I piedi uno davanti all'altro, lo sguardo basso, i vestiti stretti contro il petto ed il vento che gli accarezzava dolcemente il volto, come la carezza premurosa di Steve. Camminava velocemente come se potesse scappare dalle proprie responsabilità e dalle proprie paure. Aveva sempre affrontato così i problemi, e sembrava la soluzione migliore, fino ad ora. Il campo delle roulotte non era vicino alla casa di Steve, ma preso dall'ansia e dall'agitazione del momento, lo vide in lontananza dopo un tempo che Eddie riteneva breve. Sicuramente i pensieri che gli affollavano la mente, lo avevano distratto dal percorso che ormai sapeva a memoria, e in un battito di ciglia si ritrovò con la mano appoggiata alla porta senza la forza di aprirla. Si pentiva di aver pronunciato quelle due parole proprio in quel momento, non sapeva neanche cosa lo avesse spinto a farlo. Si pentiva di tutto in realtà, i sensi di colpa lo stavano divorando lentamente dall'interno, ed in quel momento quasi invidiava il dolore dei morsi dei demopipistrelli.
La porta della roulotte si aprí senza che il ragazzo facesse pressione sulla maniglia e vide la figura di suo zio troneggiare su di lui. Eddie cercò di nascondere al meglio delle sue capacità gli occhi arrossati e l'espressione avvilita, che non riusciva a dominare in nessun modo.
"Eddie... Ma che fai qui sulla porta? Pensavo ci fossero dei ladri!"
L'uomo si spostò per farlo passare, per quanto sembrasse schivo e poco empatico, aveva capito perfettamente che c'era qualcosa che non andava.
"Stavo... per aprire..."
Il ragazzo entrò nella roulotte facendo piccoli passi, aveva la voce spezzata cercando di trattenere le lacrime.
"Ragazzo mio... lo sai che l'amore è un sentimento tanto bello quanto sadico..."
Chiuse la porta senza guardare negli occhi suo nipote. Eddie rimase colpito da quelle parole e deglutì piano.
"Non... non c'entra questo... è colpa mia..."
Anche il signor Munson rimase colpito nel sentire il ragazzo aprirsi, anche se in qualche modo, con lui, non lo aveva mai fatto.
"Di chiunque sia la colpa... se ci tieni davvero dai il massimo per rimediare!"
Eddie strinse un po' di più i vestiti che aveva in mano contro di se e tirò su con il naso.
"Sono un fallimento..."
Lo zio scosse la testa piano, non lo guardava e non lo sfiorava, non era un uomo affettuoso, ma voleva davvero bene a suo nipote, lo riteneva il figlio che non aveva mai avuto. Sospirò sedendosi sul divano rumorosamente."Non sono mai stato un bravo insegnate di vita... ma ti ho sempre spinto a non arrenderti! A volte le situazioni sembrano più grandi di noi, ma qualsiasi brutta esperienza tu abbia passato, l'hai superata a testa alta e con il sorriso!"
Eddie scosse la testa sentendolo, al contrario delle parole dello zio, si sentiva uno scarafaggio inutile.
"Eddie! Oltre ai fatti accaduti recentemente... hai superato la morte di entrambi i tuoi genitori... viviamo in condizioni precarie in una roulotte malmessa... ed hai delle cicatrici evidenti sul corpo! La vita ci mette davanti a scelte difficili e a momenti duri... ma tu, mio caro nipote... sei riuscito a superarli tutti! Qualsiasi motivazione ci sia questa volta, sono sicuro che andrà tutto per il meglio, perché tu sai combattere!"
Ormai gli occhi di Eddie erano completamente stracolmi di lacrime che spingevano per uscire, non l'aveva mai vista da quella prospettiva. La sua vita era stata una continua lotta per ottenere la felicità. E lui quella felicità l'aveva trovata nelle piccole cose, un pensiero da parte di un amico, il club di D&D, la sua chitarra, la musica metal e sopratutto in Steve. Una lacrima gli rigò il volto mentre si dirigeva nella sua stanza sotto lo sguardo indagatore dello zio, sperava di aver fatto la mossa giusta con lui.Chiuse la porta alle sue spalle posando i vestiti che aveva in mano da ormai troppo tempo sulla sedia. Passò davanti allo specchio realizzando di avere addosso la maglia e i pantaloni di Steve. Erano morbidi, comodi e sopratutto profumati come lui. Non voleva rinunciare in nessun modo alle sue attenzioni, agli abbracci e alle carezze dolci, ma sopratutto non voleva rinunciare ai suoi baci caldi ed avvolgenti. Si buttò sul letto a pancia in giù e nascose il volto nel cuscino soffocando un pianto liberatorio. In quel momento avrebbe voluto essere con la testa sulle sue gambe a farsi sfiorare i capelli, mentre veniva guardato con quegli occhi color nocciola che gli scaldavano il cuore. Avrebbe voluto sentirgli dire parole dolci e sopratutto avrebbe voluto un altro di quei baci sulla fronte, che lo facevano tornare un po' bambino e lo rassicuravano anche nei momenti no. E magari tutto quello avrebbe potuto riceverlo se solo non fosse scappato, era davvero scappato da Steve? Il ragazzo più dolce e gentile che avesse mai incontrato! Si sentiva così dannatamente stupido.
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Musica per l'anima || Steddie
Fanfiction"Poteva sentire il cuore di Steve battere più forte del solito anche da quella distanza, ed andare a ritmo con il proprio. Steve era la sua musica per l'anima, quella che non era mai riuscito a sentire con un paio di semplici cuffiette, quella che g...