2. Maybe Someday

213 18 12
                                    

La vita ci rispetta attimi, ma sta a noi decidere come classificarli.
Io quel pomeriggio dovetti far luce a tutte le mie forze per non prendere a pugni Ryan, non perché sia fastidioso, anzi tutto il contrario, lui era perfetto e mi faceva imbestialire l'idea di non saper dire di no.
Non capirò mai quelle ragazze che hanno il cuore occupato da due ragazzi, come si fa ad amare più di una persona?
Beh, forse la risposta l'avrei trovata, forse un giorno avrei capito cosa si provava ad avere l'anima divisa in due, il cuore spaccato in due parti assolutamente congruenti, o forse non tanto. Forse un giorno avrei detto basta a Ryan, avrei detto basta a mia madre, Forse un giorno...

«Non farti strane allusioni, sei qui solo per la stupida cortesia di mia madre» dissi acida.

«Beh, sarà come dici tu, ma io sono qui per restare» ribatté Ryan.

«Cazzo.» sbuffai sottovoce, ma forse non a voce così bassa perché lui mi sentì forte e chiaro.

«Sbuffare e parlottare non ti aiuterà ad uscire da questa situazione, impara a conviverci... Ribelle»

«Come mi hai chiamata?» il mio tono dovette sembrare più tintinnate che intimidatorio, forse per questo lui ebbe quel sorriso strafottente sulle labbra.

«Se ti do tanto fastidio Ribelle, puoi sempre andartene»

Mi stava seriamente invitando ad andarmene da CASA MIA?

«È assurdo» dissi ormai scocciata mangiucchiandomi un unghia.

«Cosa cara?» chiese mia madre mentre metteva a tavola un pranzo che non vedevo nemmeno a Natale. Patetico.
Mi limitai a sorriderle e addentare la prima cosa che mi sia capitata tra le mani.

🥖

Finì il pranzo e Ryan provò a fare la sua mossa per acquistare più tempo a casa mia, ma io fui più furba di quanto potesse esserlo lui.

«Addison sei disponibile per iniziare fin da oggi con storia? Non ho molti compiti per domani e sarebbe perfetto se iniziassimo il prima possibile.» E fece il sorriso più finto e manipolatorio che io abbia mai visto.

«Mi dispiace Ryan, vorrei davvero aiutarti ma ho un appuntamento con Andrew, sarà per un'altra volta.» dissi con nonchalance.

«Addison cara che stai dicendo, oggi avevi il pomeriggio libero o sbaglio?» si intromise quella ficcanaso di mia madre. Mai una volta che mi appoggi in ciò che faccio o dico.

«Si mamma, ma Andrew mi ha chiesto di accompagnarlo in ospedale per suo nonno, credo sia molto malato e non voglia andarci da solo.»
Mi inventai una cosa troppo grande, persino per me. Che figura ci avrei fatto se mia madre avesse deciso di chiedere ad Andrew come stava il nonno?
Cazzo Addy pensa prima di parlare.

«Oh in questo caso vai pure, e fai gli auguri di pronta guarigione a suo nonno da parte mia.» disse mia madre mentre me la lasciavo alle spalle.
Me ne andai.

«Perfetto Addison, adesso devi trovarti da fare mentre non puoi stare in casa TUA perché il tuo vicino ha deciso di rovinarti l'esistenza.» borbottai.
Ero sull'orlo dell'esasperazione, in realtà lo sono da sempre, però cazzo questo ragazzo sa proprio come far uscire il peggio di te stessa. Non sono una tipa che mente ma lui mi ha trasformato pure in una bugiarda. Ottimo.

🌊

Arrivai al mare, scavalcai la recinzione e mi misi sulla riva. Era ormai pomeriggio inoltrato, non so bene cosa io abbia fatto tutto questo tempo, forse ho semplicemente riflettuto. Volevo passare del tempo con Andrew ma oggi aveva allenamento, come sempre del resto.
Mi ritrovai ad osservare le onde che si posavano sulla sabbia ormai fredda, pensavo come esse infondo fossero fortunate, che la spuma del mare non fosse eterna come il resto della massa che la componeva. Pensai a come infondo mi sentissi simile alla spuma, parte di un qualcosa che infondo fosse diversa da me, ma che io mi illudessi di renderla eterna e finissi sempre per autodistruggermi.

«Forse un giorno questo dolore svanirà.»

Mi girai e vidi ciò che non mi sarei mai aspettata di vedere, non qui, non oggi, non adesso.

«Ryan»

«Hai mentito a tua madre» constatò lui.

«Volevo del tempo per pensare, e tu non mi davi lo spazio adatto per farlo» dissi continuando a fissare la spuma del mare.

«"Siamo sempre, tragicamente soli, come spuma delle onde che si illude di essere sposa del mare e invece non ne è che concubina."»

Lo guardai confusa e meravigliata.

«È una frase di CHARLES BAUDELAIRE.» si giustificò. «Ed io penso sia una delle citazioni più vere che abbia mai letto.»

Abbandonai la testa e mi rinchiusi in me stessa, come succedeva ormai troppo spesso. Non riuscivo ad uscirne, non riuscivo a nascondermi, lei era sempre lì, pronta a prendermi per mano e portarmi via, via dal mondo che mi circondava. La solitudine era ormai mia compagna di vita, mi rendeva sola anche in mezzo alla gente, mi rendeva infelice anche nel giorno più solare, lei era lì e non se ne sarebbe mai andata.

D'un tratto sentì bussare, ma non era qualcosa che io potessi sentire, era qualcosa che potevo percepire, qualcuno stava bussando alla porta della mia anima.

Ryan voleva entrare, voleva provare a capirmi? Voleva provare ad aiutarmi?
Illuso. Nessuno poteva portarmi via da lei, nessuno poteva sottrarmi al suo tocco, lei stessa non l'avrebbe permesso, mi avrebbe trascinata via con agonia se solo avessi provato a lasciarla andare, io non potevo andarmene e lui non poteva entrare.
La solitudine era qualcosa che si insinuava fin dentro le ossa, non potevi liberartene e lei non ti avrebbe mai lasciata sola, lei sarebbe stata sempre lì ad osservarti da lontano, e quando ti avrebbe vista felice, sarebbe tornata per poi riportarti nel baratro e dove ormai quiete riuscivi a trovare.

«Ryan non possiamo.»
Fu tutto ciò che riuscì a dire.

«Lo so.»
Fu tutto ciò che lui disse.

DistantDove le storie prendono vita. Scoprilo ora