Capitolo 4: Logan

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"Logan"

"Mhh"

"Logan svegliati!" Alzo la testa di scatto e impiego diversi secondi per aprire gli occhi, dato che la luce del porticato esterno me lo rende difficile. Quando riesco a mettere a fuoco quello che mi circonda, la prima cosa che noto è una mano tesa verso di me. Non avrei dovuto andare alla festa ieri. E di certo non avrei dovuto addormentarmi su una vecchia sedia nella veranda esterna del Ricky's pub, il locale dove lavoro tutte le sere. Merda. Se perdo questo lavoro sono rovinato.

"Che ore sono?" Chiedo ad Aubrey, che è chinata verso di me, forse un po' troppo. Inevitabilmente i miei occhi cadono sulla sua scollatura profonda e notandolo lei sorride maliziosa

"Non ho voluto svegliarti, dormivi tanto bene." Avvertendo il mio sguardo allarmato si affretta ad aggiungere che non è trascorso tanto tempo dalla fine della pausa.

"Tranquillo tesoro, ti ho sostituito io in questi venti minuti" Sfodera il suo sorriso più ammaliante. I denti bianchi perfettamente dritti sembrano davvero scintillare sotto la luce del sole. Ha i capelli chiari raccolti in un'alta coda di cavallo, e le dita, ora poggiate sui fianchi scoperti dal top striminzito, laccate di uno smalto rosso fuoco.

"Grazie Aubrey, ti devo un favore mi sa." I suoi occhi si illuminano e, se possibile, il sorriso si allarga ancora di più. La sua mano torna nella mia direzione, questa volta la afferro ritrovandomi in piedi a pochi centimetri da lei.

"Sai bene come ripagarmi, e puoi farlo quando vuoi" sussurra, fissandomi le labbra. Le sfodero un sorriso mentre si allontana lentamente voltandosi a guardarmi un'ultima volta prima di entrare nel locale. Probabilmente quegli shorts sono il motivo principale della clientela così numerosa.

Neanche il tempo di rientrare che il mio capo mi squarta un timpano intimandomi di muovermi a servire. Respira Logan, puoi farcela. Pensa che lo stipendio è a un passo da te.

"ANDERSOON DIETRO IL BANCONE". Perché diavolo esistono persone con un carattere così irascibile?? Mi affretto ad avviarmi dietro il bancone e comincio a servire cocktail. Vi è una massa di ragazzi che ondeggiano inebriati e spensierati; alcune ragazze si soffermano provando ad attaccare discorso con me. Stasera non ho le forze, sono davvero stanco, perciò le liquido velocemente.

Qualche ora dopo arriva finalmente l'orario di uscita. Dio, sento che potrei crollare da un momento all'altro. E vorrei uccidermi al pensiero di poter dormire solo quattro ore questa notte. Come quasi tutte le altre, d'altronde. Dopo aver salutato il resto del personale esco dal locale ed in pochi minuti raggiungo la fermata dell'autobus. Qualche minuto dopo sono finalmente a casa. Il mio trilocale si trova vicino al centro città, quindi non impiego troppo tempo per andare al lavoro, e nemmeno a scuola. Ed è una gran fortuna dal momento che non posso permettermi un'auto. Tutto sommato non ne sento il bisogno, ho imparato col tempo a fare a meno di molte cose.

Appena entro sbarro gli occhi quando vengo inondato dal buio completo: il mio battito accelera velocemente e il respiro diviene affannoso. Cerco rapidamente l'interruttore della luce a tastoni, ma manco più volte il pulsante corretto. Il panico si insinua lento dentro di me, mi divora pezzo per pezzo. È una fiamma che arde inesorabilmente salendo sempre più in alto. Divampa dentro di me, mi serra la gola; inizio a respirare irregolarmente e con difficoltà. Basta. Basta. No, no, no. Il ricordo non deve arrivare. Il ricordo non deve diventare nitido. Non voglio ricordare. Non posso.

Respira Logan, respira.

Non pensarci. Non pensarci. Non pensarci.

Prendendo coscienza riesco ad accendere la luce e torno a respirare normalmente. Come ho fatto a dimenticare di azionare la torcia prima di entrare? Non deve succedere, dannazione. Poso le chiavi dall'entrata e mi preparo per dormire. Sento le gambe crollare sul morbido letto... è una sensazione meravigliosa sdraiarsi e chiudere gli occhi dopo due giorni che non lo faccio. La tenue luce dell'abat jour sul comodino mi permette di avere il controllo su ogni cosa appena li riapro. E questo avviene ripetutamente a causa del mio dichiarato odio verso il buio. Sconnetto il pensiero, mi godo il riposo lasciandomi cullare dal sonno.

Lo spazio tra la polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora