Quella mattina pioveva a dirotto. Le gocce di pioggia scendevano così violentemente da creare un rumore assordante in tutto il castello.
I serpeverde avevano appena terminato la lezione di pozioni e Draco si sentiva esausto: aveva passato tutta la notte a cercare un modo per tradurre quelle pagine che aveva strappato.
Se non riesco a tradurle mi converrà dimenticare in maniera autonoma, pensò.
Prese i suoi libri e li posò sulla panca in corridoio. Sospirò.<< Ciao Malfoy>> si sentì chiamare alle spalle. Voltandosi riconobbe Luna Lovegood
<<Lovegood, cosa c'è?>>
<< Ti percepisco pensieroso, qualcosa non va?>> chiese. Draco fece una smorfia e si trattenne dal rispondere in modo maleducato.
<<Non credo siano affari tuoi. Non parlo con gli amici del nemico>> disse cercando di risultare apatico.
<<Nemico? Harry non è tuo nemico. Harry vuole solo fare la pace con te, signorino Malfoy>> disse Luna con voce trasognante.
<<Perché non dici a Potter di venire da me a dirmi cosa vuole, senza mandare le spie?>>. Draco provò con tutte le sue forze a restare quieto.
<<Non mi ha mandato Harry. Io sono sua amica, non la sua spia. Non permettere ai nargilli di mangiarti il cervello, Malfoy. >>
<<Lovegood, non credo che i nargilli mi ronzino intorno, ma tu. Se non ti dispiace, sono indaffarato.>> disse. Prese i libri e si allontanò, ma poi la voce di Luna richiamò nuovamente la sua attenzione.
<<Antico incantesimo della memoria. Servono due propri ricordi della persona che si vuole dimenticare, uno bello e uno brutto, e due suoi, sempre uno bello e uno brutto. E un capello. Tutto va infuso nella vecchia ricetta della Felix Felicis.>>
<<Tu... tu sai tradurlo?>> disse Draco sopreso. Vide Luna avere tra le mani le pagine che aveva strappato da quel libro.
<<Sì, ma è una pozione impossibile da creare. L'antica ricetta della pozione Felix Felicis è stata perduta centinaia di anni fa, nessuno è mai riuscita a ritrovarla. Quella attuale sono basi di memoria di chi la ricordava e ha sperimentato nuovi ingredienti. Anche se vuoi dimenticarti di Harry, non puoi farcela con questa.>> spiegò Luna. Draco pensò che non era quella la parte complessa, era estrarre i ricordi di Harry senza che lui se ne accorgesse.
<<Luna, se me la traduci ti posso ripagare. Tutto quello che vuoi.>>
<<Oh, ma come sei sciocco, non hai sentito quello che ho detto prima? Non>>
<<Tu fallo. Posso farti rincontrare tua madre per qualche minuto. Ci stai?>>
<<Mia madre è morta, non sarebbe lei se la rivedessi. Ecco tieni.>>. Luna consegnò i fogli a Draco e cominciò a saltellare da una parte all'altra del corridoio. È matta, pensò.
Il cielo non smetteva di arrabbiarsi con i poveri mortali, e nemmeno con gli studenti. C'era chi gradiva quel suono, chi al punto tale da addormentarsi sui compiti da svolgere, come Ron. L'ora di cena era giunta e Draco con i suoi libri giunse alla Sala Grande per mangiare qualcosa e notò che il trio era solo formato dai due fidanzatini: Harry non c'era. Sorrise quando vide Hermione cercare di svegliare Ron. Pensò che anche lui voleva svegliare Harry per farlo studiare. Pensò che forse sarebbe stato felice. Cosa glielo impediva? Perché era diventato ostile? Ricordò le parole di Luna e lo stomaco di colpo gli si chiuse. Così decise di andar via, di non cercare nemmeno quella bambina dai riccioli ribelli. Cercò, anzì, di non farsi accorgere da lei che era lì. Uscito dalla Sala Grande si ricordò che quella sera era il turno di Potter tra i grifondoro e di qualche serpeverde. Aveva dimenticato la punizione che la preside aveva dato a tutti. Era da un po' che non rispettava il suo turno. Ogni volta aveva qualcosa di meglio da fare o una scusa plausibile per non andarci. Decise che forse era meglio che almeno quel turno lo avrebbe rispettato, anche se gli portava noia e rabbia. Era stato ridotto a brandelli e doveva anche scontare qualcosa per la quale non aveva colpe. Ritornò al suo dormitorio per lasciare i libri e chiuderli nel baule. Avrebbe voluto cambiarsi, ma ormai non c'era più tempo. Si diresse in cucina. Si era impegnato affinché non incontrasse Potter e a quanto pare ora era costretto. Appena arrivò alle cucine esitò.
<<Entro dopo, sto aspettando una persona. Firmerò quando entro.>> disse al prefetto di guardia. Si guardò intorno in cerca di un posto dove sedersi.
<<Malfoy, è da un po' che non ti vediamo.>> disse Hermione sbucando da dietro l'angolo assieme a Ron e a Neville.
<<Lo so, scusate ma trovo stupido che io debba rispettare la punizione.>> confessò Draco.
<<Anche Harry la rispetta, eppure ti ha salvato la vita. Quel bastardo ti conciò per benino>> disse coraggiosamente Neville, nascondendo un sorrisetto compiaciuto.
<<Non fingere di essere neutrale, Paciock. L'ho visto il ghigno che hai fatto. Harry non viene?>>
<<Stasera no, ha chiesto un permesso alla Mcgrannit.>> rispose Hermione. I tre lo lasciarono solo, firmarono la pergamena ed entrarono nelle cucine.
Che aveva di così importante da fare Harry per saltare la punizione che tanto rispettava. Sapeva che a lui non pesava poi molto, poiché dai Dursley era lui "la colf" di casa maltrattata e non pagata. Draco si allontanò cercando di non farsene accorgere dal prefetto. Andò a cercare Harry.
Che mi sta dicendo il cervello, io proprio non lo so. Posso anche non correre, tanto dovunque sia non andrà via prima che io arrivi, sempre che riesca a trovare dove si trova. Pensò. Frenò all'improvviso. Aveva il fiatone. Era lontano dalle cucine: Clevis, il prefetto tassorosso, non lo avrebbe mai raggiunto, d'altronde non poteva abbandonare la postazione. Draco si ritrovò allo stadio. Poco prima dell'ingresso degli spogliatoi serpeverde. Decise di entrare. Sull'armadietto era ancora tutto come lo aveva lasciato. Il suo nome, i graffi, le rientranze del mettallo dovute ai colpi. Tutto esattamente come prima. Prese una scopa e si diresse verso il campo. Era da un po' che non montava su una scopa e si faceva un bel giretto. Era come se Draco sentisse il bisogno di ritornare all'inizio dell'anno. Ormai nessuno osava più sfotterlo, ma l'inizio era meglio, non aveva tanto dolore. Montò sulla scopa e sfrecciò nel cielo. Le gelide gocce di pioggia sembravano tanti aghi che gli trafiggevano la pelle del viso. Era bagnato fradicio, sapeva che si sarebbe preso il peggior malanno della sua vita. Non gli importò e continuò a sfrecciare tra la tempesta di acqua. Si sentiva libero. Si sentì pervaso da un'adrenalina che non provava da tempo. Non toccò più la scopa dopo quell'umiliazione.
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Another Chance
FanfictionLa forza di volontà è tutto per Draco. Ci sono ancora tante sfide che il nostro finto buono deve affrontare, soprattutto quella di vedersi innamorato e scoprirsi diverso da come era sempre stato. Anche Harry è diverso da come lo ricordavamo, anche l...