La domanda che ci viene posta più spesso è: "come stai?".
Lì, non sai se dare la risposta giusta, oppure, fingerne una abbastanza convincente da non sollevare domande scomode. In fondo è tutto una finzione, i gesti, le tue risposte e gli interessi verso la persone. In realtà non importa a nessuno come tu stia, si interessano solo a cosa pensi e conoscere i tuoi segreti più nascosti per usarli contro di te.
A volte rimango a guardare me stesso allo specchio ed è inevitabile pensare che il problema sono io. Forse dovevo suicidarmi quando ne ho avuto la possibilità.
Sono passate due settimane da quelle due morti ed io ancora oggi, sfrego le mani con esagerazione, rivedendo quel sangue non mio che impregnava le mie mani e ormai anche la mia anima.
Riesco ancora a sentire quegli spari, rimbombano nella mia testa come un petardo esploso in un enorme parcheggio vuoto e gli occhi di ethan spegnersi fra le mie braccia.Arrivai dalla psicologa, non stavo migliorando e continuava a fare domande su ethan, se ne sapessi qualcosa. Cosa vuole da me questa donna? Non le basta già stressarmi con le stesse stronzate ad ogni seduta?
《Come ti senti?》 Chiede la psicologa.
Be', io sento di stare sulle montagne russe, dove ci sono attimi simili alla felicità, di spensieratezza e poi quel vuoto dopo la grande discesa. Sento spesso mancarmi il respiro, inizia a bruciarmi ogni singola parte di me, fino ad arrivare agli occhi. E l'orgoglio?
L'orgoglio non vogliono che le lacrime scendano, perché se lo facessi, mi sentirei vulnerabile, perso, solo, perché se lo facessi, nessuno potrebbe consolarmi e, non perché non ci siano le persone attorno a me, solo che le persone che vorrei al mio fianco non ci sono. Quelle che vorrei io adesso, in questo momento, per dire come io stia realmente.
È tutto uno schifo quando non sai cosa vuoi veramente, non esserci un unico colore nella tua vita, ma troppe sfumature, rimanendo sempre in disparte.
Non mi sento più parte del film. Non mi sento più il protagonista della mia vita.
《Sto bene!》esclamo.
《No, non stai bene, te lo leggo negli occhi Giordan, stai peggiorando, almeno stai prendendo le tue pillole per l'insonnia?》domanda con un cipiglio e uno sguardo preoccupato.
Non volevo mentirle, le prendevo, ma forse ne assumevo un po' troppe nello stesso momento.
《Sì, ma non fanno più effetto, non ha qualcosa di più forte?》domando con l'espressione di uno che vuole manipolare una psicologa.
《Purtroppo non posso, nelle tue condizioni, non so che uso ne faresti, se non hai nulla da dirmi, allora puoi andare, ci vedremo in settimana, sperando di vedere dei miglioramenti》esordisce, accompagnandomi all'uscita. Mi limito ad annuire, ma qui, nella mia testa le cose non andavano affatto bene.
Iniziai a camminare a piedi, non sapevo dove stessi andando, finché non mi fermo nell'abitazione di Josh, ormai qui, decido si bussare alla porta, che non tarda ad aprirsi.
Una bellissima ragazza dai capelli nero corvino si palesa davanti ai miei occhi, avevo gli stessi occhi di Josh, deduco sia la sorella.
《Eh tu? Chi saresti?》Domanda la ragazza arrossendo allo stesso modo del fratello, erano quasi identici.
《I-io... sto cercando Josh, ma meglio che vada..》rispondo con affanno.
《Ma no dai, entra, gli amici di Josh sono anche i miei amici》esordisce, prendendomi da un braccio, facendomi entrare in casa.
《No davvero, dovevo solo dire..》stavo quasi per terminare la mia frase, quando una voce maschile mi interrompe.
《E chi è questo bel ragazzo Lyzz? Il tuo ragazzo?》domanda quest'ultimo non curandosi di me.
《È un amico di Josh!》esclama la ragazza, portando un ciuffo dietro l'orecchio.
《Piacere Giordan》mi presento al ragazzo dai pettorali perfetti.
《Sono il suo ragazzo, quindi il piacere è tutto mio, mi chiamo Ryan》mi porge la mano che stringo con piacere e subito raggiunge lyzz, porgendogli un bacio sulla guancia. Erano così belli insieme.
《Josh è in casa?》 Domando ormai impaziente.
《Purtroppo no, ma tornerà presto, se non ti scoccia, puoi aspettarlo qui.》mi invita a restare, non potevo dire di no a quegli occhi color ghiaccio della sorella di Josh. Avevano un potere immenso.
Tra una chiacchiera e un'altra per conoscerci meglio, chiedo se posso andare ad aspettarlo in camera sua.
Adesso mi ritrovo un'altra volta a rovistare tra le cose di Josh, in cerca di qualche pasticca o qualcosa per sballarmi. Dopo aver ispezionato tutta la strada trovo uno scatolo con delle pillole di benzodiazepine, che metto subito in tasca, rimettendo a posto la stanza.
Sento la voce di Josh, che spalanca la porta in modo irruente, si stava baciando con un altro ragazzo, sentivo un nodo alla gola formarsi e un senso di vomito farsi strada dentro di me.
Mi schiarisco la voce, per farmi notare e finalmente i due si staccarono.
《Giordan, ma che ci fai qui?》 Domanda sorpreso e imbarazzato Josh.
Non riuscì a dire niente, le lacrime fecero il loro corso. Iniziai a correre, volevo sparire. Volevo morire.
Raggiunsi il "nostro" posto preferito, ero sfinito, non avevo nemmeno il mio inalatore con me, ero in preda ad un attacco di panico.
Ho distrutto tutto, le mie amicizie si sono interrotte troppo presto, mia madre non parla più con me, non mangia e non va più a lavoro e Josh? È andato avanti con la sua vita, dimenticandosi di me.
Inizio ad ingoiare tutte le pillole che ho preso da Josh, una dopo un'altra, forse ero io quella che doveva andar via. Forse era oggi il momento di raggiungere mio padre.
《Papà, ti prego, portami con te!》 Dico tra un singhiozzo e un altro, guardando il cielo, che iniziò a girare troppo in fretta, fino a perdere i sensi, crollando tra le mille fogli di varie sfumature e colori.
Sentivo una luce ardere sempre di più, mi metteva serenità, stavo davvero bene, udivo quella voce che tanto mi mancava, era mio padre, che tra i raggi di quella luce, vidi in lontananza e, tra un pianto e un altro, rincorsi verso di lui, che stringendomi fra le sue braccia mi sussurra all'orecchio un "andrà tutto bene piccolo, vorrei tanto che tu fossi qui con me ma, non è la tua ora. Non è il tuo momento! Hai ancora da vivere e tanto da perdonarti, ciao piccolo mio".
Mi sveglio soffocando nel mio stesso vomito, con due dita in gola, era quelle di josh.
《Voglio morire Josh, ti prego lasciami in pace》dico con la voce spezzata e lo sguardo di chi è arrivato al limite.
《Non puoi dire così Giò, io ti amo! E sei stato tu ad allontanarmi, ricordi?》Dice stringendo la mia faccia fra le sue mani, obbligandolo a guardarlo.
《Ti amo anch'io, ma non merito di continuare a vivere la mia vita》ribatto.
《Non dopo aver ucciso una persona cazzo!》esclamo ad alta voce, non curandomi che qualcuno potesse sentirmi.
《Shhhh!》mi tappa la bocca.
《Conunque cosa accadrà, voglio esserci per te, sempre. Non mi importa quanto sei svitato o se fai schifo come fidanzato, io non credo di essere nella top ten dei ragazzi perfetti, impareremo...》ascoltavo le sue parole, ma il mio corpo mi abbandonò, addormentandomi fra le braccia della persona che penso reamente di amare.