Capitolo 20

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-Si, ho capito - sospirò Robert - ti ho detto che ci penso io, non preoccuparti - suo fratello lo stava trattenendo da almeno venti minuti al telefono per questioni lavorative. Alzò gli occhi al cielo, ormai neanche lo ascoltava più - e quello chi cazzo è? - si chiese dopo aver riportato lo sguardo all’entrata dell’università.
Un tipo moro, alto e palestrato teneva un braccio sulle spalle del suo piccolo Lucas che, nel frattempo, rideva a qualche battuta fatta dall’idiota.. Sentiva suo fratello dall’altro lato del telefono chiedergli cosa stesse succedendo -stacco, ci aggiorniamo dopo - non aspettò neanche la risposta che chiuse il cellulare per dirigersi verso i due ai quali non aveva staccato gli occhi di dosso neanche per un secondo.
-Salve- palesò la sua presenza, togliendosi gli occhiali da sole e mostrando un sorriso da cardiopalma.
Lucas, inizialmente sorpreso, decise di ignorarlo sentendo però lo sguardo dell’altro addosso. L’idiota accanto, invece, capendo che i due si conoscevano, allungò una mano per presentarsi, sorridendo anch’egli. Mano che però non venne ricambiata, ricevendo in cambio un’occhiataccia al braccio appoggiato ancora sul piccoletto. L’idiota dovette aver capito anche questo e decise di levarla, non era forse poi così idiota. D’altro canto Rob aveva una prestanza fisica che poteva effettivamente incutere un po’ di paura.
Quel modo di fare fece però innervosire Lucas - lasciami in pace Rob, non hai alcun diritto di comportarti così - gli disse infatti.
-Voglio solo parlarti e spiegarti cos’è successo - rispose Rob tentando di avvicinarsi al piccolo.
-Ehi amico- intervenne l’altro- ha detto che non è interessato - continuò. Ok era un idiota certificato.
-Non sono cazzi tuoi- rispose Robert fissandolo malamente. L’altro stava per rispondere ma Lucas decise di mettersi in mezzo per evitare che i due litigassero. Robert era un brav'uomo ma se il suo amico continuava a mettersi in mezzo, forse avrebbe potuto perdere la sua solita compostezza.
- Va bene, basta - disse dividendoli - andiamo nel mio appartamento a parlare - concluse Lucas. Robert e l’idiota si guardarono male per un’ultima volta e poi si diedero le spalle.

Avere Robert a poca distanza creava un tumulto di emozioni in Lucas, l’aveva evitato il più possibile proprio perchè non riusciva a controllarsi e ora se l’era ritrovato nel suo piccolo appartamento che condivideva con altri studenti. Non era il massimo, proprio come tutti gli appartamenti per studenti, ma aveva il minimo indispensabile e questa era la cosa fondamentale. Lucas non poteva permettersi altro.
Rivolse poi il suo sguardo su Robert, anch’egli lo stava fissando. Dio quanto era bello. Vedere quel sorriso, poco prima, lo aveva agitato. Ignorare quel sorriso lo aveva ucciso. Aveva bisogno di darsi una calmata, preparare il caffè per entrambi poteva essere un’ottima distrazione.
-Faccio del caffè- disse semplicemente, voltandosi verso la piccola cucina ubicata in un angolo della casa.
-Piccolo- lo chiamò Robert, avvicinandosi di poco.
-Non chiamarmi così - rispose prontamente Lucas, si sentiva preso in giro.
Robert sospirò - ti amo, Lucas - quest’ultimo gli dava ancora le spalle - Lucas - lo richiamò, quasi supplicandolo di voltarsi. E così fece l’altro, ma appena si girò Robert vide i suoi occhioni dolci pieni di lacrime, lacrime che gli spezzarono il cuore -ti prego, credimi. Sei la cosa più bella della mia vita, non volevo sminuire quello che c’è tra noi.. - mentre parlava, Robert si fece sempre più vicino, fino a prendergli il viso tra le mani per asciugargli le guance bagnate dalle lacrime.
-Perchè l’hai fatto allora?- chiese con fatica. Tenere la voce ferma, in quello stato, non era facile.
Robert appoggiò la fronte sulla sua - avevo paura - disse in un sussurro. Lucas lo guardò stranito -di cosa?- chiese curioso.
Robert sospirò nuovamente - è una lunga storia - disse staccandosi da lui, senza però lasciare un minimo di contatto fisico tra loro - sediamoci e ti racconto - continuò prendendo le sue mani e portandolo verso il divano. Si sedettero uno di fronte all’altro. Robert si prese un attimo di tempo per riordinare le idee. Lucas potè notare un po’ di agitazione nell’altro. Cosa stava succedendo?
-Anni fa conobbi Paul - iniziò riprendendo il contatto visivo con Lucas - fin da subito ci fu affinità tra noi, mi piaceva moltissimo e più passava il tempo più ci avvicinavamo e ben presto ci innamorammo - A queste parole Lucas storse un po’ le labbra, mostrando quanto fosse anch’egli geloso dell’uomo che aveva davanti. Robert, notandolo, sorrise e gli accarezzò il viso - all’inizio fu fantastico - disse riprendendo il suo racconto, riportando alla mente quei dolci ricordi, presto oscurati però da quelli successivi, anche il suo viso divenne ben presto più teso e non riuscì più a guardare Lucas negli occhi - non so quando tutto crollò. Paul cambiò, divenne sempre più geloso e possessivo. Controllava ogni mio passo, gesto, espressione e parola. Più volte avevo tentato di stroncare il nostro rapporto ma non so come, ogni volta poi, mi ritrovassi al punto di partenza, non so come facesse sempre a soggiogarmi, ero stupido e innamorato - Lucas rimase sorpreso da ciò che stavano sentendo le sue orecchie - la sua gelosia però divenne ben presto incontrollabile - continuò Robert - un giorno, non poco tempo fa in realtà, vedendomi scherzare con Alec, uscì fuori di testa - adesso aveva riportato di nuovo lo sguardo su quello di Lucas - così fuori di testa che la sera stessa si appostò fuori dalla sua caffetteria, aspettò che uscisse per la chiusura serale e tentò di trafiggerlo con un coltellino - quest’ultima confessione fece tremare Lucas - per fortuna Alec seppe difendersi, conoscendo le arti marziali, e mi chiamò all’istante subito dopo aver chiamato la polizia - concluse.
-Hai paura che possa farmi del male sapendo che mi ami?- chiese Lucas, conoscendo già la risposta. Vide gli occhi di Robert farsi lucidi - sei la cosa più importante della mia vita - rispose semplicemente il più grande. Lucas si fiondò tra le sue braccia e lo baciò con passione - anche io ti amo - disse semplicemente, rispondendo e ricambiando la confessione che poco prima aveva ricevuto.
-Non capisco solo una cosa - disse Lucas dopo che si erano riappacificati e fatti qualche coccola sul divano - non avete ottenuto nulla dalla polizia? -
-E’ il figlio di uno dei dirigenti delle più importanti aziende del paese, inoltre Alec qualche giorno prima aveva avuto un guasto alle telecamere e quando avvenne l’aggressione ancora non erano state riparate  - rispose il più grande, amareggiato dalla triste verità, semplicemente non avevano prove per dimostrare ciò che era successo.
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Vi ringrazio sempre per la pazienza 💛

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