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I tacchi delle sue scarpe rimbombavano sul pavimento di pietra come le trombe dell'Apocalisse, una malefica canzone che precedeva un vero e proprio inferno imminente.
Lapidaria, Ksenia marciava spedita tra i corridoi della reggia, il cuore in procinto di esploderle nel petto per la rabbia. Mancava poco, lo avrebbe rivisto e, più si avvicinava, più accanto all'ira bruciante si formava un nodo allo stomaco. In realtà non avrebbe voluto incontrarlo di nuovo, ma doveva.
Si ritrovò in piedi davanti ad una porta di legno, quasi pietrificata. Allungò una mano verso la maniglia, ma quando la vide tremare la ritirò e fece un profondo respiro fino a riempirsi i polmoni. Non poteva presentarsi così, o quel bastardo avrebbe colto l'occasione per sovrastarla... e chissà cosa le avrebbe fatto.
Rimase immobile per qualche secondo finché non decise che, finalmente, il momento era giunto: aprì la porta senza nemmeno bussare e se la chiuse alle spalle.
Rufus, dapprima infastidito, subito dopo averla vista in volto spalancò gli occhi dall'incredulità e quasi cadde dalla poltrona dietro la scrivania.

- Cornelia...?!- Nel mentre, si alzò.
- Non mi sorprende che tu abbia ancora in mente il suo nome, vi divertivate molto sotto le coperte.- Il tono della donna divenne gelido.

L'uomo fece dei passi in avanti fino ad esserle di fronte. Era altissimo, imponente e la vecchiaia lo aveva reso ancor più disturbante; tutte quelle rughe su quel volto pallido e scavato le facevano ribrezzo.
All'improvviso le mise le mani sui fianchi stretti, stringendoli così forte da provocarle dolore, ma cercò di non scomporsi. Puzzava di alcol, come al solito. Se solo avesse distolto lo sguardo dalle sue iridi azzurre, si sarebbe scavata la fossa. Era necessario che rimanesse immobile nonostante le facesse schifo anche solo essere sfiorata da quel viscido, finché la palpava e basta poteva anche sopportare.

- Io ho sempre voluto te...- Sibilò.
- Ero una ragazzina, brutto maniaco.-
- Proprio questo mi piaceva: eri come tua madre, ma carne giovane e vergine, un sogno. Sono contento tu sia ancora viva.-
Dovette cercare di non vomitargli sulle scarpe.
- Desiderare la donna del proprio nipote, non avrei mai creduto che Lambert potesse avere un fratello tanto schifoso.-
- Parli di Dimitri? Quello stolto non si meritava il titolo di re; ha mandato allo sfacelo tutto il suo regno in soli cinque anni, ci vuole talento.-
- Non osare parlare di lui in questo modo. Ha dato la sua vita per il bene del Faerghus, confidava in te... e tu, morta la Purissima, ti sei arreso a quella dannata imperatrice senza battere ciglio.-
- È stato lui ad ospitare la Chiesa Centrale. – La sua stretta si fece più forte. Nonostante fosse un senzasegno, lui rimaneva un Blaiddyd e lei una donna di carta. Le stava facendo malissimo. – Se avesse negato loro asilo forse sarebbe ancora vivo, felice e contento con la sua cara mogliettina ed un mare di fratelli e sorelle per quel leone selvaggio che hai lasciato crescere dalla parte sbagliata del continente. L'ho capito subito che è vostro figlio, è identico a Dimitri ma ha i tuoi occhi. Questi... splendidi... occhi...- Si chinò tanto da poter sentire il suo respiro pesante. Non. Distogliere. Lo sguardo.
- Lui non ha avuto scelta, il Regno aveva un enorme debito nei confronti della Chiesa di Seiros. Sapeva benissimo che tutto ciò avrebbe messo in pericolo il popolo, per questo era sempre in testa quando si trattava di combattere.-
- Che importa... ormai è successo da un bel po'. Ma noi siamo qui, entrambi vivi. Credimi, lui non ti vorrebbe così triste ed arrabbiata, ti aiuto io a distrarti un po'.-

Le sue grosse mani allentarono la presa. La sinistra scese fino a toccarle una natica, mentre la destra aveva percorso la sua schiena nuda fin troppo lentamente, per poi fermarsi alla chiusura della grossa collana d'oro che aveva al collo. Nel momento in cui aprì il gancio, non fece in tempo a bearsi della vista della sua gola nivea che la donna non era più lì, ma in piedi davanti alla libreria e con il gioiello stretto in una mano. Quando Rufus la trovò con lo sguardo, parlò.

- Dov'è Ekaterina?-
- Non so di cosa tu stia parlando.-
- Te lo ripeto un'altra volta: dov'è Ekaterina?-
- Lei non si trova qui. Perché dovrebbe importarti?-
- Voglio sapere perché quella ragazzina è cresciuta senza i suoi genitori e nessuna informazione su di loro.-
- Ksenia... non sono affari che ti riguardano. Torna qui e fammi assaporare la tua pelle, realizza il sogno di un vecchio.-

Fulmine Sanguinolento - Il Leone che si credette un'AquilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora