Smut"Dove andiamo oggi?"
Jimin era curioso.
Yoongi gli aveva detto di preparare una borsa perché quella notte si sarebbero fermati a dormire fuori, e aveva aggiunto che sarebbe servito il costume.
"Andiamo al mare?"
Indossava una blusa bianca e un pantalone aderente di jeans.
"In un certo senso."
Yoongi lo condusse lungo un molo portando i loro bagagli.
"Oooh, un giro in barca."
Era contento di aver indossato un cappello di paglia a tesa larga e occhialoni da sole alla Jackie O.
"Uno yacht. Mi avevi suggerito di provarlo per rilassarmi, e io volevo rimediare al trambusto di ieri sera."
"Non è stata colpa tua."
"Se fossi un uomo qualunque, non sarebbe mai successo."
Porse i bagagli al marinaio che poi aiutò Jimin a salire sulla passerella.
"Faremo una breve crociera privata."
Jimin sgranò gli occhi.
"Abbiamo l'intero yacht tutto per noi?"
"Più il capitano e un paio di membri dell'equipaggio, incluso uno chef."
Jimin raggiunse il ponte superiore.
Sospirò osservando il mare e gli uccelli che volteggiavano sopra le onde.
Era una giornata splendida.
Uno steward in livrea bianca porse a entrambi una flûte e scomparve.
"Oooh, champagne."
"Prosecco" lo corresse Yoongi "Un vino Italiamo, protoddo nel vigneto non molto lontanto da Verona."
"Sono sicuro che lo adorerò."
Il menta lo sorprese sfilandolgli con delicatezza gli occhiali da sole.
"Voglio vedere questi begli occhioni"
Jimin strizzò i suoi begli occhi nella luce accecante. Yoongi sollevò il calice e lui lo imito.
"A noi."
"A noi?"
C'è un noi? Be', forse per almeno un'altra settimana o giù di lì.
"E alla nostra crociera."
Ah, un piccolo brindisi di buon viaggio.
"Alla nostra crociera."
Fecero cincin e poi bevettero. Il prosecco era fresco e frizzantino.
L'imbarcazione cominciò ad allontanarsi piano dal molo con un basso ronzio di motori.
"È davvero splendido, Yoongi."
Come se fosse la cosa più naturale del mondo le braccia del mento lo cinsero im vita e stringendolo a lui.
"Cosa c'è?"
L'espressione di Jimin doveva riflettere lo sconforto che l'aveva assalito al pensiero di doverlo presto lasciare.
"Oh, il riflesso della luce sulle onde mi ha infastidito per un secondo."
"Allora avrai bisogno di rimettere questi. Mi sentirei in colpa se ti venisse mal di testa per via del sole. Succede spesso a chi non c'è abituato."
Gli sistemò gli occhiali sul naso, e Jimin fu felice di nascondere le proprie emozioni dietro le lenti scure.
"Dove ci porterà questo viaggio?"
"Un'altra sorpresa... a base di sole, cibo e divertimento.""Tre delle quattro cose che preferisco."
"Sono sicuro che possiamo trovare un po' di tempo per la quarta."
"Cosa, nuotare?"
Lui rise.
"Il capitano scenderà tra un minuto per parlarci dei luoghi che costeggeremo, ma penso che subito dopo ti farò vedere la nostra cabina privata perché prenderai un po' troppo sole in tarda mattinata e ti ritirerai per un sonnellino...con me, ovvio."
"Un riposino, di già?"
"Si sa che i coreani sono sensibili al calore" spiegò con espressione seria.
Jimin inarcò le sopracciglia. "Solo al tuo calore" gli sussurrò mentre arrivava il comandante.
"Ah, capitano Go" lo salutò Yoongi con cordialità.
"Signore, signorino... benvenuti sulla Iota. È un piacere avervi a bordo mentre visitiamo le isole del Sud. Se c'è qualsiasi cosa che possiamo fare per rendere il vostro viaggio il più piacevole possibile, non esitate a chiedere."
"Grazie, capitano. I bisnonni del signor Park venivano da Jeju e lui gradirebbe scoprire qualcosa di più su quell'isola."
"Ah, Jeju! Avrei dovuto capirlo dalla sua bellezza. Signore, gli omega e le omega più belli del paese provengono proprio da Jeju. Ma non lo dica a mia moglie... lei è di Seoul."
Risero e poi additò il panorama dietro di sé. "Le isole del Sud sono belle per via di sole, mare, aria fresca e pesce."
"Non vediamo l'ora di assaggiare del pesce fresco."
"Il cuoco preparerà pesce spada alla griglia stasera... pescato questa mattina."
Dopo aver lasciato il braccio di mare di Busan, indicò loro una veduta pittoresca delle colline e delle scogliere punteggiate di casette colorate.
"E adesso Jeju!" annunciò il capitano come un padre orgoglioso. "Il primo agricoltore coreano le diede il nome di sua madre, Jejuin. Che bravo figlio, eh?"
Jimin fissò la minuscola cittadina sul cocuzzolo della collina, non riusciva a credere che i suoi bisnonni avessero avuto il coraggio di lasciarla per trasferirsi a New York; dovevano aver subito un enorme choc culturale al loro arrivo in America all'inizio del XX secolo.
Yoongi gli si avvicinò. "È solo a pochi chilometri dal nostro appartamento. Lo visiteremo prima che tu parta."
Jimin annuì, notando come avesse pronunciato le parole il nostro appartamento per poi farlo seguire dal promemoria sulla sua partenza. Messaggi contrastanti?
"Non muoio dalla voglia di andarmene."
"Nemmeno io" ammise lui. "Questa vacanza è una piccola parentesi di paradiso."
"Un paradiso, eccome! Splendida terra di pace relax" intervenne il capitano Go.
"Ho un'amica che produce un bianco magnifico... è delizioso! Posso farvi concedere un bello sconto."
Jimin si chiese come avrebbe continuato Yoongi se il comandante non si fosse intromesso. Ormai non gli rimaneva che placare i propri nervi e tentare di riprendere il discorso quando fossero stati da soli.
Osservò la costa e a un certo punto balzò in piedi di colpo.
"Guarda, quel tizio sta saltando dalla scogliera!"
"Folle, eh?" La sua voce aveva un tono vagamente nostalgico.
"Tu non lo hai mai fatto?"
"Be... mi pare di averci provato una o due volte mentre ero in vacanza con Yuki e Lucas sulla riviera spagnola, ai tempi del college. Confesso che in quelle occasioni la mia capacità di giudizio era ottenebrata da una considerevole quantità di sangria, ma siamo riusciti a sopravvivere senza danni significativi. Credo che Yuki si sia slogato solo una caviglia."
"Yoongi! Non ci posso credere." Jimin era rimasto a bocca aperta.
Il capitano d'un tratto fu chiamato altrove e si allontanò in fretta.
"Devo ammettere che era stata una mia idea.""
"Eri pazzo oltre che ubriaco?"
"Yuki di sicuro. Era stato scaricato e voleva buttarsi da una scogliera così gli ho detto che, se voleva saltare, doveva portarci con lui. Lucas ha calcolato angolazione e velocità per evitare di sfracellarci sulle rocce, Yuki invece ha ruotato il piede all'ultimo momento e si è fatto male."
"Qualunque cosa per un amico, eh?"
Considerando il fatto che Yoongi era l'unico erede maschio al ruolo di Alpha e che doveva prendersi cura di YuJin, il rischio che aveva corso era scioccante.
"Non immaginavo che avessi un lato spericolato."
Lui inarcò un sopracciglio scuro. "Ah, no?" Gli sollevò il mento con la punta di un dito e si protese per baciarlo, con le labbra chiuse per via dell'equipaggio, che probabilmente li stava guardando. "Noi alpha siamo tutti spericolati, soprattutto quando si tratta di omega di grnade bellezza."
"E come mai?"
"Per lo stesso motivo che ci spinge a tuffarci dalle scogliere: l'ebbrezza del pericolo. E quale sarà il risultato? Il successo o..."
"O una caviglia fratturata. O una testa sfasciata" concluse Jimin con tono asciutto.
Yoongi sorrise e sollevò di nuovo il bicchiere di prosecco.
"Ah, però ci donano ferite di guerra di cui possiamo vantarci. Per esempio, se mi rompessi una gamba sulle discese di Curmaieur poi potrei restarmene seduto nello chalet mentre un bell'omega mi i porta del brandy."
Jimin alzò gli occhi al cielo.
Ecco perché erano destinati soltanto a un'avventura, questo era solo un altro esempio di quanto fossero diversi i loro mondi: Yoongi era un famoso tenore che canta Verdi, mentre lei, a confronto, solo una pessima imitazione di Frank Sinatra; lui un ristorante a cinque stelle e lui una trattoria a conduzione familiare con le tovaglie a quadretti bianchi e rossi e una bottiglia di Chianti coperta da cera come portacandele.
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Atelier [Yoonmin]
FanfictionLa sua sorellina si sposa e Min Yoongi corre a New York per conoscere il futuro cognato MA rimarrà incantato dallo stilista che si occuperà dell'abito da sposa della sorella: Park Jimin. Un giovane ragazzo con i capelli neri ed estrose labbra rosse...