Capitolo uno

3.1K 74 3
                                    

Eveline's pov

"Papino è qui per te."
Ho l'impressione di essermi cacciata in un qualcosa più grande di me, al solo pensiero le mani iniziano a tremarmi allentando la presa sul cellulare, per poi farlo ricadere pesantemente sul letto.
Riguardo la foto di quel ragazzo tanto bello, quanto pericoloso: cosa vuole da me? Perché d'improvviso mi è capitato uno come lui?
Asciugo gli occhi lucidi, ancora rossi per le lacrime, dedicandomi a questo nuovo silenzio, in cui fa da padrone solo il rumore del vento che soffia forte sulla finestra della mia stanza. Il mio cuore si è come pietrificato a quelle parole, è ricoperto di pietra, ha smesso di battere, posso sentire il suo suolo ghicciato esitare dentro di me, nessuno potrebbe capire come mi sento: è un misto tra paura e felicità, nessuno c'è mai stato per me, nessuno si è mai offerto di esserci; sono sempre stata io quella ad irrompere nella vita degli altri, quella a chiedere il permesso per entrare, o senza badare a nulla, quella ad entrarci direttamente per il dolore che la solitudine le provocava. Ho trovato qualcuno che vuole esserci, ma perché? Potrebbe essere solo per interesse personale, d'altronde cosa aspettarsi da uno come lui? Potrei rimanere sola ancora una volta, derubata anche delle ultime cose che mi restano. Cosa so di lui? Vuole il mio bene? Il mio male?
Troppo presto per dirlo, confermarlo o ipotizzarlo. È troppo crudo pensare che voglia solo usarmi per il suo piacere, perché vedendoci chiaramente, penso sia questo il suo scopo. Non voglio illudermi, ma non voglio neanche essere così fredda con me stessa, impedendomi le fantasie più nascoste con quel ragazzo che a me pare meglio della perfezione.

"Piccola?"

La vibrazione del cellulare mi distrae dai miei pensieri, riportandomi a quello che è il vero presente, non il presente che desidererei.

"...Louis, sei in vena di stronzate stamattina? Ti ho già detto che non è il caso."

La mia mente mi porta ad essere cruda, insofferente, malcurante. In fondo la paura è quella: una volta essere sprofondata per l'ennesima volta, chi sarà a riportarmi in superficie? Se l'avevo fatto da sola fino ad allora, in quel momento avrei sicuramente fallito.
Lancio uno sguardo disgustato al cellulare, sentendo come un rimbombo di quel «piccola» nella mia mente.

"Ho solo trovato qualcuno che deve essere aiutato e a te va di esserlo, vero?"

"...non farla lunga e dimmi cosa cazzo vuoi."

Le dita non si fermano, non sono più io a comandarle, non più la mia mente, solo il mio cuore, che anche da gelato ha la forza di sussurrarmi «buttati», anche se se cado, è finita.

"Per ora nulla, voglio solo aiutarti."

"Facendo lo stronzo?"

"Potrebbe essere un'idea, ma non l'attuerò in questo momento."

Stringo le labbra in un sorriso accennato per la sua codardia.

"Vuol dire che prima o poi lo farai?"

"Piccola, sono qui per te, ti basta?"

Di nuovo quelle parole: sono qui per te.
Chi me l'ha mai dette? Chi? Ha un qualcosa di strano, se prima mi faceva paura ora mi riempie il cuore, che la pietra e il ghiaccio su di esso si stiano per sciogliere?

"...come sai che ho bisogno di aiuto?"

"Oh, quando sei uno come me capisci tante cose."

"E come le ha capite uno come te?"

"Ho visto che posti spesso su instagram...belle frasi."

"Grazie, le scrivo io."

Il mio dito si sposta sulla sua icona, pressando sul suo nome.
Il suo profilo è stracolmo di foto di ragazze seminude, sono inorridita da quelle immagini. Spalanco gli occhi osservando ogni singola fotografia: tutte ragazze perfette, magre, bel fisico, curve al punto giusto, tutto quello che non sono o ho io.
Blocco lo schermo del mio cellulare per alzarmi, accendendo la piccola lampadina sul mio comodino. Mi guardo allo specchio:
i capelli lunghi e castani mi ricadono sul seno a mò di boccoli, segnandomi sotto lo stomaco; gli occhi ancora scuri, incupiti dalla fievole luce sono contornati da un velo di eye liner che ho dimenticato di pulire dal viso la sera prima; le labbra sottili e screpolate sono chiuse in una sottile linea che traccia la stanca fine di un falso sorriso. Il mio occhio poi ricade sul busto, senza tralasciare alcun minimo particolare e scrutando attentamente i difetti. Non mi sono mai considerata «bella», né tantomeno credo che qualcuno mi abbia visto come tale.
Il mio sguardo si rivolge alla home e ai messaggi nei direct.

"Complimenti, ho visto anche alcune tue foto...non sei niente male, ma hai una cosa che non mi piace."

"Piccola? Ci sei?"

"Piccola?"

"Bambolina?"

Rido, anche se quei messaggi sono irritanti.

"Sembrava troppo bello per essere vero."

"Eccoti?"

"Eccomi. Cosa c'è che non va in me?"

"Gli occhi piccola."

"Hai ragione, li ho sempre odiati anch'io."

"Non credo di odiarli come li odi tu."

"No?"

"Bambolina, si vede, sono spenti."

Le lacrime mi salgono agli occhi.
Spenti.

"Sono delle lampadine ora?"

"E tu eri quella non in vena di cazzate?"

Accenno un riso.

"Taci."

"Permettimi solo di riaccenderli."

"In che modo?"

"Lo scoprirai presto."

"Ho dato un'occhiata al tuo profilo, chi soni quelle ragazze?"

"Oh, tutte quelle che mi sono scopato."

...

"...e hai pubblicato le loro foto su Instagram?"

"Lo fanno già da sole, io le ho solo messe sul mio profilo."

"Per far vedere quanto sei figo?"

"Per far vedere quanto mi desiderano Eveline, e finirai col desiderarmi anche tu, ricordati, sono il tuo papino."

"Oh papino, il papino te lo ficco in culo se non la smetti."

"Adoro le ragazze come te."

"I ragazzi come te invece mi fanno uno schifo micidiale."

"Uhm, la vita non ti dà sempre ciò che vuole, a volte devi accettare quello che ti capita."

"Allora lo hai un cervello."

Sono colpita da quello che ha detto.

"Sono molto più furbo e intelligente di quanto pensi piccola."

"Vedremo."

"Sono sicuro che ti adorerò."

"Quando ti spedirò in Canada con qualche calcio in culo?"

"No, quando ti scoperò sul tuo stesso letto piccolina."

"Era questo che intendevi prima quando hai detto «lo farò ma non ora»?"

"Già."

"Non mi avrai."

"Solo perché hai 15 anni?"

"Cosa ne sai?"

"So molte cose sul tuo conto, sta attenta."

"...tu quanti ne hai?"

"Bella domanda bambolina."

"Rispondi imbecille."

"23."

Sbianco a quel numero: potrebbe essere più pericoloso di quanto già credessi.

"...oh."

"Non considerarmi come pedofilo tesoro...prendimi solo come uno che ama trattare bene le sue bimbe."

"Le tue bimbe, non so cosa c'entri io."

"Sei la mia bimba. La mia nuova bimba."

"Non lo sono."

"Posso renderti la vita un inferno Eveline...più di quanto lo sia già...ovviamente se non collabori."

Leggendo quelle parole, capisco che non si tratta di un gioco, fa sul serio.

"...cosa vuoi che faccia?"

"Chi sono io?"

"...papino..."

"Papino tratterà tanto bene la sua bambolina."

Sono con le spalle al muro. Le dita tornano a digitare senza che io possa fermarle.

"Oh papino, fa sentire bene la tua nuova piccola."

~Instagram~||L.T.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora