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Un'altra notte insonne passa in fretta.
Sono le sei del mattino e ho finito di leggere le ultime righe di un libro che ho acquistato ieri, in una libreria vicino la mia nuova casa. Quando leggo il tempo passa in fretta ed è rilassante, oltre ad essere una soluzione capace di distrarmi dai miei tormenti.

Fumo una sigaretta e ascolto un po' di musica. A differenza dei libri la musica mi ricorda tutto, come se parlasse del mio stato d'animo.
Pensandoci, sono un po' incoerente.
Cerco di scappare dai mostri sotto il letto ma finisco nel farmi divorare da essi.
Tutti necessitiamo di qualcosa, no? Ed io ho bisogno di star male per sentirmi me stesso. Forse la felicità non fa per me oppure è solo un modo per non dimenticare. D'altronde ciò che ci ferisce, prima ci ha reso felici anche per un breve periodo, segnando la nostra vita e rubando un pezzo della nostra anima.

Cambiare casa non è stata una cosa utile. Da quando io e mia madre ci siamo trasferiti a Seattle da Simon, il suo nuovo marito, le cose si sono complicate. Nella vecchia città abbiamo già provato a convivere ma non è andato per niente bene.
Subivo sempre attacchi da lui, addossandomi la colpa di ogni suo problema e molte volte diventava anche aggressivo nei miei confronti. Non siamo fatti per stare nella stessa casa, ma come ho già detto, tutto ciò che ci ferisce, prima ci ha reso felice. Ci accorgiamo dopo di tutto il resto. Nel mio caso, vedevo mia madre felice e ciò rendeva felice anche me, anche se pur pre un breve periodo.

Mi addormento verso le sette e qualche ora dopo sento bussare alla porta. È mia madre. Senza aspettare una risposta fa il suo ingresso, con aria furibonda, nella mia stanza.
«Giordano, per la miseria devi sistemare questa benedetta stanza, sembra di stare in un porcile!» blatera.
«Buongiorno anche a te mamm-» Non mi fa neppure finire la frase, che impreca ricordandomi di sistemare immediatamente la mia camera da letto. «ho capito, cazzo, devi dirmi qualcos'altro?» Impreco a sua volta.
«No... Anzi si, stamattina sono andata a comprare i libri per la nuova scuola, oppure hai dimenticato che domani mattina inizi il primo giorno?» Mi ricorda arcuando il sopracciglio. Merda, la scuola. «Purtroppo me lo ricordo MAMMA, grazie a tuo marito, che ci ha costretti a trasferirci.» Mento, dando la colpa all'uomo che ha e continua a distruggere la mia vita.
«Abbi un po' di rispetto verso Simon, ingrato.» Mi urla mostrando la sua faccia infuriata ed io le rispondo con un bel "vai a quel paese".
Da quando mio padre è venuto a mancare, mia madre si è sposata di nuovo con un altro uomo e non esiste più la pace per me. Mi suscita un odio tale, da richiedere il massimo della mia sopportazione e non so quanta forza di volontà io abbia in corpo, per resistere dal mollare un pugno in faccia a quest'uomo. Chissà cosa avrà visto in lui, non è neanche bello, oltre a essere un alcolizzato e omofobo, ragione per la quale io non abbia fatto ancora coming out, dato che esercita un'influenza su mia madre in modo assurdo, potrebbe metterla contro di me facendo in modo che io coltivi un odio anche verso di lei da parte mia, ma in piccola parte ci è già riuscito, assecondando e ridendo alle sue battute sugli omosessuali, come se i veri mostri siano loro. È solo un manipolatore di merda.

Dopo aver avuto una discussione abbastanza accesa con Simon di prima mattina, a pugni stretti, mi avvio verso il soggiorno, dove mia madre è solita guardare i suoi programmi del mezzogiorno, scagliandomi contro di lei. «Tuo marito è un gran coglione, bella scelta mamma, veramente.» Urlo quasi con le lacrime agli occhi. «Che succede stavolta?» Domanda preoccupata. «Che succede? Mi ha dato del finocchio e del fallito, come cazzo si permette!?» Alzo il tono di voce contro mia madre. «E quindi? Stava sicuramente scherzando, non puoi prendertela tanto, per così poco, Giordan. Porta una ragazza e mostra che non lo sei no?» Mi dice con naturalezza. Sta scherzando? Mi viene da piangere a ogni loro mancanza di tatto nei miei confronti, come se gli venisse difficile anche solo dire la parola "gay" oltretutto.
«Se-sei seria? Mamma, "gay", si dice "G-A-Y", tutto ciò è colpa tua, io non devo dimostrare nulla a nessuno, okay? Tanto meno a quell'uomo che non mi rappresenta nessuno in famiglia!» esclamo uscendo dal soggiorno, sentendola parlarmi dietro sempre e solo delle stesse cose: di rispetto, contegno, educazione; in pratica tutto ciò che non hanno nei miei confronti, tralasciando lui, ma mia madre? trova sempre un motivo o una spiegazione per giustificarlo, addirittura è arrivata a dirmi che fa tutto questo per vedere di che pasta sono fatto e a causa sua per due fottuti anni sono andato dallo psicologo perché credevo di avere dei disturbi mentali. Di questo passo, gli sferrerò un destro in piena faccia, facendogli rimpiangere di aver voluto sapere di come io sia fatto realmente.

The Rose Of A LiarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora