_Capitolo 7_

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La mattina dopo, Yoongi era sulla terrazza a osservare in lontanaza il mare con il cielo punteggiato di nuvole bianche.
Una fresca brezza gli arruffava i capelli e non riusciva a smettere di sorridere.
Era questa la libertà: poter indossare una maglietta mal ridotta, calzoncini consunti e starsene lì a fissare il passare del tempo con uno splendido omega senza che occhi indiscreti si chiedessero chi fosse, da quanto tempo stessero insieme e se sarebbe diventato o meno la prossima Luna di Taegu.
Non doveva nemmeno preoccuparsi di matrimoni, negoziati o del prezzo dei carburanti.
Jungkook, al quale aveva imposto di chiamarlo solo per effettiva necessità, stava gestendo in maniera adeguata la casa branco e gli inviava resoconti giornalieri via mail. Persino BamBam sembrava scomparso.
Indossò un paio di sandali, un cappello da baseball e gli occhiali da sole. Una volta nascosti i suoi famosi occhi vermigli, sarebbe sembrato un qualunque giovane alpha che andava a comprare caffè e brioches per il suo omega ancora addormentato.
Il bar in fondo alla strada era piccolo ma reso invitante dal profumo di caffè, panna, vaniglia e zucchero.
Ordinò con un marcato accento americano, nel caso la cassiera fosse appassionata di giornali scandalistici.
Prese cappuccini e cornetti, e tornò  a casa ansioso di svegliare Jimin.
Sarebbe rotolato nel letto, gli avrebbe sorriso dolcemente... forse gli avrebbe fatto cenno di raggiungerlo mentre il caffè e le brioches si freddavano.
Sì, sarebbe stato un dolce risveglio per entrambi.
Jimin fece una smorfia quando un fascio di luce gli colpì gli occhi chiusi.
Si strinse il lenzuolo attorno al corpo nudo.
Dopo la loro lunga, eccitante notte insieme non si era preoccupato di indossare la sottoveste sexy che aveva comprato per l'occasione o la maglietta che di solito usava per dormire.
"Sveglia, bella addormentata" cantilenò una profonda voce maschile. "So che hai ancora il jet lag, ma sono quasi le dieci. Vieni a prendere un po' di sole, ti sentirai meglio."
"No, non voglio." Jimin rotolò sulla pancia e seppelli la testa sotto il cuscino.
"Ho portato il cappuccino, tesoro. E croissants freschi. L'ideale per svegliarti."
Jimin lo osservò con un occhio solo. Sembrava troppo arzillo per i suoi gusti. "Yoongi, sono le cinque del mattino a New York e io devo ancora riprendermi dal volo."
"Okay, Jimin." Posò il vassoio sul comò e attraversò la stanza. "Lascia che ti aiuti a rilassarti."
Il materasso sprofondò sotto il suo peso quando si accomodò vicino a lui. Le mani calde si mossero sulle spalle di Jimin, massaggiandole e allentando la tensione.
"Dove hai imparato?"
"Ho preso lezioni da un fisioterapista, nel caso il ruolo di Alpha non facesse per me."
A Jimin sfuggì una risata.
"Non mi credi? La Corea può rivelarsi molto instabile ed è sempre bene avere un piano B."
Con quel velo di barba così sexy, il suo piano B avrebbe dovuto essere una carriera come modello di biancheria intima.
"In cosa ti sei laureato?"
"Politica Finanziaria internazionale. Se dovessi avere problemi per addormentarti, ti racconterò tutto sul modello Mundell-Fleming, la teoria dell'area valutaria ottimale e l'indice di parità dei poteri d'acquisto."
A Jimin venne da sbadigliare al solo sentire quei nomi.
"Santo cielo, ma esiste davvero questa roba?"
Yoongi si protese verso di corvino e gli sussurrò all'orecchio "La teoria della parità di potere d'acquisto è nata in Spagna nel XVI secolo ed è stata modernizzata da Gustav Cassel all'inizio del Novecento".
"Oh, non smettere, non smettere" scherzò Jimin.
Lui rise. Tirò via il lenzuolo e cominciò ad accarezzarlo lungo la schiena fino al sedere, afferrando le natiche con entrambe le mani.
Jimin sussultò e cominciò a eccitarsi. "Oh, lì sono molto sveglio. Dovrai massaggiarmi parecchio per far rilassare una zona tanto delicata."
"Morbido e rotondo. Ho desiderato farlo da quando ti ho visto camminare con quella maxi maglia nera aderente in boutique. Per poco non mi sono messo a sbavare."
Lo invitò a reggersi sulle mani e le ginocchia. "Oh, sì" sussurrò l'omega mentre Yoongi si posizionava alle sue spalle.
Gli accarezzò la sua tenera erezione mentre si slacciava i pantaloni.
Jimin smaniava per sentirlo dentro di sé.
Inarcò la schiena, sollevandosi per lui. Yoongi accettò l'invito e lo penetrò con un'unica spinta vigorosa.
"Sì, Yoongi, oh..."
Si aggrappò alla testata del letto per sostenersi.
Yoongi era inarrestabile, la testiera del letto sbatteva ritmicamente contro il muro a ogni affondo.
Gli succhiò il lobo dell'orecchio e Jimin cominciò a fremere e ansimare, sopraffatto e allo stesso tempo estasiato dalla sua intensità.
Gli fece serpeggiare una mano fra le gambe per toccare l'erezione ormai formata dell'omega tesa e turgida, e ciò bastò a fargli rompere gli argini.
Jimin inarcò la schiena all'indietro per poggiargli la testa sulla spalla mentre lui lo trascinava inesorabile verso straordinari picchi di piacere.
Quando Jimin gridò il suo nome riversandosi sulle lenzuola, Yoongi gli mordicchiò il collo e lo seguì, con un orgasmo così dirompente che Jimin temette per l'incolumità del letto.
Yoongi gli gemette nell'orecchio e lui si contorse per guardarlo, gli catturò la bocca con la sua e gli affondò la lingua tra le labbra, imitando la sua penetrazione.
Yoongi ne rimase scosso da un ultimo tremito e allontanò la bocca, ansimando in cerca d'aria.
"Oh... mio Dio, Jimin."
L'omga abbassò la testa, strabiliato da quel rapind esplosivo.
Yoongi lo lasciò andare e Jimin collassò felice sul materasso, coprendosi gli occhi con un braccio.
"Jimin? Stai bene?"
Si voltò a guardarlo. "Voglio che tu sia sincero con me, Yoongi."
"Si?" Sollevò un sopracciglio nero.
"So che è una domanda personale, ma te lo chiederò lo stesso: il sesso è sempre così con te?"
Lui si lasciò sfuggire una specie di risata strozzata, ma non rispose.
Jimin continuò: "Cioè, immaginavo che avremmo fatto scintille dopo l'episodio in limousine, e tu hai il cazzo più grosso e spettacolare che abbia mai visto, ma questo... è roba nucleare".
"Nucleare" ripeté lui. "E hai detto che ho..."
"Il cazzo più perfetto, grosso e spettacolare... il migliore che io e ogni altro omega di New York abbiamo mai visto. E pensa che ho frequentato la scuola d'arte, dove ritraevamo dei modelli nudi, e ne ho visti un bel po'."
"E dici che il mio è il migliore?"
L'orgoglio da alpha ebbe la meglio sullo choc e un sorriso soddisfatto comparve sul suo volto.
"Oh, ma piantala. Di sicuro qualcunaltro te lo avrà già detto."
"Non in modo così dettagliato. E visto che hai chiesto sincerità, non sono mai stato...nucleare con nessun'altro."
"Oh, ma figurati. Probabilmente sei uscito con alcune e alcuni degli ormaga più belli del mondo."
Yoongi rimase in silenzio per un istante, come se ci stesse pensando. "Sono stato fotografato con molti uomini e molte donne veramente belli. Alcune di queste persone le ho baciate, ma c'è una grossa differenza tra pubblicità e realtà. Nessuna di quelle persone loro ha la stessa scintilla, la stessa gioia di vivere che tu metti in tutto ciò che fai."
"Tutto?" Le parole di Yoongi la elettrizzavano quanto il suo corpo.
"Oh, certo. Disegnare abiti, mangiare chili dogs, fare l'amore con me..." Lo fece rotolare contro di sé. "Devo proprio dartene il merito. E poi con il tuo splendido viso d'avorio e i capelli neri sembri uscito da un dipinto di Tiziano. E il tuo fisico ..." Fece scorrere una mano sulle sue curve.
"Hai un corpo fatto per il piacere. E sono incredibilmente lusingato che tu lo abbia condiviso con me. Non c'è mai stato nessuno come te prima d'ora."
Yoongi lo baciò di nuovo.
"Wow" mormorò Jimin. "Tutta questa parlantina poetica la insegnano alla scuola per Capi alpha??"
"No, sei tu che mi hai ispirato." Gli baciò la punta del naso e si alzò. "Resta qui. Il nostro caffè forse è ancora caldo." Afferrò i vestiti e corse in bagno.
Jimin si copri con le lenzuola. Po
Pochi istanti dopo Yoongi ricomparve con un vassoio. "Un cappuccino per lei signor Park." Tolse il coperchio dalla tazza a portar via e Jimin lo sorseggio.
"Si, avevi ragione... è ancora caldo.
"E una pasta alle mandorle."
"Mmh, deliziosa." Le briciole caddero sul letto. "Oh, sto facendo un disastro."
Lui sogghigno, e Jimin si guardò intorno, le briciole erano il meno. Un cuscino era finito in corridoio, il lenzuolo gli si era attorcigliato al corpo come una toga e quello con gli angoli si era del tutto sfilato dal materasso.
La testata aveva addirittura quasi sfondato la parete.
Yoongi si schiari la voce in modo discreto. "Ti ho detto che la donna delle pulizie è compresa nell'affitto?"
"Ottimo." Alzò la tazza a mo' di brindisi e insieme gustarono una colazione sorprendentemente spensierata in quell'allegro caos.

Yoongi si stava rivelando molto gradevole, e non solo a letto.
Sarà stata una vacanza fantastica.

E dopo?

Pensarci era davvero spiacevole.
Be', Yoongi sarebbe pur dovuto tornare a New York di tanto in tanto, e magari si sarebbero rivisti.
Una cosa tipo amici di letto?
Doveva essergli sfuggita una smorfia perché Yoongi gli chiese se volesse altro zucchero nel caffè.
Jimin decise di godersi il momento e smetterla di preoccuparsi per il futuro. "No, è perfetto. È tutto perfetto."

Jimin sorrise al proprio riflesso nello specchio.
Aveva scelto una camicetta di seta color zaffiro con lo scollo a V e un pantalone palazzo nero.
Completavano l'outfit labbra rosse abbinate alle scarpe.
Era elegante, ma abbastanza casual per una cena in un ristorante locale con vista sulla città.
Si fermò un attimo per prendere lo scialle dall'armadio e poi uscì per raggiungere Yoongi in salotto. Lui stava in piedi davanti a una delle alte e strette finestre.
Il sole era tramontato qualche minuto prima e il crepuscolo illuminava il suo profilo.
Naso dritto, labbra sottili e mento deciso... era così bello che provò una fitta al petto. Ma, almeno per il momento, era suo.
Il principe si voltò.
Jimin sperò che la luce soffusa nasscondesse il suo viso perché non riusciva a smettere di guardarlo in adorazione.
"Eccoti, Jimin." Yoongi accese la lampada sul tavolo e lo riportò alla realtà.
Prendendolo per mano, lo squadrò dalla testa ai piedi.
"Non ho voluto metterti fretta, e vedo che ne è valsa la pena. Sei splendido, come sempre."
"Grazie." Jimin contraccambiò l'ispezione. "E tu stai benissimo."
Yoongi indossava una camicia button-down di seta nera con le maniche corte, pantaloni di lino e sandali di pelle; un'uniforme estiva di molti uomini che seguivano la moda eurpea, ma lui sembrava uscito dalla copertina di GQ Italia.
"Mi fa piacere che approvi." Lo disse serio, come se avesse temuto che potesse esserci una microscopica possibilità del contrario.
"Chi ti sceglie i vestiti?" gli domandò.
"I vestiti?"
Parve confuso e poi si osservò la camicia e i pantaloni.
"Sì, vai a fare spese di persona o...?"
"Ho un personal shopper a Seoul" ammise come se fosse un oscuro, vergognoso segreto. "Purtroppo non ho molto tempo per fare acquisti perché devo partecipare a numerosi eventi e funzioni, così Jungkook ha le mie misure e mi porta dei nuovi completi all'incirca una volta mese."
Jimin fischiò sottovoce, Jungkook sarebbe stato un ottimo venditore per un negozio d'abbigliamento maschile. "Fa un lavoro eccellente" lo rassicurò. "Sembri molto distinto."
Ebbe un attimo d'esitazione e aggiunse: "Allora, per uscire a cena, dobbiamo mimetizzarci?".
"Cosa?"
Si mise lo scialle sopra la testa per nascondersi il viso.
"No, Jimin. Non sono mai stato da queste parti della città e sono riuscito a evitare di comparire sulla maggior parte dei tabloid."
"A parte la classifica degli scapoli più appetibili di People" lo punzecchiò Jimin.
L'espressione addolorata sul viso di Yoongi non aveva prezzo.
"Se trovo chi mi ha proposto per quella maledetta classifica gliela faccio pagare cara. YuJin mi ha fatto autografare diverse decine di copie di quel settimanale e le ha messe all'asta per beneficenza. E poi voleva mettere all'asta pure me. Neanche fossi un gigolò..."
"A proposito... TaeTae vuole che gli mandi un gigolò coreano. Giovane, sexy e stupido"
Yoongi scoppiò a ridere. "Adesso contatto il mio assistente e gli dico di cominciare a cercare."
"Se è bello, può andare bene anche l'assistente."
"Voi ragazzi di New York siete troppo audaci... penso che il povero Jungkook si spaventerebbe."
Jimin si mosse verso il divano e vi si accomodò.
"E tu, hai paura di questo ragazzo di New York, povero piccolo Yoongi?"
Il piccolo Yoongi non sembrava affatto spaventato, ma piuttosto compiaciuto mentre cercava di sfilarsi i pantaloni di lino. "Come sempre, vivo per servire."
Lo osservò con occhi avidi mentre Jimin si tirava giù lentamente l'orlo del pantalone, rivelando il sospensorio nerp e il pizzo che lui aveva amato fin dal giorno in cui si erano conosciuti.
"Bene" mormorò Jimin, facendogli cenno di raggiungerlo con un dito."Servi me."

Atelier [Yoonmin]Where stories live. Discover now