Capitolo 12

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Eveline's pov

La porta dell'appartamento si spalanca mentre una mano si affretta ad accendere la luce: un ragazzo è poggiato proprio all'uscio della porta e non oso immaginare cosa avrà pensato, vedendo me e Louis in quella spiacevole situazione. Mi copro il viso con le mani, ormai rigato da sottili lacrime nero-grigiastre, trattenendo i singhiozzi per le parole che lo stesso Louis aveva pronunciato poco prima.

"Hai sentito Eve? Devi andartene."

Le mie suppliche e i miei singhiozzi non avevano sortito alcun effetto.

"Che ci fa lei qui?"

Lo sguardo del ragazzo è severo, è incollato a quello di Louis, senza accennare minimamente a distrarsi. Capisco di non essere benvoluta da nessuno in quelle circostanze, così non apro bocca limitandomi ad avvicinarmi alla porta.

"Nulla Harry, si è trovata qui per caso, ma stava per andarsene, vero Eveline?"

La mia mascella è come serrata e le labbra sono praticamente incollate tra di loro e non riesco a separarle, neppure per mormorare una singola parola. Supero Harry a testa bassa uscendo dall'abitazione. Non mi volto, ma riesco a sentire il rumore della porta chiudersi alle mie spalle. La strada è completamente deserta, illuminata solo dal chiarore della Luna, mentre alcuni lampioni contornano i cigli della via, emettendo una fievole luce che mi permette perlomeno di vedere dove metto i piedi. È tutto così silenzioso e il silenzio a me fa riflettere, purtroppo. Perché lui? Perché mi ha portata con sé per poi cacciarmi in quel modo? Cosa ho fatto di male perché mi mandasse via?
Così tante domande e neanche una risposta. Il fatto è che non riesco a spiegarmi come questa vita possa parere tanto gentile con te per poi buttarti nella merda al primo sorriso. Non sono mai stata una ragazza con tante richieste, tutto quello che ho sempre desiderato è vivere serena con i miei, avere amici pronti a sostenermi, non ritrovarmi sola nel momento del bisogno. Invece a me era successo l'opposto. Pensando bene, peró, quelle non sono le uniche domande a cui dovrei cercare risposta: il fatto è che mi ritrovo in piena notte, sperduta per strada, senza aver ancora capito dove mi trovo. Mi poggio ad un muretto sospirando: le mie gambe iniziano a dondolare da sole, sfiorando il cemento freddo; mi stringo le spalle con le mani, strofinando le dita sulla pelle congelata. Mi meraviglio del freddo che faccia questa sera, nonostante sia uma dolce giornata di primavera, quasi estate. Una voce squillante attira la mia attenzione, facendomi girare nella direzione del cancelletto del muretto.

"Cosa ci fai tu qui? Oddio scendi, non sarai mica un cane."

Una ragazza della mia età mi guarda con i suoi occhi color oro, tendenti al verde, forse riflessi anche dalla luce della luna, mentre il suo sguardo è severo verso di me. Mi affretto a scendere dal muretto e mi pulisco le mani dal pulviscolo su di esso. La ragazza mi scruta attentamente dalla testa ai piedi, il suo sguardo si addolcisce, per poi rivolgermi un caloroso sorriso.

"Piacere, Lauren."

"...Eveline."

"Che ci fai qui tutta sola?"

"...Oh, lunga storia Lauren."

Mi limito a ridere, abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.

"Abbiamo ancora metà notte per parlarne, ti ricordo."

"Dormire è un vocabolo sconosciuro nel tuo dizionario?"

"Non sconosciuto, solo inusuale."

Un piccolo risolino mi esce dalle labbra.

"Allora?"

"Sarebbe difficile ed angosciante raccontare tutto, non penso sia il caso."

"Oh invece sì. È il caso, di qualsiasi storia si tratti."

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