Volevo chiedergli scusa, dovevo proprio farlo, ho un problema nel gestire la mia rabbia repressa, comprendendo solo dopo essermi calmato di aver esagerato, magari sul serio stava solo scherzando e per lui non era nulla di che, ma per me è più complesso, odio chi si prende gioco di me, uso questo mio lato come scudo e non so scusarmi in seguito per i miei errori, soprattutto quando la sfogo su qualcuno. È più forte di me a volte.
Ho perfino ignorato i suoi messaggi e quelli di Josephine e Nicole che si sono scusate per il comportamento di Josh,questo mi ha fatto capire che quest'ultimo non avesse detto nulla del mio gesto.
Era già lunedì, evitai la scuola, non volevo incontrare quegli occhi, sicuramente pieni d'odio, che mi avrebbero ucciso una volta che si sono imbattuti con i miei.
Di pomeriggio ho anche l'incontro dalla psicologa con tanto di psicopatici e depressi, fantastico direi.
Mi alzo finalmente dal letto, vado in bagno e faccio una doccia veloce, poi prendo una tuta grigia e la indosso, volevo uscire un po' prima che si faccia subito pomeriggio, avevo proprio bisogno di schiarirmi le idee. È ciò che diceva la mia vecchia psicologa, se sto per avere un crollo emotivo, devo tenere la mente rilassata e una passeggiata era tra le cose che mi distraevano da ciò che chiuso in stanza potevo causarmi.Cammino per qualche isolato, sono le dieci e mezza, non c'era molta gente in giro, solo qualche padre che passa il tosa erma nel loro giardino e qualche anziano che annaffia le piante. È un posto calmo.
Il consiglio della psicologa, funzionava sempre, sono più rilassato, finché non sento un auto di fianco a me che apre la portiera e una voce a me familiare che mi comanda di salire, abbasso il capo per capire se fosse lui, è il ragazzo che ha appena rovinato la mia quiete interiore, mandando tutto a puttane.
«Cosa vuoi Josh?» domando con tono stanco.
«Parlare» risponde.
«Me lo devi, dato che mi hai mollato un pugno in piena faccia, non credi?» aggiunge prima che io potessi aprire bocca.
Tentennai un po', ma alla fine salgo sull'auto grigia di Josh e vengo invaso da un odore buonissimo di muschio, guardo quest'ultimo che mette in moto.
«Dove mi stai portando?» chiedo confuso.
«In un posto più tranquillo e isolato» risponde svoltando a destra.
Non vorrà mica abusare di me o uccidermi per vendetta, non che io abbia paura di morire, ma non per mano sua almeno.
«Vuoi uccidermi per ciò che ti ho fatto?» Domando con voce ironica.
«Ovvio te lo meriteresti in fondo, grazie per l'idea» dice facendo la faccia compiaciuta ed io alzo gli occhi al cielo, focalizzandomi sull'asfalto che scorreva veloce sotto ai nostri occhi.
Dopo dieci minuti di strada spegne l'auto, davanti a noi c'erano tanti alberi, alti e grossi, con una cascata di foglie arancioni e rosse per via dell'autunno e del vento che le faceva cadere.
«Che ci facciamo qui?» domando incuriosito.
«Scendi e lo vedrai» risponde slacciando la cintura e scendendo dall'auto, iniziando a camminare, seguendolo non conoscendo il posto, fino a che non mi blocca con una mano sul petto.
«Se ti mostro una cosa, giurami che non lo dirai a nessuno» dice alzando entrambi le sopracciglia e puntandomi il dito.
«Non capisco, ma okay, te lo giuro.» ribatto facendo spallucce.
Mi sentivo come nei film romantici ed io odio quel genere di cose, non fanno per me, non trovavo neanche il senso di tutto ciò e mi chiedevo solo ora che ci facesse lui qui e il perché non fosse andato a scuola nemmeno lui, ma non mi importava chiederglielo.
Camminiamo per un altro po', fino ad arrivare ad un laghetto piccolo, tutto ciò che si vedeva era il riflesso degli alberi, che con il vento diventavano buffi, l'acqua era sporca, sicuramente per via del tempo, ma i colori che la rispecchiavano erano rilassanti, affascinato della vista non mi accorsi che due occhi azzurri mi stavano guardando compiaciuti, quindi mi ricompongo cercando di non trapelare il mio entusiasmo e il mio piacere nel guardare quel posto tanto sfoglio ma così pieno di vita.
«Quindi? È questo il posto in cui mi hai portato?» domando in modo strafottente.
«Si, bellissimo vero?» risponde con un'altra domanda.
«È carino» dico con tono fermo.
«Anche se non capisco ancora il motivo di ciò Josh» lo guardo negli occhi, che distolgo subito per il disagio.
«Volevo chiederti scusa» dice con tono dolce.
«Non sei tenuto a chiedermi scusa, mi conosci da solo pochi giorni» esordisco.
«Non è esatto, tu conosci me da pochi giorni, io conosco te da ormai un mese circa» dice con tutta la normalità di questo mondo.
«In che senso, sei uno stolker o che altro?» domando con un cipiglio.
«No, semplicemente andiamo nella stessa libreria quando ci va di leggere o acquistare nuovi libri» risponde ridendo alla mia domanda ed mi sono sentito uno stupido, non mi ero mai accorto della sua esistenza.
«Ciò non toglie il fatto che tu sia uno stolker» non avevo altro da dire, mi sento un giudice che punta il dito all'imputato senza sapere quale sia il crimine.
«O magari ti ho solo inquadrato come fanno tutti se vedono qualcosa di interessante» dice ed io non potetti fare altro che tacere, limitandomi a guardare ancora quel lago. Con la coda dell'occhio vedo che Josh va verso qualcosa, girandomi vedo che stava per sedersi su un tronco d'albero caduto e lo raggiungo facendo la stessa cosa.
Prendo il mio pacco di sigarette, offrendone una anche a Josh che accettò, aspiro e pensavo di fare una cosa che non riesco quasi mai a fare e che andava fatto.«Ti chiedo scusa» dico con un filo di voce guardandomi attorno per vedere se ci fosse qualcuno.
«Cosa?» chiede.
«Ho detto che ti chiedo scusa!» esclamo con un tono più alto in modo da farmi sentire.
«Oh, ce l'hai fatta» dice spingendomi lievemente con il gomito, ridendo entrambi imbarazzati. Sembrava così normale adesso stargli cosi vicino.Parlammo del più e del meno, trovai Josh interessante, oltre ad una persona che sa ascoltare. Finita la seconda sigaretta, ritorniamo alla sua macchina, dove chiedo di accendere i riscaldamenti perché stavo letteralmente congelando.
C'era un'aria meno pesante e sentivo ogni singolo muscolo calmarsi rispetto ad un ora fa prima di salire su questa macchina, cerco di allacciare la cintura, fallendo miseramente, era incastrata e sento Josh ridere alla mia goffaggine.
«Lascia fare a me dai» dice in tono premuroso avvicinandosi a me.
Eravamo vicinissimi e i suoi occhi dalla cintura passano a me, è un bel ragazzo e non potetti non mordermi il labbro alla vista delle sue labbra carnose, lui fa lo stesso con le sue, inumidendole e non resistevo più.
Con una mano accarezzai la sua nuca, avvicinandolo a me con dolcezza, fino a sfiorargli le labbra, sentivo il suo respiro mischiarsi con il mio e ancora una volta il suo odore di muschio mi invase le narici, lui prende le iniziative, la mano che ha sul mio ginocchio, la fa salire sul mio interno coscia e un brivido di piacere mi pervade il corpo, arrivando al cavallo del miei Jeans, dove iniziò a massaggiare nel momento esatto in cui inizia a baciarmi, le nostre lingue non tardano nel ritrovarsi per la seconda volta, con la differenza che questo me lo sarei ricordato perfettamente, anche se gli effetti erano gli stessi e quando ci sballammo insieme. Si avvicina al mio orecchio mordendo il mio lobo, lì impazzì del tutto, slaccio la cintura che poc'anzi aveva allacciato e lui assecondandomi sposta il suo sedile indietro permettendomi di salire a cavalcioni su di lui, non sapevo cosa esattamente stava accadendo ma, non mi importava, né della posizione scomodissima e né tanto meno che non conoscessi del tutto questo ragazzo, volevo solo le sue labbra e poterle consumare per qualche istante.