4 • Il sogno, la voce

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Sogni, incubi, paure.
Hanno una cosa in comune:
provengono tutti dalla nostra mente.
E, spesso, anche dal nostro passato.

D E S T I N Y

Una settimana dopo

Tutto attorno a me c'era un pieno di alberi e foglie. Vedevo verde e marrone ovunque, ero dispersa nella boscaglia e percepivo il vento soffiare lieve provocare dei leggeri fischi tra i ramoscelli. Fra le cortecce seghettate e lo scricchiolio dei miei passi sul terreno, non avevo paura.

Non sapevo dove mi trovassi, vagavo nel bel mezzo del nulla eppure il mio cuore batteva regolare e calmo. Anche il mio respiro lo era.

Nonostante questo, avvertivo una certa stranezza dentro di me, qualcosa che non riuscivo a controllare. Mi sentivo frenetica e impaziente, ma per cosa ancora non lo sapevo con certezza.

Proseguii per la mia strada, ambiziosa.

Ero sicura che non stessi cacciando. E neppure stavo scappando. Ero troppo tranquilla per fare entrambe le cose. Non sentivo il terrore, non sentivo l'angoscia, ma ero lo stesso inquieta.

Dopo un istante di confusione capii quello che mi stava accadendo: stavo cercando qualcosa.

Non riuscivo a capire cosa effettivamente stessi cercando, ma era come se trovarla ne dipendesse della mia stessa vita.

Scrutai l'ambiente attorno a me con occhi indagatori e ben allenati, pronti a cogliere ogni dettaglio. Le mie orecchie erano tesissime a qualsiasi stimolo, l'arco era stretto nella mia mano con una presa salda e le frecce erano all'interno della sacca sulle mie spalle, in attesa di essere afferrate e scoccate alla prima evenienza.

Era tutto tranquillo, ma io mi mossi adagio, con sicurezza e destrezza. Non ne ero sorpresa.

Proseguivo facendo lo slalom tra le piante. Mi pareva di conoscere quel posto ma al contempo era come se dovessi riscoprirlo tutto da capo. Come se a ogni passo che compivo addentrandomi nell'ignoto ci fosse una cosa nuova da scoprire e da analizzare con quanta più attenzione possibile.

Non riuscivo a capire cosa fossi così disperata di scovare, ma ero certa che fosse vicino. Me lo sentivo dentro, in qualche strano modo.

Di punto in bianco, sentii chiaramente salire una raffica di vento forte, facendomi sussultare dalla sorpresa e rabbrividire, percependola sulla pelle. Tuttavia la mia calma non sparì, aumentando la mia confusione mentale.

Quel cambio repentino nel clima dovevo percepirlo come un segno a tornare indietro, invece accadde tutto il contrario. Mi infondeva ulteriore coraggio e una sicurezza che non avevo mai provato prima.

Non mi lasciai del tutto ingannare: il mio corpo scattò e si voltò per controllare cosa ci fosse nascosto alle mie spalle. All'istante e con un gesto determinato e sicuro, punta l'arco verso qualunque cosa ci potesse essere dietro di me.

Sbarrai gli occhi quando un'ulteriore realizzazione mi si piantò davanti agli occhi.

Il mio arco era sparito, insieme alle sue frecce.

Stavo impugnando l'aria.

Non era possibile. Ero sicura che l'avessi portato con me. E quella consapevolezza, per la prima volta, mi fece paura.

Ero ancora sola, nessuno si trovava di fronte a me. E neppure dietro.

Osservai le foglie svolazzare dappertutto in aria con vita propria a causa del vento che ancora non si era del tutto placato. Però io non riuscivo più a udirlo.

Inevitably YoursDove le storie prendono vita. Scoprilo ora