Lì ferma, su quella panchina al binario 1, attende il treno mentre il vento le muove il suo vestito blu che le piace tanto. Lo osserva salire su e giù e pensa a quanto le ricordi le onde del mare.
Si guarda intorno, niente la stazione è deserta.
Meglio! Pensa lei. Senti che pace.
A chi stia parlando non si sa.
C'è un ragazzo, lo vede camminare avanti e indietro sulla banchina, è al telefono, chissà con chi starà parlando. Si immagina delle storie su di lui, ogni tanto ride, ha un bel sorriso. Si accorge che lo sta fissando perché lui si gira e la guarda, le fa un sorriso gentile e lei arrossisce, imbarazzata.
Chissà cosa avrà pensato, oh mamma! comincia a rovistare nella sua borsetta in cerca degli occhiali da sole per nascondersi. Molletta, no. Mascherina, no. Disinfettante, no. Fazzoletti... neanche.
Dove sono questi stra maledetti occhiali quando servono!
Neanche il tempo di pensarlo e lui si avvicina《scusa posso sedermi?》
Alza la testa per guardarlo negli occhi. È alto, sicuramente più di lei, non che sia difficile dopo tutto. Ha dei begli occhi, brillano, forse sono color nocciola.
《Vabbè io mi siedo》la risveglia dai suoi pensieri
《Sì scusa scusa ero assorta nei miei pensieri》
《Se lo dici tu》
E si appoggia allo schienale della panchina chiudendo gli occhi come se dormisse. A lei pare brutto stargli seduta così vicina perciò cercando di non farsi notare si trascina piano piano un po' più in là e si mette in quella posizione tanto comoda forse solo a lei nel mondo. Sta lì, piegata in avanti con i gomiti poggiati sulle ginocchia.
《Tutto a posto?》Il tizio pare si sia risvegliato e la sta guardando stranito.
《Sì perché?》
《Non so, stai piegata in avanti come dopo una sbronza》
《Ma se sono le 8 del mattino!》
《Che ne so io delle tue abitudini, non spetta a me giudicarti!》risponde con un'alzata di spalle e un sorriso sghembo
《Ma tu non stavi dormendo?》spera solo che stia zitto e la ignori
《La domanda te l'avevo fatta prima io. Comunque no, pensavo. Si pensa meglio a occhi chiusi, sai?》
《Se lo dici tu》
Rimangono un po' così, in silenzio a guardare la banchina davanti a loro.
《Allora, tu che stavi facendo?》
《Che?》ormai era cosi concentrata nel suo elenco mentale giornaliero di ciò che avrebbe dovuto fare che si era dimenticata di quel tipo
《Che stavi facendo prima piegata in avanti, se non sei ubriaca?》
Era indecisa se rispondergli, era una cosa che sembrava stupida e infantile dopo tutto. Ma in fondo chissene frega, quel tizio neanche lo rivedrà più.
《Guardavo i brillantini dello smalto》risponde sussurrando a denti stretti
《I cosa?》e lo vede avvicinarsi un po' per sentire meglio
Che stress questo, ma che vuole!
《I brillantini sullo smalto!》
Lo sente scoppiarle a ridere nell'orecchio e piegarsi in avanti nella stessa posizione
《E adesso che fai?》
《Guardo i brillantini anch'io! Chissà che non mi arrivi l'ispirazione》
D'istinto gli verrebbe da tirargli un ceffone sul braccio ma si trattiene, lo guarda strizzando gli occhi e si appoggia allo schienale della panchina decisa a non dargli corda.
《Non sei una che parla molto vero?》
Ah finalmente l'ha capito!
《No, direi di no! Tu invece si a quanto pare!》ora sorride anche lei, non sa perché ma lo trova buffo quel tizio
《Sì dai! Pensa, se non ti avessi parlato non avrei mai scoperto che gli smalti portano nuove illuminazioni!》
Ora stanno ridendo entrambi
《Ma la finisci?》
《Prima vorrei farti un'ultima domanda. Così, a titolo scientifico》
《Sentiamo, sarà una cretinata, sicuro come questo maledetto treno che è sempre in ritardo e mi costringe a parlare con i disadattati!》
《Mi hai fatto ridere, te lo concedo! Allora, aiutano a riflettere meglio gli smalti con i brillantini o anche quelli neutri? Così so quale comprarmi》
《Chi sei, Fedez?》
Lui ride, ha una risata super rumorosa, rimbomba per tutta la stazione e lei, per un brevissimo istante, pensa che le piacerebbe stare ad ascoltarla per tutta la vita.
Ma caccia subito questo pensiero.
Per carità diventerei sorda dopo una settimana! E torna al suo solito cinismo.《Oh sia lodato, eccolo》
《Sei contenta che ti liberi di me?》
《Abbastanza》ma lo dice sorridendo
Si alza, mette la borsetta a tracolla e si avvicina alla riga gialla.
Aaaah aspè il biglietto, dove sarà?
Tutta concentrata a sfogliare tra le cartelle del telefono non si accorge che il tizio (come lo chiamava lei) nel frattempo si era alzato e messo vicino alla banchina, solo un po' più in là.
Di colpo si gira e lo vede lì, tranquillo con gli occhiali da sole addosso e le mani che tengono saldamente lo zaino, come i bambini il primo giorno di scuola.
《Oh ma che fai?》
《Cosa ti sembra che stia facendo? Prendo il treno!》
《Stai scherzando?》
《Scusa ma cosa pensavi che fossi qui a fare? Guardare i treni che passano come i vecchietti con i cantieri?》
Storce la bocca, non è contenta di questa svolta inaspettata dei fatti. Sperava di salire sul treno, cercare un bel sedile di quelli rialzati, possibilmente in un vagone vuoto e accasciarcisi sopra con le cuffie nelle orecchie.
Vabbè se lo ignoro e salgo dalla parte opposta alla sua forse riesco a salvarmi.
Sorride a se stessa contenta di aver trovato una soluzione.
《Treno in arrivo sul binario 1, allontanarsi dalla linea gialla》
《Allora ciao, buon viaggio》
《Ah mi lasci così?》
《E come ti devo lasciare scusa? Ti conosco da 15 minuti!》
《Vabbè almeno il tuo nome me lo vuoi dire?》
Ci fu qualche secondo di silenzio.
《Matilde》
《Bel nome! E il mio non vuoi saperlo?》
《Onestamente non credo che mi servirà a qualcosa saperlo, ma se ci tieni....》
《Mh mh... La tua acidità non mi intaccherà》risponde con il sorriso più smagliante che probabilmente possedeva.《Nicolò, piacere!》e allunga la mano sempre col solito sorrisone.
Le sembrava brutto ignorarla per cui gliela strinse cercando di essere il più decisa possibile perché una delle cose che non sopportava erano quelli che ti davano la mano molle.
Che poi, come si definisce questa cosa? Bah, continuerò a dirlo così mi sa.
《Allora buona giornata!》Non aspetta neanche la risposta che è già salita sul terzo vagone. Sente un《grazie》quando ormai è lontana e sarebbe inutile girarsi.Questa cosa di salire sugli ultimi
vagoni funzionava sempre.
La gente si accalcava tutta sui primi. Chissà perché poi, che gli costava
fare qualche metro in più.
Forse era per pigrizia o per paura
che se rimandi e aspetti di salire
poi lo perdi.
Poteva essere la rappresentazione
di come si vive la vita in fondo,
con prudenza, perché le scelte
coraggiose sono per pochi e rischiose.Trovò un posto che le piacesse, vicino al finestrino nella direzione del treno, le piaceva vedere sempre dove stava andando, non apprezzava l'ignoto, non sapere che strada stesse prendendo la sua vita. Appoggiò la testa al sedile, prese le cuffie dalla borsetta che usava sempre e se le infilò. Non aveva voglia di scegliere una canzone in particolare per cui fece una cosa che la faceva sentire un po' matta ma le piaceva tanto. Chiuse gli occhi e scorse con il dito come se fosse Mike Buongiorno alla ruota della fortuna per poi fermarlo in un punto a caso. Aprì gli occhi per scoprire il titolo della canzone prescelta.
"Il bambino che contava le stelle"
"Ok andata" e cliccò su play.
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Avvicinarsi alla linea gialla
General FictionMatilde è cresciuta al quartiere Zen di Palermo, considerato uno dei peggiori d'Italia. Incontra Nicolò alla sua fermata del treno, entrambi sono pendolari ma lui è un tipo socievole mentre lei è delusa dalle persone e solitaria. Nel mezzo le loro...