Capitolo 3: Jessica

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La casa è enorme e questo mi urta parecchio. Non trovo Nicole da nessuna parte, proprio nessuna parte... non manca tanto prima che perda la pazienza. La musica assordante mi ostacola i pensieri e non riesco a capire dove potrebbe essersi cacciata, e come se non bastasse ho anche il cellulare scarico. Controllo fuori nella zona della veranda, ma vedo solo dei ragazzi giocano a ping-pong e altri che si ubriacano e ballano... di Nicole nessuna traccia. Inizio a chiedermi se non se ne sia andata, ma no, non è da lei andarsene prima di vedermi. Allora forse non è ancora arrivata? Impossibile, venti minuti fa mi ha chiamata dicendo che era nel vialetto qua fuori, prima che il cellulare mi abbandonasse del tutto.

"Ehi bella, cerchi qualcuno?" Non faccio neanche caso all'imbecille di turno, torno dritta dentro casa e in sala noto un ragazzo dall'aria familiare. Ma si certo, quegli occhi blu non te li scordi facilmente. Mi avvicino a Nico, circondato da ragazze che provano a richiamare la sua attenzione e che si lasciano superare da me quando mi vedono, lo saluto e gli chiedo se ha per caso visto Nicole. "Nicole? No, mi spiace, se vuoi ti aiuto a cercarla però." Si sta divertendo ed è mezzo ubriaco, perciò decido che non è il caso e passo oltre. Dietro di lui c'è anche il ragazzo del suo gruppo con cui forma il doppio infallibile, che ancora non è mai stato sconfitto. O almeno così gira voce.

Una coda color miele volteggia tra corpi in movimento. Eccola, finalmente. La riconoscerei in mezzo a un milione di persone. Il tempo si ferma mentre la osservo, il vestito rosso scintillante le avvolge il corpo alla perfezione mettendo in risalto le sue curve perfette. Una riga di eyeliner le approfondisce lo sguardo e il rossetto dello stesso colore del vestito completa il quadro. Sta parlando con una ragazza, insopportabilmente carina, e il mio umore peggiora notevolmente. In questo momento non penso alla nostra canzone di quando ci siamo conosciute, che ha appena iniziato a risuonare dalle casse, non penso a quanto desidero dirle che è bellissima stasera, non penso alla birra che vorrei trangugiare. Penso solo che renderò un inferno la vita di quella stronza che sta flirtando con Nicole. La mia Nicole. Attendo che i nostri sguardi si incrocino e quando lo fanno i suoi occhi si accendono e abbozza un sorriso. Con un cenno impercettibile le indico di seguirmi. La nostra storia è sempre stata uno scambio di sguardi. Dal momento che in pubblico non possiamo comunicare a parole, abbiamo imparato a farlo in questo modo. Per cui comincio a farmi spazio tra la gente per raggiungere un posto appartato. Vedo una porta chiusa e mi fiondo verso la maniglia. Faccio per aprire quando un ragazzo esageratamente alto con un berretto della Vans mi si para davanti.

"Ehi piccola, ti va una birra?" Oh dio, allarme cretino.

"Ne faccio volentieri a meno, grazie. Potresti cortesemente tornartene da dove sei venuto?"

"Non mi levo se non ti lasci offrire una birra" Conta fino a dieci Jessica. Mantieni la calma.

"SE NON TI LEVI DAI COGLIONI SAI DOVE TE LA INFILO LA TUA BIRRA DEL CAZZO?" Sbotto, con la mia solita grazia. Allora lui commenta qualcosa come "che hai, il ciclo?" E io odio lui e questi stupidi stereotipi secondo cui una persona di sesso femminile con l'umore alterato debba necessariamente avere il ciclo. Poi si guarda intorno e decide finalmente di lasciarmi in pace. Entro nella stanza, che fortunatamente è vuota, e mentre aspetto Nicole la osservo. Le pareti sono tappezzate da una carta da parati a strisce chiare e occupate da quadri di paesaggi generici. Un letto matrimoniale occupa gran parte della camera, affiancato da un comodino per ogni lato. La trapunta è abbinata alla fantasia della carta da parati e anche le federe. Non c'è nemmeno una foto di famiglia, figli, o della coppia che dorme qui. È una stanza fredda, vuota, comune. Come me.

"Non potevi scegliere una camera un po' più accogliente?" Mi si scalda il cuore a sentire la sua voce. Quando parla è come se me lo dipingesse di un colore allegro. Ma poi mi viene in mente quanto mi abbia fatto spazientire stasera, di come non si sia fatta viva e di quando stava parlando con un'altra. Allora mi ricordo che il colore raggiante è solo vernice, che il mio cuore in realtà è puramente nero. Che contrasto, purezza e nero.

Lo spazio tra la polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora