciale" disse al suo orecchio, sfiorandole il lobo con la punta del naso.
Rose alzò un sopracciglio e Tom fissò il proprio sguardo nel suo, quasi furioso.
Fa qualcosa, pensò Rose.
Qualsiasi cosa, pregò ancora, facendo accelerare il respiro senza nemmeno accorgersene.
Aveva bisogno di un segno da parte sua, qualcosa che la incoraggiasse ad andare avanti.
Qualcosa che la convincesse che anche se si sarebbe sforzata fino all'inverosimile... niente sarebbe stato invano. E niente sarebbe stato abbastanza.
Tom distolse lo sguardo e Rose sentì il cuore quasi spezzarsi nel petto.
"Ho finito di farti piaceri da un pezzo, Lorcan. Sei pericoloso in giro per la scuola senza balia" disse sarcastica, rovesciando il capo verso di lui e sorridendo incattivita.
"Puoi farmi tu da balia, hm? Che ne dici?" ridacchiò Lorcan, stringendosela ancora di più contro e strappandole un verso tra il divertito e lo sconvolto.
No, pensò. Lorcan era l'ultima spiaggia a cui si sarebbe aggrappata e in casi tremendamente estremi; era un bel ragazzo, certo, ma... non brillava. Non si distingueva tra gli altri come faceva lui.
"Cerca d'infilare il coso che hai tra le gambe da qualche altra parte, Scamandro" sussurrò Rose, districandosi dalla sua presa e allontanandosi di un passo – sicura.
"Non sai che ti perdi, bambolina"
Lo avrebbe sicuramente preso sua cugina Roxanne e non se ne pentiva di certo. Lorcan era una bella gatta da pelare e tenerlo al guinzaglio non sarebbe stato di certo facile.
"Ti cercava Rox, perché non vai alla sua ricerca e sfoghi i tuoi istinti su di lei?" sibilò Rose – sbuffando – prima di venire strattonata verso destra e soffocare una bestemmia.
"Ma che..." sbraitò, pronta a mollare un ceffone a Lorcan e ritrovandosi un odore addosso che aveva conosciuto solo poche settimane prima.
Rose tremò e respirò a pieni polmoni.
Merda.
"Merda" bisbigliò a bassa voce, rischiando di far strozzare Tom la propria saliva.
Sentiva il suo petto alzarsi e abbassarsi a ritmo del suo cuore e del respiro che esalava e inspirava con troppa facilità; a lei, a quella distanza, le risultava difficile persino fare quello.
"Non pensavo che avesse il marchio, fratello!" disse Lorcan, alzando le braccia al cielo e indietreggiando.
Rose sbatté confusa le palpebre e Tom sorrise – accarezzandole i capelli e rimanendoci quasi la mano dentro tanto erano ricci e cespugliosi; la ragazza si trattenne dallo sbattersi una manata dritta sulla fronte per la vergogna.
Tutte lei, tutte lei, maledizione! Il marchio ce l'aveva eccome, ma quello di suo padre: azzeccare figure di merda un minuto sì e l'altro pure.
"Tranquillo, ma preferirei che spargessi la voce. Così, giusto perché non si ripeta" mormorò Tom, con il suo tono placido e tranquillo, mentre lei continuava a non capirci una mazza.
Marchio? Fratello? Spargere la voce?
"Consideralo fatto!" cinguettò Lorcan, assumendo quasi le sembianze di Lysander e allontanandosi con i piedi a due metri da terra.
"Si è incastrata la mano..." bisbigliò Tom, scoppiandole a ridere in faccia senza ritegno.
Rose aprì la bocca a palla e si trattenne dal bestemmiare i dieci comandamenti all'incontrario.
Merda, merda, merda!
"Merda!" sbraitò ancora, giusto per dare più tono alla situazione che si era cacciata. Di merda, appunto.
Che vergogna, che vergogna! Perché di tutti i pregi che avrebbe potuto ereditare da sua madre aveva proprio i capelli? Insomma, i capelli!
"Non voglio tirare, Rose. Dammi una mano" rise ancora Tom – facendosi guardare male.
"Smettila di ridere!" sbraitò infatti la rossa, afferrandolo per il polso e strattonandolo malamente.
Urlò, mentre Tom traballava lontano da lei con una ciocca dei suoi capelli tra le mani.
"Porco Salazar, sei impazzita?" sbottò Nott, avvicinandosi preoccupato e togliendole le mani da testa con delicatezza. Sospirò tra i suoi capelli e a Rose passò tutti in tre secondi.
"Hm" mugugnò, lasciandolo tastare la sua testa e appoggiandola sul suo petto.
"Rose?" sussurrò Tom, poggiando il mento dove le aveva fatto male.
"Hm?" mugugno ancora – facendo quasi le fusa come una gatta.
Tom tossì, arrossendo come un bambino.
"Anche tu mi rendi nervoso"

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