Jimin saltò giù dal letto e si coprì con l'accappatoio.
Erano passati un paio di giorni dalla loro minicrociera e altrettanti lo dividevano dalla partenza e lui non voleva pensarci.
Si passò le mani tra i capelli e uscì dalla camera in cerca di Yoongi.
Era quasi automatico, il bisogno di trovarlo, il desiderio di sapere dove fosse. Non sembrava più il freddo e distaccato Jimin di New York che si era sempre vantato di essere.
"Yoongi?"
L'appartamento era silenzioso.
Fece capolino in salotto e nel cucinino, ma era solo.
D'un tratto si sentì soffocare. Da quando era arrivato in Corea, aveva sviluppato una vera predilezione per le attività all'aperto, anche se si trattava soltanto di stare seduti in una trattoria a mangiare mentre lui e Yoongi ammiravano il tramonto.
Apri la porta che dava sulla terrazza e si lasciò cadere su una chaise longue. La veranda era protetta su tre lati dalla curva della collina ed era ombreggiata da una tettoia in legno coperta di rampicanti in fiore; stare lì non era poi così diverso dall'essere sdraiati a letto, ma l'aria era fresca e intrisa di ogni genere di profumo: il mare, l'esplosione di fiori rossi, rosa e gialli alle finestre e... caffè?
"Yoongi!" Balzò in piedi e gli corse incontro.
Lui agitò una busta bianca e un vassoio con due bicchieri di carta bianchi. Jimin ignorò il cibo e gli gettò le braccia al collo.
"Ehi, ehi..." Yoongi rise, allargando le braccia per evitare di rovesciargli tutto addosso.
Jimin gli scoccò un bacio sulle labbra. "Buongiorno!" lo salutò allegro.
"Buongiorno a te. Devo ammetterlo, non pensavo di ricevere questo genere di benvenuto solo per aver portato la colazione. Vieni a sederti, dai, mangiamo." Si assicuro che Jimin fosse comodo sulla chaise longue prima di porgergli il cappuccino e una brioche appena sfornata, come sempre.
"Sai, mi mancherà tutto questo quando sarò a casa." S'indicò attorno mentre si rilassavano l'uno accanto all'altra.
"L'intera atmosfera... la dolce vita."
"Se ben ricordo, a New York non c'è la dolce vita."
"New York è un posto perlo più da vida loca, un manicomio. La mattina mi alzo, prendo una barretta ai cereali e preparo una tazza di caffè istantaneo al microonde."
Yoongi fece una smorfia. "Non ti concedi nemmeno un cappuccino da Starbucks?"
"Ho smesso di andarci. Ogni tanto, quando posso permettermelo, prendo uno dei loro costosissimi beveroni e lo trangugiò mentre raggiungo il negozio; poi solo acqua, per non rischiare di rovinare gli abiti rovesciandoci sopra qualcosa. Per pranzo mangio una ciotola di ramen o sandwich con burro di arachidi. A cena infilo un piatto pronto nel microonde e nel frattempo do un'occhiata alla contabilità. Lavoro in negozio tutti i giorni tranne la domenica, che passo a casa creando nuovi modelli o cucendo gli abiti di prova da mettere in vetrina. A parte un paio di giorni di festa a Natale e per il Ringraziamento, questa è la prima vacanza che mi concedo da tre o quattro anni."
Jimin abbassò lo sguardo, imbarazzato per il proprio sfogo e per quanto tetra sembrasse la sua vita.
"Mi dispiace che tu sia sempre tanto occupato. Non sono la persona giusta a cui chiedere come si fa a rallentare e ad alleggerire il carico. A quanto pare, tutti e due abbiamo bisogno di fermarci e assaporare l'aroma del caffè, eh?"
Jimin sorrise e sollevò la tazza in modo teatrale per portarsela sotto il naso. "Ah, delizioso."
Quando l'ebbe finito, si lasciò cadere sulla chaise longue.
Rapido come una belva, Yoongi gli fu addosso per mordicchiarle il collo e aprire i lembi dell'accappatoio. "Non hai niente qui sotto?"
"No."
"Ottimo. Ti voglio... subito."
"Dio, Yoongi. E dai... dovresti sapere dov'è la camera da letto." Si ricompose così sarebbero potuti rientrare.
"Voglio farlo proprio qui." Si slacciò i pantaloni, liberando la propria erezione.
"Qui?" Jimin si scrutò attorno. "Ma siamo all'aperto."
"Non ci vede nessuno, siamo nel punto più alto della città e protetti da un tetto." Gli sfiorò la coscia nuda con il pene "Lo desidero da quando ci siamo baciati al Central Park."
"Oh, anch'io."
Jimin aprì subito le gambe per accoglierlo e Yoongi cominciò ad accarezzarlo. "Vedo che riesco a eccitarti con facilità..."
L'omega fece ricadere la testa all'indietro mentre lui gli massaggiava il frenulo con il pollice e lo penetrava con le dita.
Gli scostò i lembi dell'accappatoio e catturò un capezzolo tra le labbra, succhiandolo con delicatezza.
Jimin si protese verso di lui e gli passò le dita tra i setosi capelli color menta. Era paradisiaco sentirli sulla pelle, soprattutto fra le cosce. Yoongi chiuse gli occhi mentre lo assaporava, leccando e succhiando prima un capezzolo e poi l'altro, senza fretta.
Si allontanò per indossare una protezione, poi scivolò dentro di lui senza ulteriori preliminari, visto che la sua natura d'omega lo aveva già preparato.
"Oh, Jimin. È così bello..." Cominciò a muoversi dentro di lui, appoggiando i gomiti ai lati della sua testa.
Jimin ancorò le caviglie attorno ai suoi polpacci. "Anche se... nessuno può vederci, non è detto che non si capisca cosa stiamo facendo."
"Lo so. Non ti eccita ancora di più?" Sorrise quando senti il corpo dell'omega contrarsi, serrarsi intorno a lui. "Sì, mio piccolo esibizionista."
Jimin non poté fare a meno di arrossire.
Lui sorrise di nuovo. "Oh, povero Jimin... così timido."
Jimin sollevò le ginocchia per concedergli maggiore accesso e Yoongi gemette di piacere penetrandolo a fondo.
Si fermò per un istante e la fissò negli occhi. "È tutto perfetto, non voglio lasciarti mai più."
Jimin gli strinse le braccia attorno alle spalle. "Allora non farlo."
Yoongi gemette ancora e seppellì il viso tra il suo collo e la spalla. "No, no, non lo farò."
Jimin si aggrappò ancora di più a lui.
Se solo fosse vero.
Scacciò quel pensiero, in seguito avrebbe avuto tutto il tempo per capire perché lo desiderava così tanto.
Perso tra le sue braccia, gli baciò la guancia, il lobo dell'orecchio, ovunque riuscisse a raggiungerlo mentre la rendeva suo, completamente suo.
Si sentiva del tutto al sicuro tra le sue braccia... ma nel profondo aveva la sensazione di trovarsi sul ciglio di un precipizio, solo momentaneamente al sicuro perché a un passo dal pericolo.
Lui sollevò la testa per guardarlo. "È lo stesso anche per te, vero?"
"Cosa?"
Non può leggermi nel pensiero... o forse sì?
"Non è mai stato così... con nessun'altro."
"No."
Inspirò a fondo, chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi solo sulle sensazioni fisiche, bloccando le emozioni confuse che la attanagliavano. Gli strinse i glutei con le mani e lui rispose alla sua richiesta silenziosa, ricominciando a muoversi dentro di lui.
Yoongi venne con un lungo gemito e si accasciò su Jimin. I capezzoli di Jimin sfioravano la sua camicia di seta, e l'omega desiderò che fosse completamente nudo. Desiderò di essere nudo anche lui, con il sole che batteva sui loro corpi; dove tutti potessero vederli, potessero vedere quanto fossero perfetti i loro corpi mentre si completavano, quanto fosse dotato ed eccitato Yoongi... l'alpha che adesso era tutto suo.
Quell'immagine lo fece mugolare.
"A cosa stai pensando?"
Gli raccontò la sua fantasia.
Yoongi sobbalzò dentro di lei. "Lo faresti?"
"Sì." Arrossi.
Lui si alzò di colpo e si tolse la camicia e i calzoncini. Rimase totalmente nudo, chiunque avesse avuto un teleobiettivo avrebbe potuto vederlo.
"Yoongi!" Gli tese una mano per invitarlo ad abbassarsi.
"Oh, lasciamo che assistano." Lo fece alzare in piedi e fece scivolare a terra il suo accappatoio, così che anche lui fosse nudo.
Si sedette su uno dei lettini, lo invitò a mettersi a cavalcioni su di lui e lo penetrò senza esitazioni. "Adesso possono vederti... mentre mi usi come tuo sex toy personale, uno strumento di piacere e nient'altro."
Jimin tremò, travolto da un'ondata di bramosia.
"Il mondo ci guarda, Jimin. Gli omega vorranno essere te e gli alpha ucciderebbero per trovarsi al mio posto."
Jimin si accarezzò tra le natiche, sfiorandogli anche il suo pene affondava dentro di lui. "Vieni adesso, Jimin. Mostra a tutti come un vero omega scopa con il suo Capo Alpha."
Quelle parole scurrili spinsero il corvino oltre il limite. Il suo orgasmo innescò quello di Yoongi, che si mise a gridare prima di esplodere dentro di lui. Poi all'improvviso ricominciò a massaggiargli l'intimità. "Ancora. Te lo ordino."
"No, no" mugolò l'omega. Yoongi lo ignorò e continuò quel movimento circolare, finché il minore non prese ad ansimare. Con l'altra mano lo afferrò e cominciò a stuzzicarle il capezzolo con rapidi guizzi della lingua, succhiando e mordicchiando finché Jimin non perse il controllo e lasciò andare la testa all'indietro in preda a un orgasmo più poderoso del precedente.
Emise dei versi selvaggi, quasi animaleschi, che lo stupirono per la loro ferocia. Ma questo era il Jimin che veniva fuori con lui... qualunque cosa volesse fargli, lui glielo avrebbe concesso. I loro corpi nudi, intrecciati alla luce del sole ne erano la prova. Se qualcuno li stava davvero osservando...
Jimin fu scosso da una terza ondata di spasmi.
Yoongi scoppiò a ridere, trionfante. "Ah, se solo potessi venire anch'io tre volte nel giro di dieci minuti..."
"Adesso chi è l'esibizionista?"
La fredda brezza marina lo convinse a coprirsi, ma Yoongi continuò a girare nudo per la terrazza mentre radunava i propri indumenti.
"Non ti imbarazza l'idea che possano scattare delle foto di te al naturale?"
Lui si chinò a raccogliere i calzoncini. "Non sono vanitoso, ma non provo alcuna vergogna del mio corpo."
Jimin non poté che trovarsi d'accordo con lui mentre si godeva lo spettacolo.
Yoongi agitò un dito verso di lui. "Se continui a fissarmi così, ricominceremo con gli atti osceni in luogo pubblico."
Jimin faticò a reprimere i suoi istinti. "E i branchi? Non ne sarebbero imbarazzati?"
Il principe scoppiò a ridere. "Noi di Taegu siamo una razza passionale, un po' come gli italiani. Se pubblicassero delle foto, riceverai un sacco di battute sconce via mail, ma sarebbero orgogliosi della virilità del loro alpha, per così dire."
Gli si avvicinò, di nuovo eccitato. "Gli alpha della mia famiglia sono famosi per l'ottimo equipaggiamento e l'estrema abilità nell'usarlo."
Per l'ora di pranzo Jimin riuscì finalmente a vestirsi, scegliendo una camicetta ottanio e un paio di pantaloni color cachi. Stava divorando un panino al prosciutto e formaggio che Yoongi aveva preso al solito bar. Lui, invece mangiava un'insalata. L'aveva condita soltanto con un filo d'olio e gli aveva lasciato la maggior parte della mozzarella.
Quell'uomo doveva tenerci molto ad avere un'alimentazione sana.
Jimin, però, era in vacanza, avrebbe affrontato i chili in più al suo rientro tornando alla solita dieta a base di ramen e crackers.
"Ti va di andare in giro questo pomeriggio? Potremmo fare una visita guidata al palazzo o starcene seduti in riva al mare a bere vino."
"Avevo qualcos'altro in mente. Hai delle scarpe comode?"
"Vuoi che indossi delle scarpe comode? Là fuori, dove chiunque può vedermi?" Quella richiesta imbarazzava Jimin più del loro recente round di sesso selvaggio alla luce del sole.
Sollevò i piedi nudi sul divano e ammirò la propria pedicure.
La cura dei suoi piedi era l'unica cosa per cui non faceva economia. Per il cibo, sì; per avere dei bei piedini, no. Forse aveva bisogno di rivedere le sue priorità?
Lui scosse la testa. "Niente scarpe verniciate. Ti servono delle scarpe da ginnastica oggi."
"Riesco a camminare benissimo con le oxford persino su queste strade piene di ciottoli." E se il vino gli avesse dato un po' troppo alla testa, avrebbe sempre potuto aggrapparsi al braccio di Yoongi.
Lui scosse di nuovo la testa. "Oggi faremo un' escursione."
"Un'escursione?" Jimin sollevò le sopracciglia. E avrebbero camminato, quindi. Jimin andava quasi sempre a piedi visto che non aveva la macchina. Yoongi intendeva arrampicarsi su per quelle colline scoscese dietro il paese? Persino i braccianti nelle vigne utilizzavano una specie di ascensore quando raccoglievano l'uva.
"Non hai portato le scarpe da ginnastica?"
Jimin arricciò il naso. "Sì, ma..."
Yoongi inarcò un sopracciglio e attese in silenzio.
Jimin non riuscì a trattenersi. "Sono orrende, okay? Le ho comprate l'anno scorso quando mio fratello mi è montato su un piede con gli scarponi d'ordinanza e me lo ha rotto."
Yoongi sollevò una mano. "Giuro di non perdere la mia stima per te perché indossi delle scarpe non proprio alla moda. Anch'io ne ho di diversi tipi in pelle italiana."
"Le ho notate quando sei entrato nel mio negozio. Ammiro le ottime calzature in un uomo."
"Quanto sono fortunato." disse attirandolo a sé. "Ho anche tanti splendidi completi, camicie di cotone egiziano e la più vasta collezione di cravatte...." sussurrò sfiorandogli il collo con il naso. "Come ben sai, sono della seta migliore, scivolano sulla pelle senza lasciare segni, neppure con il nodo più stretto. Forse vorresti dare un'occhiata più da vicino."
Il ricordo della cravatta ai polsi si accese nella sua mente, si voltò un istante verso la camera da letto e sussultò.
L'idea che lo legasse mani e piedi al letto era, a dir poco, eccitante. Si inumidì le labbra e lui gemette.
"Basta. Abbiamo bisogno d'aria fresca. Va' a metterti le sneakers, prometto che non lo dirò a nessuno."
Jimin rovistò in fondo alla valigia e tirò fuori quei due ferri da stiro bianchi e un paio di calzini. I suoi piedi si adattarono a l'insolita imbottitura con estrema rapidità.
Non che fosse intenzionato a indossarle a New York con gli abiti da lavoro, come un qualunque pendolare, però magari nel weekend...
"Eccomi, sono pronto."
"Perfetto. Adesso non dovrò preoccuparmi che tu possa storcerti una caviglia. Il sentiero che ci da qui a Noksan può essere molto ripido."
"A Noksan? Andiamo a Noksan?"
Stava scherzando, giusto? Da quanto aveva visto durante la loro minicrociera, Noksan stava proprio inbucato in mille viuzze. Si era persino meravigliato che l'intero distretto non fosse stato fagocitato dalla metropoli.
"Non puoi venire in Corea senza visitare il distretto dei tuoi antenati."
"Ma quelle strade sono difficilissime! Probabilmente morirò a camminare fino a là" piagnucolò Jimin.
Yoongi si dimostrò implacabile, e ben presto Jimin si ritrovò con un cappello per ripararsi dal sole e uno zaino pieno di protezione solare, acqua e snack. Yoongi aveva lo stesso equipaggiamento, ma di certo non avrebbe sofferto il sole come lui. Dopo pochi giorni di esposizione sembrava che la sua pelle non reagisse ai raggi solari.
"D'accordo. In che direzione?"
"La strada comincia nei pressi della stazione."
Lo prese per mano e lo guidò verso il centro della città.
"C'è un treno che arrivi fin là?" chiese Jimin con un barlume di speranza.
"Si ma non per noi."
Jimin si arrese, ma non prima di un'ultima stoccata: "Se dovessero venirmi i crampi, dovrai portarmi in spalla".
Yoongi rise. "Coraggio, ragazzo di città. Dovresti vedere le strade di Taegu!"
"Ecco perché hai delle splendide gambe." Sorrise mangiandosi con gli occhi i suoi polpacci forti e i glutei sodi.
"Piantala di adularmi e cammina."
La stradina era ripida ma costeggiava il mare, benché avesse blaterato di voler rispettare una certa tabella di marcia, Yoongi si fermò spesso per ammirare il panorama ignorando i versi ansimanti provenienti dai polmoni di Jimin.
Raggiunsero uno spiazzo accanto a quella che sembrava una brutta pianta grassa.
"Wow, non sapevo che facesse abbastanza caldo quassù perché vi crescessero i cactus."
Un signore brizzolato si avvicinò per salutarli. Lui e Yoongi cominciarono a chiacchierare incoreano. "Ah." Yoongi annuì. "Dice che questi sono fichi d'India. È dispiaciuto che tu non sia venuto qui l'estate scorsa, i suoi frutti erano di un bel giallo dorato, dolci e succosi. Dovrai tornare ad assaggiarli, giura che li adorerai."
Il principe indicò Jimin e raccontò al vecchio che i suoi antenati erano originari di Pusan, il che ispirò uno scambio di battute eccitate tra i due.
"Secondo lui è evidente che sei originario di Pusan perché sei uno splendido ragazzo e tutti sanno che gli omega di Pusan sono i più belli della Corea."
Jimin gli sorrise lusingato.
"Be', comunque... ci invita a visitare il negozio di vini di suo cugino nella piazza principale, dobbiamo dirgli che ci manda YoHon."
"Fantastico. Magari potremmo anche fermarci a mangiare qualcosa."
"Certo." Gli strinsero entrambi la mano e proseguirono per Noksan. "YoHon mi ha anche informato che abbiamo appena superato la spiaggia dei nudisti."
"Davvero? Non ci ho fatto caso."
"Nemmeno io. Forse non è ancora stagione."
Jimin tremò all'idea di prendere il sole completamente nudo. Non avrebbe mai corso il rischio di scottarsi il sedere, se non peggio... no, neanche per sogno.
Poco dopo raggiunsero Noksan.
"Ma è bellissima!" Un'ampia piazza quadrata con una specie di monumento ai caduti ospitava un vecchio tempio e l'istituzione di ogni centro coreano, il ristorante di Kimchi.
"Andiamo a cercare il cugino del vecchio."
"Hai fatto un ottimo lavoro." Yoongi l'attirò a sé e lo baciò. "Come premio, al ritorno prenderemo il treno."
Jimin gli si accasciò contro. "Oh, grazie al cielo."
Trovarono un tavolo all'esterno del ristorante Yoongi ordinò subito l'acqua, una bottiglia del famoso vino bianco locale e il menù fisso del pranzo per entrambi.
Jimin chiuse gli occhi e si dissetò. "Ah, che buona."posato il bicchiere prese il bicchiere con il vino. "Ma questo sarà di sicuro meglio."
Yoongi alzò il calice. "A Jimin, per il suo speciale ritorno a Noksan."
Si protese per baciarlo. "Grazie, Yoongi."
"Voglio che ricordi questa giornata per sempre."
"Lo farò" promise l'omega.
Ogni attimo trascorso con lui sarebbe rimasto impresso nella sua memoria.
Il cameriere portò un antipasto misto di mare.
"Cos'è?"
Yoongi chiese al cameriere e poi le tradusse: "È un'insalata fredda di calamari con olive e pomodori".
Jimin tentò di infilzare un anello con le bacchette, senza successo. Ripiegò su un tentacolo e lo assaggiò. In fondo non doveva essere molto diverso dal polpo, no? Dopo aver masticato per diversi minuti, giunse alla conclusione che il calamaro freddo era un po' più duro del polpo caldo. Perlomeno era gustoso, insaporito da olive, pomodori freschissimi e qualche cappero.
Abbandonò i molluschi quando arrivò il suo piatto di spaghetti allo scoglio.
Yoongi invece aveva ordinato la pasta con le acciughe.
"Ne vuoi una?"
Jimin accettò e ne assaporò un boccone con gusto. "Non riesco a credere che le sto mangiando. I miei fratelli morirebbero dal ridere se mi vedessero, quando le trovavo sulla pizza mi veniva sempre la nausea."
"Ah, ma questa ieri sera nuotava ancora in mezzo al mare. Quelle che arrivano a New York vengono sottoposte a trattamenti inimmaginabili prima di essere stipate in una scatola di latta e spedite nel nuovo mondo."
"È un po' quello che succederà a me quando domani pomeriggio prenderò il volo da Pusan"
Voleva fare una battuta, ma gli uscì molto fiacca. La sua partenza era un argomento di cui avevano evitato di discutere.
Yoongi si schiari la voce. "Sì, mi sono capitati dei viaggi del genere." Riportò la conversazione sul cibo e Jimin lo assecondò, non volendo rovinare il loro pranzo.
Saltarono il secondo, ma Jimin non poté resistere al gelato artigianale, aromatizzato con il miele delle api locali.
Era così cremoso e dolce che dovette resistere all'impulso di leccare la coppetta. Yoongi non ordinò il dessert, ma si concesse un assaggio del gelato di Jimin.
Finito di mangiare, si appoggiò allo schienale della sedia.
"Senti, Yoongi, non c'è bisogno di prendere il treno. Puoi farmi rotolare giù dalla collina."
"Facciamo una passeggiata per smaltire." Lasciò i soldi del conto sul tavolo e la aiutò ad alzarsi.
Proseguirono a passo non troppo svelto, mano nella mano, fermandosi per curiosare nei vari negozietti. Poi fecero un giro nel quartiere, Jimin cercò di immaginare come fosse vivere lì per tutta la vita, sposare un uomo del posto e allevare una nidiata di bambini che avrebbero passato il tempo a correre sulla spiaggia.
C'era qualcosa in Corea che lo faceva pensare alla fertilità, forse era per via dei frutti della terra, dei pesci nel mare, del cielo luminoso.
Scrutò Yoongi di soppiatto e aggiunse alla lista mister Dio-del-sesso in persona. Tutto in lui emanava potenza e fertilità. Avrebbe generato dei bellissimi figli, con capelli scuri e occhi rossi. Magari anche una femminuccia dagli splendidi boccoli neri a cui avrebbe abbinato un cerchietto di satin dorato... Ehi... quella era propria un'idea strana! Stava pensando a Yoongi come a un potenziale padre?
Si fermò di colpo e l'alpha fece lo stesso. "Ti senti bene?"
Cazzo. No!!
Aveva tolto le batterie all'orologio biologico appena raggiunta la pubertà e da allora non l'aveva mai sentito ticchettare. Non poteva cominciare a pensarci proprio adesso. O forse sì?
"Jimin?" Yoongi le scostò dal viso una ciocca di capelli.
L'omega lo fissò. "Sì, sì, sto bene. Forse è la sete."
"Andiamo a prendere qualcosa da bere. Che ne dici di una limonata?"
"Va bene."
Scacciò quei pensieri inquietanti e cercò di sorridere.🌸🌸🌸Benvenuti nella serra🌸🌸🌸
Ciao fiori!!!
Come state??
Partiamo con il dire che spero vi sia piaciuto questo capitolo (nonostante sia pieno di battiture incasinate ed inconcludemte).
Spero anche che lascerete una stellina e un commentino simpatico.
Adoro i vostri feedback e i commenti mi divertono parecchio.
Comunque una volta finita inizierò a pubblicare una nuova ff e e gli aggiornamenti della Bestia diventeranno più frequenti!
Spero che i miei fiorellini possano essere contenti della cosa!
Una marea di affetto.
ViAnDaNt
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Atelier [Yoonmin]
FanfictionLa sua sorellina si sposa e Min Yoongi corre a New York per conoscere il futuro cognato MA rimarrà incantato dallo stilista che si occuperà dell'abito da sposa della sorella: Park Jimin. Un giovane ragazzo con i capelli neri ed estrose labbra rosse...