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Leggere mi aiutava molto, specialmente nei momenti di sconforto, erano la mia libera uscire, anche se più considerata una porta d'emergenza dove mettersi in fuga da qualcosa o qualcuno.
Era mio solito immergermi nelle parole di una storia che non era la mia, provando invidia verso coloro che hanno una vita con un lieto fine. Certo era troppo presto per arrendersi, ma chi la trova la forza di lottare ancora? Di certo non io.
Molti penserebbero che io sia codardo, non li biasimerei affatto, ma non sanno chi io sia, di certo non pretendo di convincerli del contrario, mi importava poco del pensiero altrui, anche se aveva un certo impatto nella mia vita facendomi entrare in conflitto con me stesso e arrivare sull'orlo di una crisi.
Ammetto che non mi dispiaceva mettermi in discussione o sentire la mia vita scivolarmi dalle mani, era l'unica cosa che riusciva a farmi provare emozioni dopo la morte di mio padre, la cosa a cui io stesso mi aggrappo ogni giorno di più.

Adesso è diverso, non sapevo come agire alla foto di Simon tra le mani e volevo sapere di più su questa storia, Josh è stato poco chiaro, ma la colpa è mia. Devo parlargli.
Mi preoccupava cosa potessi scoprire, non c'era di mezzo solo la mia vita, ma anche quella di mia madre e non è una cosa da niente.
Scrivo un messaggio a Josh che volevo sapere di più e il perché ha voluto che io sapessi chi fossero i miei aggressori. Penserei che fosse un gesto dato dal senso di colpa, ma no, c'è qualcos'altro che Josh nasconde e sono certo che c'è qualche collegamento tra loro.

Aspettavo la notte per riuscire a sgattaiolare fuori dalla finestra del bagno inferiore, la porta avrebbe sicuramente attirato l'attenzione di mia madre che ha il sonno leggero e la gentilezza di un elefante se qualcuno disturba il suo pisolino. Le voglio bene ed è anche per questo che devo scoprire la verità su l'uomo che ha sposato.
Prendo le mie scarpe da ginnastica e furtivo scendo le scale di casa, che cigolavano come in un film horror di Stephan king, amavo i suoi libri, ma hanno il potere di trasmetterti paura e la mia era di poter svegliare mia madre subendo una delle sue sfuriate come è già successo quando uscivo di notte da solo.

Uscito dal giardino, aspettavo di vedere la macchina di josh a poca distanza dalla mia abitazione, mi auguro che non ci siano i vicini impiccioni, si riempirebbero la bocca con poco e riuscire a essere molto creativi con i pettegolezzi, me l'hanno accennato Nicole e Josephine.

Salgo in macchina, ero nelle peggior condizioni possibili: pigiama, giubbotto e scarpe da ginnastica.
C'erano i riscaldamenti accesi, che non dispiacevano in una serata fredda, anche perché il mio pigiama non era di un tessuto che tenesse caldo.
«Ehi...» mi saluta Josh una volta chiusa la portiera dell'auto.
«Non ho molto tempo Josh, spiegami quale collegamento c'è tra questi tre uomini e lui.» sparo di getto come un missile che rischia di fare esplodere un intera città.
«I tre ragazzi sono le stesse che ti hanno aggredito qualche giorno fa» si incupisce. Quegli occhi azzurri, vederli tristi mi fa venire una morsa allo stomaco.
«Josh, fin qui ci sono, ma lui? Cosa c'entra con tutto ciò?» domando.
«Lui suppongo sia il capo dei tre, fanno parte di traffichi di droga...» risponde con amarezza, più per se stesso che per loro.
«Non è possibile, ne sei pienamente sicuro?» domando allarmato. Un altro frammento della mia vita sta per cadere a pezzi, pensavo fosse pazzo, ma addirittura fare parte di un traffico di droga e sicuramente l'organizzatore dell'aggressione non me lo sarei mai aspettato.
«Si, perché io...» prova a dire qualcosa, ma invano.
«Josh, quest'uomo è il mio patrigno e potrebbe aver organizzato quell'aggressione lo capisci?» condivido i miei pensieri con lui.
«Ma per quale assurdo motivo farebbe una cosa del genere?» domanda in preda al panico.
«Mi odia per la mia omosessualità, ma non credevo fino a tanto» dico iniziando a ricordare tutti gli atti di violenza che ha sempre avuto nei miei confronti.
«È sempre stato violento con me, non capisco perché ha agito indirettamente, a meno che non voleva uccidermi. Di certo sapeva come divertirsi con me, sporco bastardo.» aggiungo, non riuscendo più a trattenere le lacrime.
Josh prova a consolarmi, ma lo respingo, avrei avuto bisogno di questo, di un abbraccio o una semplice carezza, ma non dopo avermi abbandonato e al tal proposito colgo la palla al balzo.
«Perché non hai preso le mie difese quella sera? Perché non li hai affrontati con me?» domando ormai fuori controllo, non controllando neanche più il mio tono di voce.
Volevo picchiarlo, ma allo stesso tempo avrei voluto saltargli addosso e fare sesso.
«Io...» tenta di dire. Sembrava che non avesse altra scelta che tacere.
«Me ne vergogno, ma avevo paura. Si, avevo paura Giordan, ti sei mai chiesto il perché possedessi tanta droga? Oppure perché io tenessi delle pistole in casa mia? Be', sono scappato quel giorno perché ho dei debiti da saldare con il tuo patrigno, la prendevo da lui la droga. Inizialmente pensavo che fossero venuti per me, per questo ti ho lasciato in mano loro. Spero tu possa perdonarmi, ma io ho provato a dirti di lasciar perdere.» Dice ormai abbandonato anche lui alle sue lacrime.
Non sapevo che dire, ero consapevole di uscire con un tossico come Josh, ma che fosse uno spacciatore e per giunta di Simon mi fa rabbrividire. C'erano più segreti qui, che nella serie Pretty Little Liars, solo che ero io ad essere nel mirino di tutti.
Non trovavo un vero e proprio motivo per la quale Simon poteva fare un gesto del genere, se non l'odio verso il figlio di sua moglie, ogni volta che lo penso rabbrividisco.

Non avevo ancora perdonato Josh per ciò che ha fatto, penso debba prendersi le sue responsabilità in merito a tutto, anch'io ho paura di molte cose, ma le supero, più o meno.
Riguardo Simon non sapevo come agire, non potevo nemmeno incastrarlo, non avevo prove e non mi fermerò finché non avrò la mia vendetta.

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