Premessa: il capitolo contiene temi che potrebbero urtare la sensibilità altrui.-Sono contento tu abbia accettato di venire a cena da noi- disse Ben rivolgendosi ad Alec.
-Mi hanno parlato bene del tuo polpettone - rispose il diretto interessato, prendendone proprio una forchettata - e devo dire - continuò assaporandolo - è il migliore che abbia mai mangiato!- concluse soddisfatto.
-Addirittura - rise Ben - di solito sono le madri quelle che ne detengono il primato - concluse col sorriso ancora presente sul bellissimo volto.
Alec sorrise amareggiato all’affermazione dell’altro - chissà- rispose guardando il piatto- non ricordo quello di mia madre - concluse.
A Killian non sfuggì la tristezza nei suoi occhi, stavolta però avrebbe aspettato fosse l’altro a sentirsi pronto a parlare. Non era stupido, aveva capito da tempo che ci fosse qualcosa nel passato del suo compagno che lo tormentasse. L’unica cosa che fece, dunque, fu quella di appoggiare una mano sulla sua e stringerla. Ricevette in cambio un sorriso così dolce che gli colmò il petto.
-Ben è anche un ottimo pasticcere!- esclamò all’improvviso Liam notando il cambio d’atmosfera -amore, andiamo a prendere il dolce - e si alzò tirando con sé Ben. Quest’ultimo si era rattristato avendo capito di aver toccato un tasto dolente nella vita del suo nuovo amico. Ebbene sì. Ormai considerava Alec un amico. All’inizio voleva capire che tipo fosse, visto che Killian non era mai stato capace a trovare ragazzi che non fossero dei casi umani patentati. Alec però l’aveva accolto nella sua caffetteria nonostante non potesse permettersi un altro dipendente e Ben si era accorto che non l’aveva fatto solo per Killian ma, semplicemente, perché qualcuno aveva bisogno di un aiuto. E Ben apprezzava quel genere di persone, quelle che sono sempre pronte ad aiutare il prossimo senza doppi fini.-Potrei rotolare- affermò Alec varcando la porta di casa - Ben è fantastico a cucinare, potrei proporgli di preparare qualche dolce ogni tanto, così da far riposare un po’ Teresa - concluse riflettendo su quella possibilità.
-Sarebbe un’ottima idea - rispose Killian baciandolo dolcemente per poi stringerlo tra le sue braccia. Non voleva costringerlo a parlargli del suo passato, ma fargli capire che per lui ci sarebbe stato, sempre.
Alec sorrise a quel gesto - credo di amarti - disse senza pensarci facendo sorridere l’altro -credi?- chiese infatti Killian - io sono sicuro di amarti - concluse con un ghigno e lasciando Alec senza parole, forse anche senza fiato.
-Bene - rispose Alec riprendendosi - perchè vorrei parlarti una cosa - continuò staccandosi dall’altro e dirigendosi in cucina per preparare una tisana. Forse non sapeva cucinare, ma era sicuramente una buona forchetta e adesso aveva bisogno di qualcosa che lo aiutasse a digerire. E forse non solo a quello.
Killian osservò ogni suo movimento, si vedeva lontano un miglio che l’altro portasse un macigno con sè. Gli si avvicinò, lo abbracciò da dietro e gli diede un bacio sulla nuca. Alec si sentì protetto dopo anni. Sì, Killian era la persona giusta, se lo sentiva. Prese due tazze, le riempì con acqua calda e vi mise le due bustine di tisana.
I due si sedettero sul divano, Kiwi nel frattempo si era acciambellato tra le gambe del suo padrone per ricevere qualche coccola, e anche Killian fu contento di lasciargliene qualcuna.
Alec lo osservò per un po’. Dio, quell’uomo era stupendo. Bello, intelligente, simpatico, altruista, con degli addominali da paura… per non parlare di quanto fosse bravo a letto! Ok basta! Non era quello il momento di pensare a quelle cose! Killian aveva notato sul suo viso il cambiamento dei suoi pensieri. E sorrideva soddisfatto! Maledetto, quello stronzo aveva capito!
Si destò dai suoi pensieri e prese un respiro profondo.
-Ho capito di provare attrazione verso i ragazzi già da ragazzino. I miei amici guardavano le ragazze, io guardavo loro- sorrise, trovava la cosa tutt’oggi alquanto comica - solo che ero consapevole anche in che famiglia vivessi - e stavolta sulle labbra di Alec vi era un sorriso amaro - mio padre, il reverendo Simon, nonchè pastore della cittadina in cui abitavo, è sempre stato un uomo molto severo. Uno di quelli che credono fermamente che i figli si educhino a ceffoni e non a parole. Ho sempre cercato di non mostrare davanti a loro chi fossi veramente per paura delle conseguenze che ne sarebbero derivate. Beh indovina? - chiese guardando Killian, che però non rispose, era una domanda retorica quella - Ben presto l’avrei scoperto! - rispose per lui Alec, continuando il suo racconto. Killian gli si avvicinò di più e gli strinse le mani. Alec gli sorrise, per poi riprendere il racconto, gli occhi lucidi ormai, il dolore ancora vivo dentro di lui - mia madre aveva capito, le madri se le sentono queste cose, no? Fu lei a dirlo a mio padre. Non credo che definirlo padre sia la parola giusta però. La prima cosa che fece fu picchiarmi, e non solo con le mani, utilizzò ogni cosa che aveva davanti agli occhi, anche la sua cinghia - Killian ribolliva di rabbia dentro di sé, sentire tutto ciò lo stava uccidendo, non era difficile capire quanto fosse stata crudele la vita col ragazzo che amava -dopodiché - continuò Alec -chiamò dei suoi amici. Degli “esperti” che curano questo tipo di “malattie” -rise Alec, ma la sua era una risata ironica - Ero terrorizzato da ciò che avrebbero potuto farmi. Nella sfortuna, quel giorno a casa con me c’era Rachel, mio padre era così accecato dalla furia che neanche se ne accorse, lei uscì subito a cercare mio fratello Brian- prese una piccola pausa per guardare Killian negli occhi - da lì in poi ho i ricordi confusi e frenetici, ricordo solo che mi trovavo sul pavimento, gonfio e sanguinante per le botte che avevo ricevuto, Brian che entrava correndo in casa, inginocchiandosi davanti a me per capire come stessi e subito dopo scagliarsi contro mio padre. Penso gli abbia tirato pure un pugno - sorrise ora con dolcezza pensando a suo fratello - e infine, lui e Rachel, trascinarmi fuori da quella casa per sempre. Neanche lui vi è più tornato - questa era la sua storia, Alec non aveva di certo un bel passato alla spalle -qualche giorno fa è venuto in caffetteria mio cugino - continuò- per informrmi che quel mostro sta molto male.. come se potesse importarli- concluse quasi ridendo. Killian non disse nulla, lo strinse a sè e Alec si liberò di tutte le sue lacrime. Lo prese in braccio, lo fece sdraiare sul letto e continuò a stringerlo, senza lasciarlo un solo istante durante la notte.
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Un flan per due
RomanceCopyright: TUTTI I DIRITTI RISERVATI Nella sua nuova città Alec ormai ha tutto. La sua tanto desiderata caffetteria, la sua migliore amica, un nipotino che ama più di qualsiasi altra cosa al mondo e... Cosa manca? Sembrerebbe niente! Alec ha già tut...