_Capitolo 9_

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Nonostante si sforzasse di delegare ai suoi assistenti, Yoongi dovette ritagliarsi un paio d'ore per pensare agli affari.
Jimin fece lo stesso ma, visto che dirigeva un negozio e non un Branco e un azienda presente sul mercato globale, finì molto prima. Malgrado le sue decise posizioni anti-matrimonio, Tae, si stava dimostrando così in gamba da gestire senza problemi la boutique.
Jimin chiuse l'app sul telefono e andò a cercare Yoongi. Era seduto sul divano, chino sul tablet e impegnato a parlare con il suo assistente personale. L'omega attese finché non gli vide fare una pausa per respirare e gli fece un cenno.
"Jimin, tesoro, è saltato fuori un problema. Sono in conference call..."
L'omega lo salutò con un gesto e sorrise.
"Ti stai annoiando? Posso chiedere a BamBam di portarti da qualche parte.">
Busan non era certo New York e lui non aveva bisogno di una guardia del corpo. "Pensavo di fare una passeggiata e un po' di shopping. Devo acquistare un regalo per Tae e qualcosa per Nam e Seokjin magari una bottiglia o due, per le occasioni speciali."
Yoongi tirò fuori di tasca alcune banconote di grosso taglio. "Comprane una anche per noi."
Jimin inarcò un sopracciglio. "Sono troppi per una bottiglia di vino."
"Allora prendi qualcosa per te. So quanto sei indipendente, ma permettimi di viziarti."
"Oh, d'accordo."
In realtà aveva un altro favore da chiedergli: "visto che stai parlando con il tuo assistente non dimenticare che devo avere dei campioni di stoffa da ripor tare a New York, altrimenti salta la mia copertura".
"Ho già messo Jungkook al lavoro." Gli baciò il dorso della mano. "Assicura che arriveranno tra qualche giorno."
"Grazie, Yoongi."
"Non c'è di che." Riprese il telefono. "Possiamo andare a cena fuori più tardi oppure farci portare qualcosa qui."
"Va bene."
Lui annui e tornò alla sua conference call.
Jimin l'osservò ancora un istante e capì che tutta la sua concentrazione adesso era rivolta al lavoro. Be', in fin dei conti era un capo Alpha e un imprenditore, cosa si sarebbe dovuto aspettare? Di sicuro aveva più responsabilità di quante ne avessero i dirigenti che vedeva correre per New York con lo smartphone incollato all'orecchio.
Ripensò a come stesse procedendo bene il negozio nonostante la sua assenza. Certo, Tae si stava occupando soltanto delle vendite e della gestione, non degli aspetti creativi. Visto cosa pensava l'amico del sacro vincolo del matrimonio, sarebbe stata capace di far ricamare L'urlo di Munch sul corpetto e attaccare delle minuscole manette con la pinzatrice sulla gonna. Soffocò una risata, ma Yoongi lo senti e le fece l'occhiolino sorridendo.
Jimin rimase senza fiato.
Da quando un semplice sorriso lo spingeva a fare gli occhi dolci a un alpha che non gli stava prestando la minima attenzione?
D'altro canto, forse era un bene. Era sicuro che, se si fosse guardato allo specchio in quel momento, sarebbe stato mortificato dallo scoprire l'espressione svenevole dipinta sul suo viso.
Si riscosse e fuggì via, insieme a quel poco di dignità chegli restava, per evitare di lanciare il telefono di Yoongi dal balcone e gettarsi tra le sue braccia.
Scese con cautela la stretta scalinata di pietra davanti alla villetta. L'aria fresca fu un sollievo visto che si sentiva ribollire il sangue.
Quasi fosse un genio invocato strofinando una lampada, BamBam comparve in strada ai piedi della scala. Sembrava che stesse cercando di non farsi notare nonostante si trovassero in un ridente paesino di seicento abitanti, probabilmente tutti imparentati.
"BamBam?" Gli rivolse un cenno e lui si scrutò attorno come se lui stesse parlando con un'altra gigantesca guardia del corpo avente lo stesso nome.
"Chi, io?"
Jimin sbuffò per la frustrazione e lo raggiunse con lunghe falcate. "Non c'è bisogno che mi segua, nessuno mi importunerà."
Lui si limitò a fissarlo.
"Sarò al sicuro. Vada a tenere d'occhio lui" e indicò la villa.
"Signorino, lui sta bene. Resterà quasi sempre al telefono e non uscirà. Ma lei è qui e insieme a me sarà al sicuro."
Quella guardia dle corpo era troppo seria.
Santo cielo, qualche giorno di sesso sfrenato con l'alpha Min e aveva bisogno anche lui di una guardia del corpo? In che guai poteva mai finire durante un tranquillo pomeriggio di shopping ?
"Dai paparazzi?"  chiese.
BalBam annuì serio.
"Se qualcuno dovesse importunarmi, gli tirerò in testa una bottiglia di vino." Jimin mimò l'azione e gli angoli della bocca dell'autista si sollevarono di un millimetro o due.
"Oh, d'accordo."
Sospirò e alzò gli occhi al cielo con fare teatrale.
"Andiamo" gli disse mentre si riproponeva di portarlo in farmacia e passare venti minuti nella corsia di lubrificanti aromatizzati, stimolatori per omega e soppressori.
E così si incamminarono.
Il gigante muto gli concesse qualche metro di vantaggio in modo da evitarle lo sforzo di fare conversazione nel suo scarso coreano di Brooklyn, consistente in qualche parolaccia e alcuni nomi di cibi.
Jimin ordinò un bel cappuccino e sulla schiuma il barista gli disegnò un cuore con lo sciroppo al cioccolato, poi andarono per negozi.
Scovò una boutique che vendeva prodotti provenienti da tutta la costa e scelse: un taglio di pizzo per Seokjin; un modellino del ponte di Busan per suo fratello, il modellino di una barca per suo padre che era stato in Marina; una statuina in legno di una donna con l'abito tradizionale per la madre che ancora, e una bottiglia di soju per la nonna che con Jimin si era arresa e si era data all'alcol.
A quel punto si rese conto di essere affamato e raggiunse BamBam.
"Ho fame e questi sono pesanti. Lei porti i sacchetti e andiamo a mangiare."
Scelse un posto tranquillo in una stradina laterale, da cui proveniva un profumino delizioso, e ce lo trascinò dentro. Lui, imbarazzato, rimase in piedi accanto al minuscolo tavolo intralciando il cameriere che stava portando un enorme vassoio di zuppa e antipasti.
Il gigante esitò, ma parve rendersi conto che stava attirando l'attenzione rimanendo in piedi come una statua romana nel bel mezzo del ristorante.
"Prego, si sieda." Jimin lo sospinse verso una sedia.
"Grazie" borbottò.
"Di nulla. Cosa c'è di buono da mangiare?"
"Qui, il pesce."
"Ah, ma certo. Le piace il polpo?"
Lui annui e gli occhi gli si illuminarono.
Ecco un altro devoto degli octopodi.
Anche Jimin lo adorava, ma non aveva voluto ordinarlo quando era con Yoongi perché mangiare una pietanza così gommosa era tutt'altro che sexy.
"Piace anche al suo capo?"
BamBam fini di masticare e le rivolse un'occhiata indagatrice. Probabilmente era già stato subissato di domande sul suo principale, ma decise che le preferenze di Yoongi in fatto di invertebrati marini non fossero un segreto di Stato e assenti.
La zuppa di mare era insaporita con pomodoro, erbette e crostini all'aglio, mentre il secondo era un pesce intero cotto con vino bianco, limone e spezie.
"Apprezza anche la zuppa di pesce" aggiunse "La cuciniamo pure a casa."
"È molto buona."
Jimin notò che il gigante non pronunciava mai il nome di Yoongi o dei Min.
Immaginò che facesse parte delle procedure di sicurezza.
"Che altro mangiate a Taegu?"
"Noi stiamo più a nord, preferiamo carne e cibi piccanti"
Quello era il discorso più lungo che gli avesse sentito fare, l'argomento cibo sembrava stargli a cuore.
"Dovrebbe scrivere un libro di ricette dei..." gli era quasi scappato il nome Min. "Delle vostre parti."
"Non serve a nessuno una cosa simile, tutti sanno cucinare."
"Oh, no. Noi no."
Jimin pensò d'essere l'unico omega  coreano di New York a malapena in grado di preparare un piatto di kimchi.
"Ci pensi: tutti credono che il cibo coreano sia a base di cose cotte al vapore ecc... lei potrebbe proporre qualcosa di diverso."
"Okay, signorino."
Lo stava assecondando.
"Mi guardi. New York ha bisogno di un'altro stilista?"
Lui si strinse nelle spalle, disorientato.
"Glielo dico io: no. Ma non mi è mai importato. E adesso... ehm, l'altra signorina ha un bel vestito da sposa ed è molto felice."
"Sì, è vero. Me lo ha detto e non smetteva più di Parlarne."
"Sono felice di saperlo. È una ragazza bellissima."
"Si."
Si sorrisero scoprendo di stimare entrambi la piccola Luna YuJin.
Jimin bevette il caffè ma rinunciò al dessert, aveva sbocconcellato troppa focaccia durante il pasto. Be', le passeggiate e le contorsioni con Yoongi l'avrebbero aiutato a smaltire. Gli venne in mente il suo amante non aveva ancora dato alcun segno di cedimento e lui stava per finire i completini nuovi da mostrargli. Avevano superato un negozio di biancheria intima proprio poco prima... Posò la tazza.
"Un'ultima fermata e poi possiamo tornare a casa."
La guardia del corpo annuì placido, come se fosse il sogno della sua vita seguirlo per Busan come un carrello della spesa gigante dotato di braccia.
Ci fu una breve discussione quando Jimin cercò di offrirgli il pranzo ma, a quanto sembrava, far pagare un omega era più umiliante che portarle i sacchetti. Jimin si arrese, immaginando che Yoongi lo avrebbe rimborsato.
A un paio di isolati trovò il posto che stava cercando.
BamBam riservò all'esposizione di reggiseni e mutandine in vetrina un'occhiata circospetta.
"Non si preoccupi. Non deve entrare con me."
"Grazie."
Si piantò a ridosso di un muro dall'altro lato della strada, un punto dal quale poteva controllare l'ingresso della boutique.
Jimin entrò e vide subito davanti a sé un mondo di possibilità: corsetti, sottovesti, giarrettiere, pizzi, satin... Prese il cellulare. "Ehi, Tae, sono in un negozio di lingerie e non so cosa comprare."
"Qualcosa di sexy, ovvio."
"Grazie tante al cazzo Tae... ma cosa?"
"Cos'hai portato con te?"
"Qualche bel crop-top, tutte le mie giarrettiere e un corsetto."
"Okay, il look da puttanone è completo. Fammi pensare."
Jimin emise un verso di protesta, ma alla fine dovette ammettere che l'amico aveva ragione.
"Che ne dici dell'esatto contrario?"
"Qui non hanno pigiami in flanella."
"Non in quel senso. Che ne pensi di un bel completo da notte bianco e pudico?"
"Ah, un look virginale... ma non credi che faccia un po' troppo cliché?"
"Lo è anche fuggire in Corea con un bel tenebroso coreano. Fidati, l'ingenuo omega vergine è la scelta giusta."
Jimin rise.
"Gli alpha adorano queste cose, anche se sanno come gira il mondo. Gli piace illudersi di aver conquistato un territorio incontaminato, per così dire."
"Okay." Si avvicinò a un espositore con alcuni completi da notte bianchi e ne scelse uno.
"Questa mi dà l'idea di un povero omega indifeso che, in preda al terrore, scappa nella brughiera mentre il minaccioso alpha lo insegue."
"È quello lo scopo, demente. Se il gotico omega ha un po' di buon senso, fingerà di storcersi una caviglia su una roccia e lascerà che l'AlphaCazzolungo lo prenda."
Jimin si concentrò su un altro modello. "Ehi, questo sembra promettente."
"Mandami un'immagine."
Lo riappese e scattò una foto che inviò immediatamente.
"Cosa ne pensi?"
"Mooolto trasparente."
"Già."
Quel capo era realizzato in due pezzi di pura seta bianca con maniche a tre quarti e aveva un nastro di satin che si allacciava attorno al collo. C'era pure uno spacco sul fianco, ma risultava del tutto inutile dato che il tessuto non nascondeva nulla agli occhi.
"Devi comprarla. Oh, Alpha, non capisco queste strane, nuove sensazioni nei miei posticini proibiti. Vi sentite male? Avete uno strano rigonfiamento nei pantaloni. Ooooooh." Taehyung emise un gemito come se stesse per svenire.
Jimin scoppiò a ridere.
Seokjin adorava i romanzi d'amore di quel genere, e Jimin li aveva presi in prestito quando era più giovane solo per leggere le parti più piccanti. Mmh, forse era nata da lì la sua passione per gli aristocratici belli e tenebrosi.
"Okay. la prendo."
"Bravo!" rispose l'amico piena di sé. "E il mio gigolò? Con che volo arriva?"
"Mi dispiace, in tutta coscienza non posso spedire un povero innocente fra le tue grinfie. Che ne dici di un bel vaso di ceramica?"
La replica di Taehyung avrebbe fatto impallidire uno scaricatore di porto, ma Jimin scoppiò a ridere. "Okay, niente vaso, troverò qualcos'altro. Ti farò sapere com'è andata."
"Fin nei minimi dettagli" precisò l'azzurro.
Si salutarono e Jimin andò a pagare.
La commessa incartò gli articoli e li sistemò dentro una scatola bianca chiusa da un nastro di satin. Jimin se la mise sotto il braccio e raggiunse BamBam.
"Pronto?"
"Ma certo, signorino."
L'omega sospirò.
"Diamoci del tu, chiamami Jimin."
L'orrore sul suo volto le fece trattenere un sorriso. Era la prima vera emozione che vedeva nel viso di quell'uomo da quando si erano conosciuti.
"Non posso, signorino. Sarebbe irrispettoso da parte mia."
"Davvero? Ma non è necessario..."
il gigante scosse la testa.
"Il capo ha detto di servirla come servo lui."
Jimin annuì. il feudalesimo era vivo e vegeto, ciò che diceva il capo era legge.
"Pensa che lui abbia finito di lavorare ormai?"
Aveva qualcosa in mente per la siesta pomeridiana...
















🌸Benvenuti nella serra🌸

Ciao fiorellini ecco qui.
Spero vi piaccia.
Scusate gli errori eventuali ma il mio tempo di revisione è  stato pari a zero
Mancano pochi capitoli alla conclusiome.
Ci aggiorniamo, nel frattempo
Stellina
Commento
&
Selfcare

XOXO
ViAnDaNt

Atelier [Yoonmin]Where stories live. Discover now