16. Capitolo quindicesimo - Fine

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Angolo autrice: Buonasera ragazze, vorrei avvisarvi che inizierò una nuova storia, sarà sul genere romantico e mi piacerebbe, che voi mi daste una vostra opinione! Grazie e buona lettura!      

"Ragazzi, ho un annuncio importante da farvi"
La Mcgranitt salì sul pulpito rivolgendo a tutti loro con un occhiata serena, abbastanza diversa da quelle che – negli ultimi tempi – l'avevano caratterizzata; da quando era ritornata dal Ministero sembrava essere veramente rinata e tutti, chi di più chi di meno, si chiesero perché.
La donna congiunse le dita sotto il mento e abbozzò un sorriso con la bocca rugosa: tutti gli studenti si zittirono e la guardarono incuriositi.
"Dopo parecchie indecisioni e discussioni, io e l'Auror di punta – il nostro caro signor Potter – abbiamo deciso che il nostro professore di Difesa sarà particolare.
Ho assunto una persona che ci sarà molto utile e preparerà voi del settimo alla vita che vi aspetta lì fuori... ai pericoli che vi attendono una volta usciti da questa scuola; prego, fate un applauso al vostro nuovo professore.
Ted Remus Lupin, vieni avanti" disse la donna, facendo un cenno con il mento rugoso verso il portone d'ingresso e zittendo il mormorio che si era alzato.
"No" bisbigliò Scorpius Malfoy, aggrappandosi alla tavolata di legno con espressione terrorizzata.
"Oh" disse Lily, sbattendo ripetutamente le palpebre, confusa.
"Chi cazzo è?" borbottò Dalton, sbadigliando vistosamente e mostrando il dito medio a Cecilie, che si nascondeva attraverso i capelli biondi.
"NO, LUI NO!"
E Scorpius – sono intelligente – Malfoy balzò letteralmente in piedi, urlando quella frase e indicando il ragazzo che si stava dirigendo verso il tavolo dei professori.
La Sala si zittì, la Mcgranitt aprì la bocca a iena e Lily sbiancò vistosamente, allentandosi il colletto della divisa per il calore improvviso che l'aveva travolta.
Cazzo.
"Come prego?" lo riprese la preside, severa, fissandolo con una furia tale nello sguardo che, da un momento all'altro, Scorpius si aspettava di vederle spuntare corna e coda.
Merda.
"Oh, oh. Nel senso che... beh, ma lui non è un Auror?" miagolò Scorpius, sbattendo angelico le ciglia bionde e tornando a sedersi molto a rallentatore, giusto per non fare mosse azzardate.
"Sì, grazie per avercelo fatto notare a voce così alta, signor Malfoy" sibilò la Mcgranitt, velenosa, mentre Dalton soffocava una risata.
"E lei, signor Zabini, può astenersi?" sbottò, rivolgendosi poi al ragazzo di colore, tutto pacioso per fatti suoi.
Tom guardò Joe, che si stava schiaffeggiando la fronte per l'idiozia del ragazzo e strinse i denti; l'avevano ridotta come carne da macello e – naturalmente – il cavaliere dall'armatura brillante era corso in suo aiuto.
"Perché quando incolpate qualcuno dovete per forza incolpare anche me, ma se vengo incolpato io non viene incolpato nessun altro?" disse Dalton, beccandosi un sorrisetto irritante da parte di Nott.
"Dieci punti in meno a Serpeverde, ora silenzio" sibilò la Mcgranitt, che aveva la mascella così serrata da far temere ai suoi studenti di potersi spezzare i denti da un momento all'altro.
Ted si sbrigò a sedersi al suo posto, silenzioso e Scorpius ruggì a bassa voce, beccandosi un calcio negli stinchi da parte di Lily.
"Che cazzo ridi, cervo a primavera?" bisbigliò Dalton verso Tom, che dal sorrisetto irritante era passato ad una faccia seria e funerea.
"Ma noi non avevamo aggiustato la situazione?" sbuffò il ragazzo dai capelli neri, incrociando le braccia al petto.
E va bene, sì, avevano fatto la pace, ma potevano aver aggiustato tutte le situazioni del mondo... fin quando ci sarebbe stata Joe di mezzo, si sarebbero azzannati fino agli ultimi giorni della loro esistenza.
"Hai cominciato tu!" mugugnò Dalton, incrociando le braccia al petto e mettendo un muso lungo.
"Merlino, Zabini! Hai due anni o cosa?" borbottò Tom, alzando gli occhi blu di fronte a sé e incontrando – sorprendentemente – gli occhi di Rose.
Quella prima arrossì come un peperone, poi si girò di scatto, dando una gomitata dietro la testa di suo fratello Hugo e mandandolo con la faccia nel purè.
"Cazzo!" la sentirono urlare, prima che si tappasse la bocca con le mani chiuse a coppa.
"Merda!" scappò detto a Tom, visto che aveva attirato tutta l'attenzione della Sala, compresa la Mcgranitt.
Questa spalancò gli occhi come due fanali.
"Eau de finesse!" ridacchiò Dalton, che era – volente o nolente – sempre in mezzo.
"E io che dovrei dire?" piagnucolò Hugo, che quando mangiava si ritrovava sempre nella testa in qualche pietanza.
Rose, se possibile, divenne ancora più rossa.
"Oh, oh. Ma guarda un po' che vedo... ti piace la Weasley!"
E disastro, apocalisse, fine del mondo!
Dalton urlò quella frase così forte che rimbombò tra le pareti, facendo il giro della Sala e zittendo persino i professori.
Rose divenne di un bianco cereo e Joe sputò tutto il bicchiere di succo di zucca che stava bevendo; Lily sbatté la testa sul tavolo, chiedendosi perché tutta la gente a cui tenesse piacesse un Serpeverde e Scorpius inclinò il capo, fissando Rose curiosamente.
"Vabbè, dai... è scopabile" borbottò, dando la botta finale.
"NEL MIO UFFICIO, IMMEDIATAMENTE!"
Sì, la botta per mandarli dalla preside a calci nel culo.

E dopo mezz'ora di bestemmie e di "sei stato tu!" e "no, cazzo, sei stato tu", di calci e pugni da parte di Tom, che li aveva ridotti ad ammassi di carne, si ritrovarono seduti tutti paciosi nell'ufficio della preside.
E chi c'era?
Pure quel maledetto di Lupin! Oh, ma Scorpius lo avrebbe ammazzato... Merlino, se lo avrebbe ammazzato!
Quello voleva la sua Lily, glielo leggeva negli occhi, e lui non si sarebbe fatto soffiare la ragazza da un Lupin. Ne valeva il suo onore, orgoglio e pure la sua vita, se proprio doveva essere melodrammatico.
"Io... io... non so' come definire il vostro comportamento!" la preside si sedette con aria afflitta, portandosi una mano alla testa e chiedendosi – mentalmente – cosa avesse fatto di male nella sua vita per meritarsi tutta la generazione dei Potter\Weasley, dei Malfoy – e pure dei Zabini, visto che erano tutti, nessuno escluso, una spina nel fianco – nella sua scuola.
"Ne ho abbastanza di voi. Vi subisco da secoli, oramai" mugugnò, partendo dai loro genitori sino a loro.
"Siete terribili, sì" affermò Ted, sorridendo e colorando i suoi capelli di un azzurro vivace.
Scorpius mimò con una smorfia l'espressione del professore, bestemmiando in Turco quando Lily, per zittirlo, gli menò l'ennesimo calcio nella tibia.
"Siete tutti in punizione"
E un tonfo attirò l'attenzione di tutti quanti: si girarono all'unisono e trovarono Rose Weasley con la fronte collassata sul tavolo, piagnucolante.
"Tutto finito, la mia carriera è tutta finita" singhiozzò, con i capelli rossi che sembravano una balla di fieno.
"Ed è tutta colpa vostra" continuò, mentre la Mcgranitt sospirava afflitta e fucilava quei disgraziati attraverso gli occhiali dalla montatura severa.
Ecco, lo sapeva! Quelle pesti riuscivano a farla arrabbiare con la stessa velocità con cui si facevano perdonare.
"Non potrò frequentare il corso di Medimagia e mia madre mi diserederà" continuò Rose, melodrammatica, tirando su con il naso e scuotendo le spalle in singulti silenziosi.
La preside rabbrividì: la Granger era cambiata abbastanza da non diseredare la sua primogenita per una punizione a scuola, ma sapeva che era abbastanza cambiata anche da poter fare di peggio. Chissà, tipo costringerla a vivere con suo padre.
Merlino...
"D'accordo, d'accordo! Pulirete tutti quanti insieme l'aula trofei – senza magia – e solo per questa volta non verranno né avvisati i vostri genitori né segnati nel registro scolastico" sbuffò la Mcgranitt e puff, come per magia Rose rialzò la testa con un sorriso spettacolare sulle labbra.
"Grazie prof!" cinguettò tutta mielosa, facendosi guardare male sia da Tom che dalla preside.
"Sì, grazie proffi!" ridacchiarono Dalton, Hugo e Scorpius in coro, strappando un sorriso alla donna.
"Fuori dal mio ufficio, ruffiani!" borbottò, mandandoli gentilmente a quel paese.
Scorpius – così – giusto per fare scena, fece un sorrisone a trecentocinquanta denti e prese Lily per mano, baciandole poi le nocche. "Dai, andiamo, amore" sibilò, fissando Ted con gli occhi grigi contratti.
Lily avvampò, la Mcgranitt fece cadere il biscotto allo zenzero che teneva tra le mani – e che si frantumò direttamente nel tè – Dalton inciampò sui suoi stessi passi e i capelli di Ted divennero di un nero inquietante.
"Arrivederci!" e via come un fulmine afferrò Lily per un braccio e sfilò come una saetta fuori dall'ufficio della preside.
"Scorpius!" sbraitò Lily, sballottata a destra e manca nei corridoi.
"Lily!" la scimmiottò il ragazzo, mentre lei si girava e storceva la bocca nel constatare che avevano seminato tutti.
Ma che aveva nelle gambe?
"Merlino, Malfoy! Se non ti fermi subito giuro che..." strillò come un ossessa, bloccandosi immediatamente quando lui si fermò di botto e la schiacciò al muro con il suo corpo.
Era lì, a pochi centimetri dal suo volto ed era meraviglioso.
Guardò il piccolo neo sulla tempia, le sfaccettature verdastre nel grigio stupefacente dei suoi occhi e il fuoco. Sì, il fuoco; ne aveva uno che divampava nel suo sguardo in modo irrefrenabile, spaventoso e la bruciava, divorandola dall'interno.
Lui la stava mangiando viva.
"Giuri che...?" sussurrò Scorpius, poggiando i palmi aperti ai lati del suo viso e bloccandole qualsiasi via d'uscita. Qualsiasi scampo per fuggire da lui. Dal suo cuore. Dal suo respiro sulla bocca che le stava portando via l'anima.
"Ti crucio" bisbigliò Lily, ingoiando a vuoto e aggrappandosi alle sue spalle.
Scorpius sorrise e lei arrossì, facendogli la linguaccia.
Il suo profumo aveva qualcosa di intossicante: era pesante, entrava dentro, restava sui vestiti – lasciava tracce, ricordi – e uccideva lentamente; Scorpius aveva un profumo fantastico, ma micidiale.
"Baciami" soffiò Scorpius, sghembo, infilando un ginocchio tra le sue gambe e avvicinandosela ancora di più: ora i loro cuori battevano all'unisono – uno a destra e uno a sinistra dell'altro – e in quell'abbraccio compensavano il vuoto che vagava al lato opposto dei loro sterni.
"No"
"Baciami" ripeté Scorpius, poggiando la fronte contro la sua e infilandole una mano tra i capelli rossi come il sole al tramonto.
Un respiro e Lily sorrise, poggiando la guancia contro il suo palmo.
Due respiri e Scorpius passò velocemente le labbra sulle sue, strappandole senno e voglia di scappare. Stava bene lì, perché andare via dalla felicità?
Tre respiri e lui seppe che era finito: lui non era niente, nessuno, quando lei non c'era; tra quelle braccia si sentiva Serpeverde e Grifondoro, coraggioso e ambizioso, intelligente e potente. Tra quelle braccia era principe e pirata, nobile e contadino, Scorpius e Malfoy.
Lily lo completava... in tutto e per tutto, ovunque e dappertutto.
"Tu sei mia" mormorò, prima di intrufolare la lingua tra le sue labbra.
E al diavolo Lupin e tutte le sue manfrine. Al diavolo il mondo e pure la guerra che si stava scatenando là fuori – nonostante fossero loro le esche – lei lo stava baciando ed era l'unico posto dove volesse stare.
"Sì. Sono tua"
E black-out totale. Buio, vuoto, niente.
Sentì solo il suo corpo contro il proprio, la sua lingua calda nella propria bocca e quelle piccole mani dappertutto: nei capelli, sulla faccia, attorno al collo; sembrava volesse strozzarlo – sembrava volesse strappargli il respiro.
E impazzì per lei, con lei.
"Mia, mia" ripeté con voce strozzata, senza staccarsi dalla sua bocca rossa, dal calore che quel corpo emanava, urlando che non era di nessun altro se non di lui – che la stringeva – che si stava rendendo conto di amarla.
Le sue dita alzarono la gonna della divisa di Lily, che rovesciò il capo contro il muro e gemette, aggrappandosi ancor più forte alle sue spalle.
Salì piano, lentamente, in un instabile tortura...
"Ma voi un letto non ce l'avete?"
E il premio per impicciona rompicoglioni dell'anno, naturalmente, andava a Chrysantha Nott!
"Tu, invece, hai un radar che ti dice in quale posto e in quale ora ci appartiamo?" sibilò Scorpius, staccandosi frustrato da Lily e cercando di non mangiarsi le nocche.
Merlino santissimo! Se le cose andavano avanti così, avrebbe dovuto assumere il metodo di Lupin: lui, un cesso chiuso a chiave e tanti fazzolettini.
E vaffanculo, maledizione!
"E secondo te a me fa piacere vedervi trastullare dalla mattina alla sera?" sbraitò Chrys, che quel giorno indossava un paio di occhialoni che le coprivano il visetto deliziosamente struccato.
"Per caso sei diventata cieca da un giorno all'altro?" domandò Lily, allentandosi la cravatta e i primi bottoni della camicia per il caldo assurdo che portava la vicinanza di Scorpius.
Chrysanta si aprì in un sorriso bastardo che mise ansia alla rossa.
"Parli di questi?" cincischiò, indicandosi gli occhiali dalla montatura di un verde scuro.
Lily annuì, guardinga.
"Oh, niente di che! Ho scoperto che a tuo fratello piacciono intellettuali!" ridacchiò, frivola, legandosi i capelli castani in una coda alta.
Lily represse un conato di vomito.
"Intellettuali mentalmente, Nott. Non fisicamente" sbuffò Scorpius, chiedendosi del perché la carnagione della sua ragazza avesse assunto un colorito verdognolo.
"Vedrai quanto sarò intellettuale mentalmente quando lo legherò al mio letto e..." iniziò Chrys, venendo interrotta da un urlo micidiale di Lily.
"Nott, per l'amor del cielo! È mio fratello!" sbraitò la Potter, scuotendo il capo per liberarsi dell'immagine di Albus legato ad un letto. In procinto di sadomaso.
Oh santissima Morgana...
"Bleah" si disgustò, piagnucolante, mentre Scorpius fissava Chrys con la bocca tesa in una linea sottile.
"E fammi capire, tu progetti del sadomaso con quello sfigato di Potter e poi dici che ti si blocca la crescita nel vedere me cercare di combinare qualcosa con la mia fidanzata?"
E boom. Bomba lanciata.
Sconvolto generale, bocche spalancate, silenzio assoluto.
Scorpius Malfoy si tappò le labbra troppo tardi: il danno era fatto.
"Ma dai, che vi aspettavate? Le sta dietro e a malapena le ha infilato la lingua in bocca!" sbuffò Dalton, apparendo alle spalle di Chrys e facendole venire mezzo infarto.
Era in compagnia di Albus, arrossito alla vista della Nott e Joe – che era finita lì senza nemmeno saperlo e si guardava attorno ancora piena di lividi.
Lily non aveva ancora saputo quello che era successo: Dalton le aveva solamente raccontato che Cecilie e le sue amiche l'avevano spinta dalle scale e lei per rabbia si era tagliata i capelli e graffiata il viso.
Cecilie, quella mattina, si era svegliata con il volto trasfigurato in un ammasso di brufoli e i capelli a zero.
"Smettetela di parlare di me come se non ci fossi" sbuffò Lily, aggiustandosi la gonna della camicia e facendosi guardare male da suo fratello.
"Pensa se lo sapesse James..." sibilò Al, guardandosi le unghia perfettamente curate – cosa strana per un ragazzo – e sorridendo soddisfatto.
Lily lo fucilò con un occhiata.
"E pensa se sapesse che ti piace Chrysanta. Si fionderebbe ad Hogwarts con la sola intenzione di squadrarsela e magari farsela sulla cattedra della Mcgranitt" cinguettò Lily, incattivita, mentre il ragazzo dai capelli corvini impallidiva alla prospettiva.
Il loro caro fratello James, che ora era un Auror fatto e finito, aveva il piccolo vizietto di rubare le ragazze di Al. Non che fossero proprio le sue ragazze; semplicemente Al si innamorava, queste non lo cagavano 'manco di striscio e James se le scopava.
Punto, fine.
"Ti odio" sibilò Albus, guadagnandosi un bacio volante da quel diavoletto che era sua sorella.
"J'adore" ridacchiò Lily, mentre Dalton sbadigliava e si grattava la pancia stile uomo delle caverne.
"Che palle" sbuffò Zabini, sgranchiendosi la schiena e stiracchiandosi. Rovesciò il capo alla sua destra, dove Joe guardava in aria – come se sul soffitto ci fosse chissà cosa di interessante. –
Dalton alzò il capo, storcendo il naso.
"Hm, ma guarda: c'è un pipistrello sulle travi" sibilò sarcastico, facendo sobbalzare Joe. Questa lanciò un urletto isterico e si aggrappò alle sue spalle.
Hm, santi pipistrelli, pensò Dalton, palpando il fondoschiena della Smith con la scusa di abbracciarla e proteggerla da quei pipistrelli cattivoni.
"Dove, dove?" urlò nel suo orecchio, affondando il visino tumefatto nella sua spalla e buttandogli le braccia al collo.
Tutti si zittirono e li guardarono con tanto d'occhi: Joe aveva dovuto allacciare le gambe alla vita di Dalton per stringerlo e ora quel maiale la teneva in bilico per le natiche.
"Ma sì, sulle travi, Joe" cincischiò il ragazzo di colore, mentre quella piagnucolava terrorizzata.
Lily alzò gli occhi al cielo e storse la bocca quando vide che non c'era proprio nessun pipistrello. E nemmeno le travi, a dirla tutta, ma prima che potesse farlo notare alla sua migliore amica, Dalton stava già sogghignando nella sua direzione.
"La porto lontano da qui... sai, le fanno paura i pipistrelli" ridacchiò, facendo ciao-ciao con la manina e dandosela a gambe prima che Lily potesse lanciargli qualcosa contro.
"Stiamo andando via?" miagolò Joe al suo orecchio, mentre lui tutto fischiettante si dirigeva verso il bagno di Mirtilla. Continuando a toccarle il sedere come niente fosse.
"Tranquilla, dolcezza, ti sto portando via" ridacchiò Dalton, aprendo con un calcio la porta del bagno e tenendosela in bilico come niente fosse.
Sembrava un koala tanto gli stava attaccato, ma a lui non dispiaceva. Poteva sentire il suo cuore battere e il suo respiro accarezzargli l'orecchio.
Era da secoli che non l'aveva così vicina a sé.
"Dove siamo?" bisbigliò Joe, alzando la testa dalla sua spalla nel sentirlo aprire un'altra porta. Dalton la mise giù solo quando si chiuse la porta del cunicolo alle spalle. A chiave.
Si accasciò contro la porta e la guardò dall'alto, dove lei cercava di regolarizzare il respiro. E il tremore delle mani. E il cuore.
Era strano come l'aria si saturasse di qualcosa appena saliva la temperatura o si stava anche solo ad un metro di distanza; subito sapeva di qualcosa – qualcuno – e immediatamente entrava dentro, come se venisse iniettato direttamente nelle vene e non avesse paura di mischiarsi nel sangue.
Dalton lo sentiva sottopelle, nei polmoni – come se cercasse di corrodergli le ossa – e sembrava che non fosse mai abbastanza; Joe era ad un solo metro da lui e gli stava infettando già gli arti, le membra, il respiro.
"Non guardarmi così" miagolò, con gli occhi bassi e sfuggevoli e la bocca tremolante.
In realtà avrebbe potuto guardarla in altri mille modi diversi, ma la sostanza non sarebbe mai cambiata: lei era bella anche così, vestita di sbagli e ferita dagli errori.
La vide sedersi accanto al wc e fare una smorfia nel portarsi le gambe al petto. Era bella anche così, così vera da togliere il fiato.
"Sto ricordando" mormorò Dalton, con il capo poggiato contro la porta e stendendo le gambe su di lei. Bella, immobile, silenziosa.
Joe inclinò il capo, fissandolo confusa.
Aveva gli occhi di chi amava e lo faceva con troppa intensità, con troppo desiderio – finendo per ferirsi – finendo per scottarsi con lo stesso fuoco che aveva alimentato lei.
"A cosa?" bisbigliò, sbattendo ripetutamente le palpebre, incerta – abbagliata – con i capelli ad accarezzarle le guance un po' flosce e un po' rosse, come se avesse bevuto. Come se si stesse ubriacando del loro profumo messo insieme.
"A quando facevamo l'amore"
Le sue dita s'incastrarono alla perfezione tra le sue, quasi come se fossero state create apposta per ritrovarsi – stringersi – rimanere in quel modo, tra di loro, come se non ne potessero fare a meno.
"Dalton!" lo riprese, rimproverandolo con voce leggera e lui sogghignò, accentuando la stretta.
"Non ho mai smesso di farlo, nemmeno un secondo" continuò in un sussurro, baciandole le nocche della mano quasi con riverenza.
Joe rilasciò un sospiro con fatica e la sentì tremare interamente, come se anche a lei – quei pensieri – le suscitassero un calore dentro che mandava fuori di testa.
"Nemmeno io"
Dalton sorrise, socchiudendo gli occhi e avvicinandola con uno strattone a sé: in quel momento gl'importò poco che Joe era tutta ferita e ogni movimento brusco le facesse male... voleva solamente sentirla vicina. Voleva sentirla dentro, fino alla nausea.
"Joe, Joe, sono stanco di ricordare" mormorò Dalton, aprendo di scatto gli occhi azzurri e fissandola intensamente, come se volesse divorarla. Come se volesse imprimersela nella mente con una violenza assurda.
"Dimostrami che hai scelto me" sussurrò, afferrandola per i fianchi e sedendosela in grembo, a poca distanza da quel viso imperfetto – tumefatto – ma spiazzante.
Merlino, amava ogni suo difetto.
"Io sceglierei sempre te, Dalton. Sempre" rispose Joe, portandosi il suo palmo aperto al viso e poggiandoci la guancia graffiata.
"Perché ora sì e prima no?"
Joe sorrise amaramente e si rispecchiò nei suoi occhi azzurri che – con lei – non erano mai gelidi. Non mentiva quando diceva che avrebbe sempre scelto lui: ora lo sapeva, sapeva che anche lui avrebbe sempre scelto lei.
"Perché mi hai scelta" rispose Joe a bassa voce, incastrando le dita tra le sue e fissandolo determinata come non mai.
"L'avevo fatto da prima" sbottò Dalton, incazzandosi come una biscia.
Joe sorrise, accostando il naso alla sua guancia e rilasciando un sospiro che gli sfiorò la bocca.
"Prima era ossessione di vincere contro Tom" lo riprese, baciandogli dolcemente la mandibola e scendendo verso il collo.
"Joe, tu sarai sempre la mia prima e unica scelta"
E lo disse guardandola negli occhi, come una strana dichiarazione d'amore che non comprendeva né ti amo e né ti voglio. Ma solamente una scelta.
Lui stava scegliendo lei e lo avrebbe fatto sempre. E a Joe questo bastava.
Gli buttò le braccia al collo e se lo strinse contro con una violenza inaudita, imprimendoselo e incastrandoselo dentro.
"Anche tu. Sempre"
E questa volta lo baciò con la consapevolezza che non sarebbe fuggito, che era suo e di nessun altra. E che stava scegliendo lei.
Sempre.

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