6 • Il mio rapitore

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Mostrati sempre sicura di te stessa,
anche quando non lo sei per niente.
Loro notano ogni tua minima mossa,
soprattutto quando tentenni.
E ne tengono conto per colpirti.

D E S T I N Y

Un silenzio agghiacciante si impossessò dello spazio attorno a noi.

Mi sentii sprofondare. La necessità di sparire dalla faccia della terra e di prendermi a schiaffi per la mia ingenuità mi sopraffece. Avevo fatto un errore da principiante, e ora ne stavo pagando le conseguenze. Tutto questo non doveva succedere.

È tutta colpa mia.

Ero stata vittima di una trappola bella e buona, ma io non avevo nessun altro da biasimare se non me stessa. Dovevo immaginarlo, o perlomeno a sospettarlo.

La fortuna non era mai stata dalla mia parte, perché mai avrebbe dovuto cominciare proprio ora?

Tentai in tutti i modi di mettere a tacere il terrore, cosa a cui ero fin troppo abituata a fare. Continuavo a sperare che potesse essere un incubo, che tutto questo non fosse reale, e che nessuno sconosciuto che lavorava per lei mi avesse scovata. Ma sapevo che non lo era.

Il mio corpo e la mia mente erano paralizzati, non riuscivo a formulare un singolo pensiero coerente e i miei muscoli avevano smesso di obbedire ai miei comandi.

Non ero sorpresa dal fatto che non mi avesse ancora uccisa, che fossi ancora un essere respirante. Dopotutto, sapevo il suo modus operandi. Sapevo che sarei rimasta in vita ancora per molto. Il che, forse, era anche peggio.

«Stai mentendo» riuscii infine a mormorare, riaprendo gli occhi.

Stavo cercando di prendere tempo per capire la situazione generale. Fuggire era quasi impossibile: ero agile, ma senza un arma a portata di mano la situazione si era fatta ancora più complicata. Nonostante questo, però, fui grata nel sentire il mio istinto di sopravvivenza risvegliarsi dentro di me, valutando già le varie opzioni che mi restavano.

Avrei tentato. In ogni modo possibile.

Non avevo comunque nulla da perdere.

Anzi, ci avrei perso a fare il contrario. A non combattere, a non provare.

Non ero una codarda. Ero una guerriera. E come tale avrei lottato, anche a corpo nudo, fino a esalare il mio ultimissimo respiro.

«Ah sì? Non pensavo di avere una indole comica. Non era mia intenzione» mi schernì, il suo viso a pochi centimetri dal mio.

Il mio cuore, che nonostante la maschera che stavo cercando di mostrare stava battendo come un forsennato, celava qualcosa di nuovo sotto la paura. Una sensazione che non riuscivo a riconoscere, perciò la seppellii nel profondo.

Ora non era il tempo adatto per pensarci.

«Esatto, stai mentendo. Vuoi solo spaventarmi.»

Lui si allontanò di qualche passo, così da potermi studiare meglio e più attentamente. Io rimasi ferma, impassibile, nonostante tutto il tumulto che stavo sentendo dentro.

«E perché mai dovrei farlo?» inarcò un sopracciglio, indossando un'espressione confusa che mi pareva quasi sincera. «Se già molto spaventata, aumentare la dose non cambierebbe nulla.»

Si allontanò tutto d'un tratto, permettendomi di emettere un sospiro di sollievo. Rilassai le spalle, le quali erano diventate rigide come la pietra, ma tornai tesa quando il mio cervello elaborò con più ragionevolezza le sue parole.

Inevitably YoursDove le storie prendono vita. Scoprilo ora