Questa settimana sembra infinita. Ed è solo giovedì. Sarebbe anche un giorno positivo, dal momento che tra qualche ora potrò dare libero sfogo ai miei sentimenti repressi colpendo palline. Il problema è che fra qualche ora vedrò anche l'ultima persona che desidero vedere. E contemporaneamente l'unico volto che vorrei entrasse nel mio campo visivo. Prendo il telefono per controllare gli orari dell'autobus e rispondo a mia madre che mi comunica che stasera non tornerà a casa presto: fa gli straordinari. Che novità. Per passare il tempo scorro le chat, ma mi accorgo dell'errore compiuto appena mi ritrovo su quella
di Nico.
Domenica, 11.20. @nico.reyes: Sophia sono stato un coglione ieri. Avrei dovuto scegliere te mille volte, ma avevo paura. Ero terrorizzato di non essere alla tua altezza, e che lo avresti capito trascorrendo quel tempo insieme. Se ti va ti offro una notte intera con me venerdì prossimo. Questa volta non me ne andrò.
Promesso.
@_.sophiagray._: Già, sei stato davvero un idiota. Forse la tua amichetta aveva urgenza di parlarti, ma beh, anche io avevo bisogno di te. Avevo appena trascorso una notte paradossale con della gente che voleva drogarmi e farmi credere di essere un animale e tu mi hai lasciata da sola. È stato terribile vederti correre da lei. Ma sai che ti dico? In fin dei conti non mi importa, perché tu non mi piaci. Sì, sei stato carino a salvarmi quella sera; sì, quell'abbraccio ha risvegliato in me sensazioni che non provavo da parecchio tempo e sì, avrei voluto passare con te tutta la notte e anche adesso vorrei essere insieme a te e mi detesto per questo. Ma tu, Nicolas Reyes, tu non mi piaci. Affatto. Sono solo percezioni generate dal fatto che sei stato l'unico ad avvicinarsi così tanto a me in questo posto nuovo|
Naturalmente non l'ho mai inviato. In realtà non gli ho scritto proprio nulla, e adesso lo vedrò ad allenamento. E domani è venerdì. In questo periodo mi sembra di essere persa nella nebbia più totale, quello che vedo è solo un'ininterrotta sfumatura di confusione. Il problema è che sento che una parte di me vuole solo rispondere di sì a quel messaggio. Ma poi sopraggiungono il ricordo di lui che si allontana in macchina, di lui che mi abbraccia, di lui che mi viene a salvare, le paranoie, anzi, il terrore. Sono terrorizzata di smarrire l'equilibrio e scivolare oltre quel margine che separa la ragionevolezza dall'impulso. Nico non mi piace perché non può accadere, altrimenti rischierei di perdermi in lui.
E di soffrire.
Scaccio i pensieri dalla testa quando arriva l'autobus. Sento la spalla lussarsi dal pesante borsone che sorreggo. Improvvisamente una punta di agitazione mi pervade e una serie di domande compare in me come un'immagine: cosa mi dirà quando ci vedremo? Farà finta di niente? Ed io? Come diavolo mi devo comportare? Infilo gli auricolari per cessare questo flusso fastidioso; non mi preparerò nulla e affronterò la situazione. Fanculo, è lui che ricopre il ruolo dell'idiota in questo momento.
Quando arrivo al campo scopro che è anche peggio di quanto mi aspettassi: Nico non è da solo, bensì con suo padre. E capisco che si tratti di lui per due motivi: innanzitutto parlano tra loro. Sembra un discorso tranquillo, ma c'è qualcosa di insolito. Posso avvertire un gelido distacco tra i due soltanto osservando i loro sguardi. Direi che si tratta di due estranei o semplici conoscenti se non fosse per il secondo motivo. Quello che mi dà la conferma che il loro legame sia parentale, sono gli occhi dell'uomo, esattamente gli stessi occhi color abisso marino, cielo stellato, oceano e profondità, di quelli del figlio. Ė incredibile pensare che anche un'altra persona abbia degli occhi del genere. Mi accorgo di essermi fermata ad osservarli quando Noah sopraggiunge dietro di me cercando di spaventarmi. Non riesce nell'intento, ma io fingo una risatina per fargli credere che sia divertente, mentre continuo a tentare di incrociare un altro sguardo.
Lui mi dà le spalle, però. E che spalle, aggiungerei.
"Miss perfettina, hai deciso di occupare il corridoio o pensi di entrare in campo?"
"Ciao anche a te Noah." Noah è uno dei compagni di corso di Nico, nonché suo amico importante (come testimoniano i post di Instagram). L'ho conosciuto la scorsa settimana e direi che la parola più appropriata per descriverlo sia 'egocentrico'. È uno che vuole stare sempre al centro del palco e lo fa tentando di suscitare le risate di quelli che lo circondano. La maggior parte delle volte ci riesce, ma io so per esperienza che le persone che si comportano in questo modo lo fanno per celare sofferenza.
"Sai che l'altra vol... oh, merda" sposto gli occhi verso Noah e seguo il suo sguardo, che è rivolto ai due Reyes.
"Cosa c'è?" Chiedo confusa. Nel frattempo, Nico si gira e mi nota. Come al solito la sua espressione è indecifrabile. Sembra che anche lui stia indagando sulla mia... forse cerca di capire se sono arrabbiata o meno. Vorrei esserlo, credimi. Ma non riesco, non dopo che sei corso da me a salvarmi. Quello che mi tormenta più di tutto, è il pensiero di Jessica Porter insieme a lui. Ormai è abbastanza scontato che vi sia qualcosa tra loro: a prova di tutto il fatto che a scuola sono sempre appiccicati. Gira anche voce di un bacio. Del resto, sarebbe perfettamente logico. Sono fatti per stare insieme.
Alzo il mento e cammino, spalle aperte e sguardo avanti. Supero Nico e il padre nel corridoio stretto, sforzandomi di non accennare un'occhiata verso di loro. Entro in campo e mi complimento con me stessa per avercela fatta. Noah mi ha seguito a ruota libera, quindi andiamo verso Jo. Presumo che a questo punto anche Nico sia entrato. Infatti, il nostro allenatore ci ordina di palleggiare a coppie, Noah con lui, io insieme a Nico. Prendo le palline e vado dall'altra parte. È tremendamente bello, baciato dal sole con una maglia nera che dà risalto alla sua carnagione. Questa fa contrasto con gli occhi. I pantaloncini corti mostrano i suoi muscoli e...
"Hai intenzione di cominciare?".
Stronzo. Perfetto, cominciamo allora. Questa volta senza mezze misure, però. Parto cattiva con dei diritti che celano tutto il casino che ho in testa. Inizialmente i palleggi durano poco, perché lui è ancora freddo. Ogni pallina che non prende è uno scalino verso il mio buonumore. In realtà oggi non sta dando il massimo e sembra tormentato per questo. Quando si guarda attorno per raccogliere, non manca mai di voltarsi verso le panchine, da dove suo padre ci guarda con espressione rigida. Sembra incazzato.
L'ora trascorre lenta. La nostra partita nell'ultimo quarto d'ora si è conclusa con un quattro a due per me. Non ha giocato per niente bene, quindi non ne è valsa la pena. Le uniche parole che ci siamo rivolti sono state la sua intimazione a iniziare, i punteggi e i "tieni" o "ce l'ho io" di circostanza. L'ho visto cercare il mio sguardo, ma non gli ho dato la possibilità di incrociarlo a lungo. Adesso sta entrando nello spogliatoio a spalle chine. Noah non ha smesso un attimo di alternare lo sguardo da lui al padre. È visibilmente preoccupato e io non faccio in tempo a chiedergli il motivo che lo vedo schizzare nello spogliatoio. Qualcosa non va, è evidente. Mi cambio velocemente ed esco in tempo per assistere alla scena. Nico sta camminando lentamente verso suo padre, Noah lo tiene d'occhio a pochi metri, ma semi nascosto dalla rientranza dello spogliatoio. Quando arriva, suo padre lo osserva con sguardo sprezzante e gli dice qualcosa che non riesco a sentire. Stringe i pugni lungo il corpo, sta tentando di mantenere il controllo. Reyes junior sembra un cucciolo bastonato e vorrei solo stringerlo a me.
Perché non lo fronteggi? So che lo sai fare. Lo fai sempre con me.
Invece non fa altro che tenere lo sguardo incollato ai suoi piedi, come se quelle scarpe fossero la cosa più interessante del mondo, e stare zitto.
"Mi vuoi fare incazzare Nicolas? Cosa le pago a fare queste lezioni di merda se non sei nemmeno in grado di battere una ragazza?!?" La sua voce sovrasta ogni rumore. È autoritaria e violenta e spezza qualsiasi forma di fragilità nelle circostanze. Soprattutto spezza Nico, che ora ha un viso affranto. Finalmente solleva lo sguardo, ma non lo fa per incrociare quello del padre. Invece ruota il volto e ispeziona il suo campo visivo in cerca del mio. Poi mi trova. Lo abbraccio con gli occhi cercando di rassicurarlo, ma il contatto visivo dura poco, perché l'uomo lo afferra per il braccio e lo strattona fino alla macchina. Poco dopo, l'auto sfreccia via alla velocità della luce. Sento una brutta sensazione avvolgermi. È questo il problema: Nico ha perso una stupida partita di allenamento contro una ragazza, solo perché non era in forma come al solito; suo padre non l'ha presa bene. Mi chiedo quanta importanza riservi al tennis per reagire così e quanta pressione avverta suo figlio su di sé. Non mi piace il modo in cui l'ha trattato. Ho paura che potrebbe fare di peggio una volta arrivati a casa. Tutto gridava che il loro non è un rapporto normale.
Mi lancio sul letto e tiro fuori il telefono. Questa volta non esito a cliccare sulla chat.
Giovedì, 19.15 @_.sophiagray._: Ehi, ho visto che tuo padre era piuttosto
incavolato oggi. Spero sia tutto ok...
Un semplice messaggio per capire se sta bene. Avanti, rispondimi. Per ingannare il tempo provo a portarmi avanti con matematica. Non è una grande idea, dal momento che ogni tre minuti mi distraggo per controllare il cellulare, pur non avendo avvertito alcuna vibrazione di una notifica in arrivo. Fanculo, è stata solo una normale discussione tra un padre troppo invasato e suo figlio. Prendo il cambio e vado in bagno. Perché non riesco a mantenere la calma? Non dovrebbe importarmi così tanto, dannazione. Entro in doccia e faccio in modo
che duri il più possibile, probabilmente per dare a Nico il tempo di rispondermi. Poi vado in cucina e mi scaldo una lasagna pronta davanti alla mia serie preferita.
Quando rientro in camera , effettivamente la risposta c'è.
@nico.reyes: Oh wow hai deciso di parlarmi allora.
Se l'è presa perché non gli ho risposto al messaggio e oggi non gli ho rivolto la parola? Oh, beh, in realtà ha abbastanza senso.
@_.sophiagray._: Non ti ho risposto perché stavo cercando di capire i miei impegni per domani. Non posso stare fuori tutta la notte, mi dispiace.
Due cazzate in un unico messaggio, questa volta mi sono superata.
@nico.reyes: Non è solo questo Sophia. Sono stancooo di non capirci un cazzo. Prima non mi parli e mi guardi a stento e poi mi cerchi con gli occhi come se volessi, se volessi salvarmi da lui. Mi mandi in confusione così e fidati ne ho già di casini
Non ci vuole un genio per capire che sia ubriaco. La gente si ubriaca per due motivi essenzialmente: per divertirsi o per non sentire il dolore. Ho come l'impressione che stasera Nico sia stato spinto dal secondo.
@_.sophiagray._: Mi prometti di non fare
@nico.reyes: Nnon posso prmettre quaalcosa che non sno in gradodi mantenere
Tengo il telefono in mano, ma non riesco ad evitare che le palpebre si chiudano. Mi abbandono al sonno con quegli occhi blu che mi fissano.
La fortuna oggi è dalla mia perché mi sveglio in tempo senza alcun aiuto. Mi preparo in fretta e, quando prendo il respiro davanti alla fermata dell'autobus, controllo il cellulare. Nessuna notifica da parte sua.
Alla prima ora sono in classe con Nicole.
"Ehi tesoro!" È raggiante come al solito. In realtà in questo ultimo periodo l'ho vista un po' più giù, ma credo sia un'esperta nel nascondere le emozioni. Da quello che ho capito è una molto riservata... meglio così, almeno non sarò costretta a sforzarmi di
aprirmi con lei. "Che succede? Hai una cera, diciamo, orribile."
"Apprezzo la sincerità" le sorrido "sto bene, tranquilla. È solo che non ho dormito molto stanotte." Mi guarda come a dire 'non me la racconti', ma cambia generosamente discorso.
"Senti, ti andrebbe di venire a casa mia oggi? Invece di uscire potremmo stare in pigiama e mangiare schifezze davanti ad un'avvincente serie tv." Sorrido, è esattamente quello che ci vuole per sollevare il mio umore sotto i piedi.
"Direi che è un piano perfetto." Finalmente avverto un sapore nuovo: l'eccitazione di ricevere un invito da un'amica dopo un bel po' di tempo.
"Ah Sophi invece per sabato sera hai programmi? C'è questa festa del college grandiosa. Non possiamo non imbucarci, insomma, ne parlano tutti. E poi, voglio dire, è del college!!" I suoi occhi sono gli stessi di una bambina che vuole andare a tutti i costi a Disneyland. Non posso
dirle di no.
In corridoio cammino di fretta. Mi sono persa a parlare con Nicole e ora sono in ritardo. Quando entro nell'aula di storia, sono già tutti seduti. Il destino non manca di farmi i suoi soliti giochetti, perché Nico è seduto proprio accanto all'unico posto vuoto. Quando mi vede sbarra gli occhi e avvicinandomi noto un leggero rossore percorrergli il volto seminascosto dal cappuccio della felpa. Mi ricordo che ha fatto una bella figura di merda ieri sera, non riesco a trattenere un accenno di sorriso. Lui sposta lo sguardo da un'altra parte. Decido di approfittare della situazione per vedere un rarissimo Nicolas Reyes imbarazzato.
"Allora... hai ripreso l'uso della parola o continui a biascicare?"
"Non mi sembra di aver mai parlato biascicando con te"
"Vedo che riesci a parlare... invece non hai smesso di sparare stronzate, vero?" Gli sfugge un sorriso ed è a quel punto che lo noto. Il rossore sul volto non è causato dall'imbarazzo, sono sicura di scorgere un livido che lui si ostina a celare. Nico realizza che lo sto studiando, quindi sistema il cappuccio e sposta la testa: non vuole domande.
"Perché tieni il cappuccio?"
"Mi va" risponde freddamente. Il mio braccio parte prima che possa riflettere e con un movimento rapido gli sfilo il cappuccio. Un enorme
livido violaceo si estende da sotto l'occhio destro sino allo zigomo.
Oh mio Dio.
"Nico... cosa ti è successo??" In risposta lui solleva il cappuccio, si alza, mormora uno 'sto bene' e forse 'sono solo scivolato', afferra lo zaino e si catapulta fuori dalla classe. No. Non funziona così. Non può sempre scappare. Lo seguo di corsa, senza badare alle parole del prof. Quando esco nel corridoio lui è già all'estremità, quindi accelero il passo. Cammina di fretta, ma non corre... non si è accorto che sono dietro di lui. Lo raggiungo, in un attimo agguanto il suo zaino e lo strattono contro il muro. Sono di fronte a lui, a pochi centimetri di distanza. Ci guardiamo negli occhi, io con la testa leggermente sollevata e lui abbassata. Posso avvertire il suo respiro fuori controllo adesso. Non si sposta, nemmeno quando la mia mano sicura si avvicina al suo volto, gli toglie il cappuccio e sfiora la pelle ricoperta
dal livido. D'un tratto collego ogni cosa.
"È stato lui vero?" Sussurro. Sono sicura sia così, e lui sa di non potermi mentire. Lo capirei. Lentamente annuisce e la conferma che suo padre sia un pezzo di merda, arriva angosciosamente. Così è
questa la tua battaglia?
Mi sollevo sulle punte e stampo un soffice bacio nel punto in cui suo padre l'ha colpito, come a voler spazzare tutto il suo dolore. E poi mi perdo in questi occhi blu.
Sei così bello Nicolas Reyes.
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Lo spazio tra la polvere
Teen FictionSophia si è appena trasferita ad Austin, in un nuovo appartamento insieme a sua madre con la quale possiede un forte legame. È sola nella nuova scuola, decisa a non farsi notare per nessun motivo e pronta a scrivere un altro capitolo della sua vita...