"Ehi"
Appena chiudo l'anta dell'armadietto mi ritrovo davanti il volto di Isabelle. Ha due trecce, di quelle che partono dall'alto, e un sorriso stampato. Forse la sua allegria è l'unico abbaglio di sollievo in questa mattinata del cavolo. Mentre tornavo a casa dopo lavoro, verso le quattro, nel solito tratto che devo fare a piedi quando scendo dall'autobus, i lampioni erano spenti. Dire che sia stato un incubo è riduttivo. E questo solo nei pochi secondi in cui non trovavo il dannatissimo cellulare. Arrivato nella mia stanza ho trascorso le ore successive a cercare di decifrare la lettera del cavolo e a mettere a soqquadro l'appartamento per trovare un singolo indizio che potesse aiutarmi. Risultato: nessuno. Sto cominciando a pensare di dirlo a mio zio, però non sono convinto che sia la cosa migliore. Come se non bastasse, ho perso l'autobus stamattina e me la sono dovuta fare a piedi. E adesso devo avere delle occhiaie da paura perché lei dice: "cavolo, hai un aspetto orribile." Merda, davanti al suo volto così genuino e luminoso mi sento quasi imbarazzato. E non mi era mai successo prima con nessuna ragazza; d'altronde è praticamente impossibile quando hai la mia mascella squadrata, i miei pettorali scolpiti, il mio sorriso ammiccante, il mio sguardo da far togliere il fiato e... potrei andare avanti all'infinito.
"Cosa ti è successo?"
"Niente, sono solo tornato tardi da lavoro e non ho chiuso occhio." Mi guarda come a dubitare su chi la dice lunga. In questi giorni si è creata una sorta di sintonia tra noi due. Credo di piacerle perché mi ronza sempre attorno, ma allo stesso tempo è come se avesse paura di me. O dei suoi sentimenti. D'un tratto realizzo che non sia normale vederla qui a scuola... devo essere davvero stremato.
"Aspetta, cosa ci fai tu qui?"
"Ci sei arrivato Anderson. Stavi dormendo in piedi?" La smorfia che ora si dipinge sul suo volto, mettendo in risalto le fossette nascoste, mi induce a deglutire.
"Pensa un po', tra tutte le altre cose ho anche questa abilità." Non so se stiamo flirtando o se ci punzecchiamo e basta, in ogni caso mi piace. "Di essere tardo intendi? Oh sì, sicuro". Apro la bocca per ribattere, ma stranamente non ho la risposta pronta; quindi, le richiedo il motivo
della sua presenza in questo edificio.
"Sono venuta con i miei a prendere Nico. Questo pomeriggio vogliono portarci alla casa al mare per sistemarla in modo che sia in ordine per il prossimo week-end."
"Starete lì il prossimo week-end?" Le domando.
"Già, proprio come se fossimo una famiglia unita. Mio padre ha dei clienti che deve incontrare e allora ha deciso di portarci tutti. Perlomeno ci ha concesso di invitare degli amici con cui alloggiare nella dependance vicina. Col cavolo che io e mio fratello staremo insieme a loro." Mi appoggio all'armadietto incredulo... una villetta con dependance sul mare come casa vacanza? Se fossi un Reyes darei delle feste da paura qualcosa come ogni fine settimana.
"Beh, non male." Il mio tono lascia trasparire un atteggiamento accigliato. Come fa a lamentarsi di una cosa del genere? Pagherei per essere al suo posto. Non che sia nelle condizioni di farlo, ovviamente. Lei mi guarda come per ribattere, ma poi sembra decidere di lasciar correre.
"Stavo pensando che magari..." una piccola speranza si accende dentro la mia testa "...potresti essere tu uno degli amici da invitare". Ben fatto Logan, hai segnato alla grande. Dipingo il mio sorrisino storto.
"Non c'era bisogno di una scusa per chiedermi un appuntamento. Ovvio che ci sarò." Lei distoglie lo sguardo dopo aver alzato gli occhi al cielo. Non si rifiuta mai una vacanza gratis con una bella ragazza.
"Quello non è il tipo che hai aggredito senza motivo davanti a mezza scuola?" Seguo i suoi occhi perplesso e vedo Hulk con lo zaino su una spalla che passeggia tranquillo per il corridoio, con un occhio ancora nero.
"C'eri anche tu a quella festa, quindi". Non so se essere contento o meno. Da un lato ha visto come ho tenuto testa all'idiota, ma se crede che l'abbia fatto solo perché ne avevo voglia... beh, chissà che idea si è fatta su di me. Io non provoco mai una rissa se non ho un motivo preciso. Cazzo, da quando ti interessa cosa pensano gli altri su di te? "Stava buttando cibo da una parte all'altra della casa. È un motivo valido?" Lei mi guarda sorpresa.
"Quindi gli hai spaccato il muso perché ti infastidiva che sprecasse la pizza?" Il suo sguardo è divertito. Certo, deve sembrare una cosa ridicola agli occhi di una che è abituata ad avere i migliori pasti preparati probabilmente dai migliori cuochi ogni dannatissimo giorno. Non deve sopportare sei ore di un lavoro di merda per permettersi una cena quantomeno accettabile.
"Quando per avere ogni singola cosa devi spaccarti in due non ti sembra così tanto una stronzata vedere quelle cose andare a fanculo. Soprattutto se non c'è alcun motivo perché accada." Rimane un po' di sasso. D'un tratto, però, mi pento delle mie parole. Ogni volta non
riesco a tenere a freno la lingua e sto cominciando a detestarlo.
"Aspetta io non volevo dire questo..." il suo tono è decisamente dispiaciuto. Merda, non avevo intenzione di farmi compatire.
"Lascia perdere. Ora devo andare, ho lezione. Ci vediamo." Mi volto senza aspettare risposta. È più facile evitare i suoi occhi da 'mi dispiace se non hai avuto niente dalla vita'. Perché, sebbene sappia che lo pensa davvero, fa comunque male vedere un mondo così diverso avvicinarsi al mio.
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Lo spazio tra la polvere
Teen FictionSophia si è appena trasferita ad Austin, in un nuovo appartamento insieme a sua madre con la quale possiede un forte legame. È sola nella nuova scuola, decisa a non farsi notare per nessun motivo e pronta a scrivere un altro capitolo della sua vita...