CAPITOLO 2

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Draco si sistemava i capelli nel bagno della casa Serpeverde. Il suo orologio da polso era poggiato sul davanzale dello specchio. Segnava le 08:50. Non aveva più tempo o avrebbe fatto tardi a lezione. Voleva fare anche colazione. Afferrò l'orologio e lo indossò mentre si avviava a prendere le pergamene e i libri per le lezioni di quel giorno. Quando uscì lesse cosa avevano a prima ora: Astronomia con Grifondoro. Alzò gli occhi al cielo. Avrebbe di nuovo incontrato Potter e temeva gli parlasse ancora. Non aveva dimenticato l'ultimo incontro sebbene fossero passate due piene settimane. Da quando era stato buttato fuori dalla squadra aveva più tempo per dormire e studiare. Giunto alla sale grande incontrò proprio chi non voleva vedere, Harry però non gli rivolse né sguardo né parola.  Draco trattene il fiato quando gli passò accanto assieme ai suoi amici. Gli diede fastidio il suo atteggiamento. <<Pf, come se nemmeno mi conoscesse.>> disse tra sé e sé. Si sedette a tavola e mangiò metà fetta di torta di mele. Diede un sorso al caffè e iniziò a correre verso l'aula di astronomia.  Arrivò tardi, ma solo di pochissimi minuti. Appena entrò si sedette subito al primo posto che riuscì a trovare libero. Accanto a un Grifondoro che si scansò un po' subito dopo che Draco vi si sedette. Gli venne una morsa nello stomaco. Ancora. Era come quella che lo spinse a vomitare la mattina della partita di quidditch. Un nodo così forte che lo spinse ad alzare la mano e a chiedere con voce soffocata di poter uscire perché si sentiva male. Quando fu libero dalla lezione si sentì le gambe cedere. La sua mente gli mostrava quel ragazzo grifondoro che si scansò come se Draco avesse la peste. Prima lo temevano, ma le cose erano cambiate. Nessuna aveva più paura di lui. Anzi, tutti se ne prendevano gioco, vendicandosi di tutti gli anni infernali che egli aveva fatto passare a tutta la scuola. L'ironia e la beffa sta anche nel fatto che a comportarsi così erano anche i suoi stessi amici o almeno coloro che considerava tali prima dello scoppio della guerra. Per non essere emarginati come lo era stato Draco, avevano preso parte anche loro a ignorarlo. "Per lo meno non mi prendono in giro" pensava di tanto in tanto, ma gli faceva male lo stesso.  Sentiva una fitta nel petto ogni qual volta pensava a loro o li guardava complici e ricordava che un tempo era complice anche lui.
Si accasciò in terra poggiando le spalle al muro. Tirò le ginocchia in avanti e vi ci posò la fronte scoppiando in quel pianto che aveva evitato da settimane, o addirittura da mesi. Durante le settimane successive alla partita pensava e ripensava alle parole di Harry e ogni volta borbottava un <<Quello sfregiato. Non ho bisogno che lui mi faccia da paladino.>> e si convinceva del fatto che se lo avesse evitato, non gli avrebbe proposto più una cosa simile. Così fece: per due settimane lo evitò totalmente. Nemmeno uno sguardo. Si comportava esattamente come se Harry Potter non fosse mai esistito.

<<Malfoy...>> disse una voce a lui familiare. <<Vattene da qui o ti prenderanno in giro anche perché piangi. La lezione sta per finire.>>.
Draco alzò la testa scoprendo i suoi occhi grigi arrossati e gonfi da quelle lacrime. Il suo volto dalla pelle chiara come la neve aveva preso un colore paonazzo e le sue labbra sembravano essere color sangue da quanto le aveva torturate in quella crisi. 
<<Potter...>> sussurrò soffocato dal pianto.
<<Su, sbrigati. Vattene. Non ho il mantello con me adesso. Quindi te ne devi andare.>>. Dall'aula si cominciavano a sentire voci alte, sbuffi e schiamazzi. Harry gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi ma Draco la ignorò e si alzò da solo.
<<Non ho bisogno di te, Potter.>> gli comunicò chiaramente con tono aggressivo. Il suo volto ritornava lentamente al suo colore originale. Si allontanò passandogli accanto con fare elegante lasciandolo da solo. Pochi secondi dopo l'aula venne liberata. 

Frequentò le altre lezioni sedendosi da solo ad ogni lezione. Seguiva attentamente tutto. "Devo farlo o riprenderò a pensare a cose assurde" pensava.
Quando arrivò l'ora di pranzo la sala grande si imbandì e tutti gli studenti stanchi e affamati riempivano i propri piatti. Tutti eccetto Harry e Draco. Sembrava che entrambi non avessero appetito. Harry veniva riempito di parole da Hermione che gli diceva che non poteva mantenersi energico tutto il giorno senza mangiare nulla. Aveva anche gli allenamenti di quidditch e doveva mangiare. Draco, d'altro canto, non aveva nessuno che lo incoraggiasse a mandare giù almeno un boccone. Spazientito si alzò e uscì in cortile. L'aria gelida gli penetrava il viso e le mani che decise di mettere in tasca. Non aveva con sé nemmeno la sciarpa per ripararsi dalle raffiche di vento norvegese.

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