CAPITOLO 1

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Si girava e rigirava nel letto fino a far cadere le coperte in terra, costringendolo ad alzarsi per riprenderle e coprirsi. Il gelo gli penetrò le carni come lame taglienti.
Si rimise in posizione supina con la trapunta che riprese a riscaldarlo. Guardava il soffitto pensieroso e nervoso per via di quei tentavi vani nell'addormentarsi. Dopo una manciata di minuti costretto a fissare il vuoto portò la mano destra proprio lì, dove sapeva che gli sarebbe piaciuto del movimento, giacché non dormiva. Decise, quindi, di infilare la mano fredda sotto gli slip, dove era bollente. Iniziò un movimento leggero e delicato, fino a indurire la zona presa in considerazione. Il suo respiro cominciò ad essere più pesante e veloce, proprio come il ritmo che aveva preso la sua mano. Per aumentare l'eccitazione portò la mano sinistra sul suo esile petto e cominciò a toccare i capezzoli, giungendo poi a stringerli. Sporcò la sua biancheria. Non aveva pensato alla conseguenza. Tirò fuori la mano dalla zona sud. Portandola in alto come se dovesse rispondere in classe e spostando le coperte con la mano pulita, si diresse in bagno, prendendo la biancheria pulita dal baule proprio ai piedi del letto.

<<Sono un idiota!>> sussurrò lavandosi. Tornò nel dormitorio e si rimise a letto, nella speranza di riuscire ad addormentarsi.
L'indomani mattina si alzò con il volto sudato e i capelli talmente scomposti da sembrare che avesse preso parte ad un duello atroce. Con la vista appannata tentò di scrutare l'ora dalla sveglia che aveva sul comodino a tre spanne dal letto.

<<Forza, Malfoy, faremo tardi alla partita di Quidditch se resti ancora un po' a letto.>> disse una voce familiare. Le 9:30. La partita era alle 10:00 del mattino, o almeno la presentazione delle squadre lo era. Avrebbe comunque fatto ritardo se non avesse preso la saggia decisione di balzare via dal letto non appena visto l'orario. Si preparò rapidamente. In una ventina di minuti era pronto e aveva messo in un borsone la divisa pulita e la nuova scopa che gli era stata appena regalata dal padre. 30.000 galeoni. Era davvero un bel gioiellino. A differenza delle altre scope, aveva una o due marce in più. Si poteva regolare la velocità in base alla posizione dei piedi sui poggia piedi in oro. Era come una motocicletta dei babbani, solo che questa poteva volare. Uscì dal dormitorio correndo e raggiunse lo stadio in una buona manciata di minuti. Ebbe poco tempo per cambiarsi quando arrivò agli spogliatoi.

<<Sei lento oggi. Ma che succede?>> disse il capitano della squadra.
<<Ho dormito male. Non sarò così in partita.>> rispose con voce sottomessa.
<<Sarà meglio per te, non ho più paura di tuo padre e ti butterò fuori dalla squadra dovessimo perdere contro i Grifondoro per colpa tua.>> ribatté acidamente il capitano. Non era solito per Draco farsi mettere in piedi in testa in quel modo ma dopo la guerra aveva deciso di cominciare a comportarsi meglio. Non si poteva permettere effrazioni, pessimi voti o punti in meno alla Casa dovuti alla sua condotta: il padre sarebbe stato subito portato ad Azkaban e l'intera famiglia privata di ogni avere. Ciò stava a significare che se avessero perso quella partita a causa di Malfoy, sarebbe stato buttato fuori dalla squadra e lui non avrebbe detto assolutamente nulla. Non aveva seguito i vari processi con il padre come imputato, gli era stato severamente vietato. Non venne chiamato nemmeno a testimoniare. Tutto ciò che sapeva era che doveva comportarsi come un normalissimo ragazzo o ci sarebbero stati seri guai e non li voleva. Si sentiva messo in gabbia a comportarsi in modo diverso da come aveva sempre fatto. Non poteva nemmeno prendere in giro i bambini del primo anno. Di solito li torturava con scherzi di pessimo gusto, ma poiché non poteva continuare a farlo, si aspettava che almeno potesse dire qualcosa, ma non gli era stato concesso nemmeno quello.

<<Ci si rivede, Malfoy.>> disse un giocatore della squadra avversaria.
<<Che vuoi, Potter?>> rispose acido.
<<Batterti anche su una scopa di poco valore, così capirai che non è la scopa che fa il giocatore.>> ghignò Potter.
<<Che squallore, Potter, sul serio. Non sei in grado di prendere in giro come si deve nemmeno qualcuno in una posizione come la mia. Io giocherò, tu fa' quel che ti pare.>> disse volando via in cerca del boccino d'oro. Era stato appena annunciato l'inizio della partita e Malfoy aveva le orecchie belle tese. Era attento come un cane da guardia.
Si vedevano bolidi passare da un giocatore all'altro, pluffe colpite da battitori, i portieri sembravano difendere a costo della vita quegli anelli e due ragazzi un po' più in alto rispetto alle rispettive squadre in cerca di una piccola pallina d'oro con le ali, che sfrecciava più velocemente di un colibrì. Harry aveva visto il boccino e in tutta calma, per non farsi notare cominciò ad avvicinarsi. Cominciava ad acquisire una velocità sempre più elevata. Quando Draco se ne accorse, inserì le marce alla scopa e sfrecciò all'inseguimento di Potter e del boccino. Cominciò una vera e propria gara tra i due a chi afferrasse prima quella pallina alata. Di pari passo, entrambi con il braccio dominante teso verso quella piccola sfera preziosa, facevano vari tentativi di prenderla. Era proprio lì, a poco meno di due pollici di distanza dalle loro mani, ma quella canaglia alata decise di cambiare direzione. Prontamente Malfoy seguì la pallina e assieme a lui lo fece Potter.

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