Capitolo 9

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Eveline's pov

"Cazzo Eve, sbrigati!"

Gyne mi chiama con la sua solita voce squillante, mentre io mi affretto ad infilare uno dei suoi pantaloncini: ho sempre odiato le mie gambe, ma stasera mi ha praticamente costretta. Mi stendo sulla candida coperta bianco neve del suo letto, socchiudendo gli occhi e godendomi la leggera brezza di inizio sera. Riapro gli occhi fissando la mia migliore amica, alzando di poco il busto e mantenendomi sui gomiti. La vedo, è perfettamente a posto, i capelli biondi e lisci le ricadono sulle spalle, mentre gli occhi azzurri sono risaltati dalla sottile linea di eye-liner su di essi. Il busto è avvolto in un top rosso, legato dietro al collo, mentre le gambe sono fasciate da un jeans stracciato sulle ginocchia, di un colore bluastro.

"...adorerei essere come te, Gyne."

Purtroppo penso ad alta voce, facendo girare di scatto la ragazza di fronte a me.

"Cos'hai che non va?"

"Tutto, tutto."

Tutto.

"Ovvero Eve?"

Si alza venendo a sedersi al mio fianco.

"É...opprimente, lo sai che non mi sono mai piaciuta e più ti guardo più capisco quanto non potrò mai essere come te."

"Ma ognuno ha una propria personalità, una propia...bellezza, interiore ed esteriore."

Mi guarda come per incitarmi a dire qualcosa.

"Peccato che io abbia perso la mia."

Mi alzo avvicinandomi allo specchio e aggiustando i capelli arruffati. Mi ci passo una mano con calma, buttandoli all'indietro e scuotendoli di poco, cercando di organizzarli in una piega quantomeno presentabile. Lo specchio sembra parlarmi, sembra mimare con labbra che solo io riesco a vedere "non sei abbastanza Eve, non lo sarai mai, e questo lui l'ha capito.". Quelle parole mi rimbombano nela testa, provocandomi un forte giramento. Mi appoggio al comodino appena sotto lo specchio per non cadere: è freddo al mio tocco, ma non mi importa, per chi ha sentito il proprio cuore battere solcato dal ghiaccio nulla è troppo freddo. Gyne si gira, soffermandosi su quello che si può definire il mio sguardo, completamente assente e pieno di silenzi, ma allo stesso tempo il bisogno di urlare si fa sempre più grande in me. La guardo e sorrido, uno di quei sorrisi che sono abituata a fare, che sono abituata a fingere, ma non è una novità, poiché è dietro ogni sorriso più bello che si nascondono le tue paure, e in quel momento, le mie mi avrebbero divorata viva.

"Qualcosa non va?"

Mi chiede Gyne, scrutandomi attentamente. Trattengo le lacrime inspirando, mentre riesco perfettamente ad impedire all'acqua di inumidirmi gli occhi, che però si colorano ugualmente di un verde militare.
"E se la vita fosse troppo facile per essere vissuta? Gli altri si stancherebbero di viverla.", mi ripeteva la mamma, seduta accanto a me, mentre ero accucciata sul letto, dopo avere avuto una discussione con mio padre. "Sarebbe più bello vivere senza quel peso sulle spalle." le rispondevo io, senza sapere che, pochi giorni dopo, tutto quello che lei significava per me sarebbe sparito. "Se io smettessi di lottare Eve? Sarei divorata dalla morte, lo sai vero?" in quel momento dei forti singhiozzi lasciarono la mia bocca, accompagnati dalle lacrime che mi rigavano il viso, ricadendomi sulle guance e sul collo. "La vita è una farsa che finisce in tragedia, ma se non lotti non raggiungerai mai il traguardo che ti eri prefissata dall'inizio, bambina mia..." sorrideva a quelle parole mentre la sua mano mi accarezzava la schiena, donandomi una calma indistruttibile, cosa che solo lei sapeva fare.

"No, nulla, sono pronta."

Un altro sorriso si immobilizza sulle mie labbra, fingendo il mio entusiasmo. Non posso permettere alio malumore di rovinare la serata all'unica persona che mi è rimasta vicino, anche dopo aver capito che ero uno sbaglio.

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