Capitolo 8

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Louis'pov

"Cazzo Louis, non starai ancora pensando a quella ragazzina?!"

Harry è seduto sul divano rosso di casa mia, esattamente di fronte a me. Mi bagno le labbra con la punta dell lingua e porto una mano tra i capelli, muovendoli e cercando di dare un garbo al ciuffo.

"No, sto solo riflettendo su quanto fosse attraente mentre si lamentava per me."

"Ha 15 anni, Louis, hai una bomba come fidanzata e pensi ad una quindicenne? Oh se è così me la scoperei io Phoe."

La sua faccia è segnata da un ghigno malizioso, riferito alla mia ragazza, ed io odio quando si desidera qualcosa di mio.

"Tu prova anche solo a guardarle il culo ed io ti faccio femmina con un calcio nelle palle Styles."

Il mio tono è agitato, lo riconosco, ma io amo davvero Phoebe e non permetterei a nessuno di usarla solo per del sesso.

"Louis, stai mandando il vostro rapporto a puttane, sono passati tre giorni e non fai altro che parlare di quanto ti fosse piaciuto toccarla, di quanto fosse stretta e di quanto ti avvolgesse perfettamente."

"Smettila, non è vero, non mi importa di Eveline."

"Oh sì che lo è, ci pensi di continuo Louis...cosa succede allo stronzo che abbandona ogni ragazza con cui va a letto dopo aver ottenuto quello che cerca?"

"Quello stronzo c'è ancora, e ci sarà sempre."

"No Louis, perché seppure tu abbia avuto continui rapporti con altre ragzze mentre eri con Phoe, dopo una notte non le sentivi nemmeno più."

"Nemmeno ora sto sentendo Eveline."

Guardo il cellulare osservando attentamente lo schermo: ammetto che vorrei un suo messaggio, vorrei che fosse lei a parlare per prima, mi manca, mi manca davvero, avevo promesso di farla stare bene, ma le ho strappato solo l'unica cosa che le rimaneva.

"Ma ci stai pensando...dici di voler proteggere Phoebe, ma come cazzo ci rimarrebbe se lo scoprisse?!"

"...male."

"Allora lo hai un cervello, Tomlinson."

Si alza dal divano dirigendosi verso la cucina. Apre il frigorifero per prendere una bottiglia d'acqua, successivamente lo richiude prendendo un bicchiere di plastica dalla dispensa. Mi scappa un riso quando cerca invano di versare l'acqua nel bicchierino senza aver tolto il tappo alla bottiglia.

"Il tappo, Harry, non si sviterà da solo."

Sento un suo sonoro sbuffo, ha la testa completamente da altre parti, magari è preoccupato per me, per quello che mi sta succedendo, per quello che ho fatto, non mi capisce, ma, ad essere sinceri, non ci riesco nemmeno più io. Riesce finalmente a versare l'acqua nel biccbiere: il rumore che provoca mi riporta alla mente tanti pensieri, pensieri che mi ero ripromesso di non avere più. Penso a tre sere prima, ancora una volta, mentre facevo sentire bene l'unica ragazza che si accontenta di essere lasciata dopo aver perso tutto, l'unica ragazza che, probabilmente, non mi odia nemmeno, semplicemente aspetta un mio messaggio, una telefonata, ma non ce la faccio. Lei cercava solo qualcuno a cui poggiarsi, qualcuno che le avrebbe teso la mano impedendole di cadere nel vuoto; lei cercava qualcuno, e quel qualcuno dovevo essere io. E per quanto possa non pensarci, i sensi di colpa mi divorano dentro, ciò a cui sono abituato non va più bene, non per lei almeno. Vengo distratto dall
o schiocco di dita di Harry davanti ai miei occhi.

"Louis? La smetti di pensare a culi e tette e torni sulla terra? Stai perdendo la testa."

Rido per le sue parole: se solo sapesse a quale culo e a quali tette sto pensando.

"Hai finito di bere Harry?"

"Tu hai finito di chiuderti nel tuo mondo pensando solo ed esclusivamente a quella mocciosa?!"

Mi alzo di scatto e lo guardo: capisco la sua preoccupazione, ma è la mia vita e ne faccio quello che voglio.

"Non la chiameresti mocciosa se sapessi com'è a letto."

"Mi stai invitando a fare sesso con lei Loulou?"

"...tu prova a toccarla e ti spezzo quel mini cazzo che ti ritrovi in due."

"Lei non lo troverebbe tanto mini, non hai detto che non ti importa di lei? Insomma, ormai non è più vergine, se me la porto a letto non fa nulla, di certo poi non la abbandono come hai fatto tu, Tomlinson."

Stringo la mano sinistra in un pugno, il quale gli indirizzo in faccia. Tentenna un po' barcollando, mentre porta una mano alla guancia ridendo.

"Cerca di non bruciare nel tuo stesso fuoco, caro Louis."

Eveline's pov

"Eveline? Eveline?! Eve, cazzo ascoltami!"

Gyne mi sventola una mano davanti alla faccia per farmi tornare presente: sono persa, vuota. Mi manca così tanto, ancora non capisco il perché del suo andarsene via una volta avermi fatto provare piacere. Non è andato via normalmente, non ha fiatato, è stato freddo, ha semplicemente aperto la porta ed è uscito da tutto. Non voglio mandargli un messaggio, non voglio assillarlo, se non lo fa lui vuol dire che ci sono cascata, che tutto quello che voleva era il suo piacere, per poi abbandonarmi una volta avuto ciò che bramava. Ma perché io? Cosa ho? In questo momento mi viene da dire il nulla. È così difficile ammetterlo, ammettere che lui ha reso davvero tutto più bello, che in nel momento in cui l'ho sentito dentro di me mi sono sentita completa. La musica di Sam Smith con la canzone "Like I Can", mi fa da sottofondo alle parole di Gyne, ancora preoccupata perché pensa che non l'abbia sentita: e se chiudi gli occhi per un secondo, è incredibile come una canzone possa trasformarsi in una persona. Io lo so, non gli importa di me, ma mi chiedo perchè, ogni secondo che passa, lui è più importante di prima. 

"Gyne, sono qui, che succede?"

"Dopo una vita torni a parlare, almeno in classe. Eve, a cosa pensi? Sono tre giorni che sei segregata in casa, non rispondi ai messaggi o alle chiamate, si può sapere che succede?!"

Seppure io abbia sempre detto tutto a Gyne, non me la sento, non me la sento di assillarla ancora, non voglio che sappia, non voglio che giudichi, anche perché so che in questo periodo lo farebbe: sorridi, tanto a nessuno importa.

"...nulla Gyne, che succede?"

Vedo che è irritata, il mio «non parlare» le dà fastidio, ed è davvero evidente.

"Stasera, qualsiasi cosa sia successo o qualsiasi cosa tu abbia, tu esci con me."

"Cosa? No Gyne, sai di cosa è capace mio padre...non voglio...e lui non sarà d'accordo..."

Mi aggiusto le maniche della maglia con fare nervoso.

"Lo convinco io."

"...no Gyne, l'ultima volta non è andata bene..."

Rido saracastica pensando alla notte in cui mi ritirai con Gyne a casa dopo una festa, a cui mio padre mi aveva permesso di andare in un primo momento.

"Se ti tocca di nuovo ti giuro che lo denuncio io se non ne hai il coraggio tu."

Non bado più alle molestie di mio padre, eppure a quelle parole gli occhi mi si inumidiscono fino a quando non capisco di star piangendo. Odio quello che il destino ha riservato per me, odio tutto, odio la mia vita, questa vita che mia madre riusciva a rendere miglore, questa vita che ha bisogno di essere completata dalla persona sbagliata. Gyne mi guarda tristemente, ma allo stesso tempo nel suo sguardo c'è un che di fermo, deciso.

"...ci divertiremo da morire alla festa di stasera, Eve."

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