6. Capitolo quinto - Scelte

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Respirava affannosamente, mentre il naso seguiva la scia del collo arcuato, posato placidamente sul cuscino soffice. Dalton morse lo stacco tra la gola e lo sterno, disegnando ghirigori immaginari con la lingua e lasciando una scia umida al suo tocco quasi impalpabile.

La sentì gemere sotto di lui e sogghignò, portando le mani all'altezza del seno e stringendone uno tra le dita chiuse a coppa; il fuoco, sentiva il fuoco colare come lava e fargli mancare il respiro, mentre due occhi blu lo fissavano languidi, quasi deliziati.

- Dalton, Dalton, Dalton - bisbigliò quella voce e il ragazzo si ritrovò a scuotere il capo tra se e se: Merlino, era così egocentrico da eccitarsi solo a sentir nominare il proprio nome.

Le unghie della ragazza sprofondarono nella sua schiena senza delicatezza, scendendo lungo la spina dorsale e strappandogli qualche gemito dalle labbra schiuse, intente ad assaggiarla, assaporarla interamente, come se non avesse intenzione di perdersi un solo centimetro di quella pelle serica e liscia.

Sarebbe impazzito, se lo sentiva. Non toccava un corpo così in intimità da quando aveva sancito quel patto con il diavolo, come apostrofava Joe, e ora gli sembrava di essere arrivato al limite.

Quegli occhi blu lo fissavano e sembravano volerlo trascinare giù, in un abisso fatto di fiamme. - Dalton - bisbigliò Crysantha per attirare la sua attenzione, mentre lui immergeva le dita nei suoi capelli lunghi e si beava di quel profumo di rose e miele, così delicato... così poco consono a lei.

La sentì muoversi smaniosa sotto il suo corpo e capì che anche lui era pieno, quasi da sentirsi scoppiare. Crys sogghignò, allacciandogli le braccia dietro la nuca e attirandolo nuovamente a sé, a pochi centimetri dalla bocca rossa e gonfia dei suoi baci.

- Ora - mormorò, fissandolo quasi con una muta preghiera nello sguardo.

Ah, se sapeva incantare con quegli occhi da demone. Era quello il potere delle Greengrass, lo avevano sempre messo in guardia, anche se tra lui e Crysantha non c'era mai stato nulla oltre l'amicizia sincera e il sesso. Avevano un potere quegli occhi, tanto da togliere ogni forza, qualsivoglia volontà.

Si mormorava, tra i pettegoli, che fosse quella la loro condanna. Far impazzire gli uomini, portarli allo spasmo... ma rimanerne indifferenti, prive d'amore e provviste solo di lussuria. Fu quella la maledizione che una zingara gettò sull'antenata più famosa della famiglia Greengrass, la bis-bis-bis-bis-bis nonna di Crysantha e Tom, Asteria, dopo che quella gli fregò il marito.

Era nuda sotto di lui e sorrideva languida come un gatto, mentre il suo corpo perfetto brillava alla luce delle candele; la stanza era in penombra, ma Dalton riusciva a vedere ogni singolo lembo di carne di quella strega celestiale. Quasi non umana. Era bella, tanto, ma non era lei.

Dalton sorrise amaro, spingendo in Crysantha con più forza, con rabbia. Perché anche se quel corpo lo stava trascinando giù, il viso di Joe era sempre presente nei suoi pensieri. Lei gli stava divorando l'anima e lo faceva senza che lui potesse difendersi, senza che potesse farci niente.

Crys gemette e Dalton, volgendo gli occhi azzurri verso di lei, vide i suoi occhi scurirsi, ingrandirsi, passare da quelli di una gatta a quelli di una bambola di porcellana. La magia delle Greengrass non aveva effetto su di lui, non finché nella sua mente i capelli di Crysantha sarebbero diventati lisci come seta e quel volto più tondo, addolcito, lontano miglio da quello dell'amica... ma simile a quello di colei che gli aveva rubato il sonno.

Crys alzò il bacino verso di lui, incoraggiandolo a continuare e per quella sera decise di spegnere il cervello, abbandonandosi in quel corpo fino a perdere la ragione.

3.00 a.mDove le storie prendono vita. Scoprilo ora