Capitolo 16 - Fossa scavata

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Il vaso fino a pochi istanti prima, oggetto della più spiccata curiosità ormai deceduta, fu scagliato contro il muro opposto della sala. Rudy era iracondo;  il volto livido, il sangue colante che andava seccandosi sulla tempia e in un rivolo lungo la mascella, marcando i suoi tratti bellicosi. Wyatt e Maya si ripararono dalla pioggia di cocci che esplose attorno a loro. Il ragazzo si profuse in un urlo mentre si dimenò contro ogni oggetto e chincaglieria che faceva da soprammobile sul ripiano lì vicino. Tutto fu scagliato con foga a terra fin quando non rimase che la lignea superficie lucente e vuota.

Regnò il silenzio.

Aleggiò soltanto il rombante suono del disastro, il clangore della sua rabbia che infervorava ogni muscolo del suo corpo e il suo respiro pesante. Si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore, il volto chino e il pugno serrato contro il muro in un muto aggrappo.

Che cosa aveva fatto?

Come aveva fatto ad essere così stupido? 

Gli occhi sgranati, il leggero tremore alle pupille, le palpebre arrossate. Sembrò fissare un punto imprecisato del pavimento, ma in realtà la sua mente era proiettata alla pantomima messa in atto qualche giorno prima. 

Il volantino.

Il megafono

La fila di avanzi di galera che affluivano verso il suo imbellettato banco autosabotante. Il sé stesso che si crogiolava in quella pseudo vittoria. Lo guardava, tramite quel flashback, come se stesse guardando un estraneo, come se quell'immagine non gli appartenesse. Aveva creduto di aver prevalso su Lila, di averla avuta vinta quando in realtà non aveva fatto altro che scavarsi una profonda fossa con le sue stesse mani. 

"Alla fine non c'è bisogno che mi sporchi le mani." le aveva detto Lila mollando bruscamente la pistola con cui lo aveva minacciato. "Sei un uomo morto." 

E ora, con l'intensità di un secchio d'acqua gelida, Rudy colse il vero, graffiante significato di quelle parole. 

"Davvero i miei complimenti, Generale." bofonchiò Lila con il cellulare all'orecchio e lo sguardo particolarmente annoiato da quel suo sfogo malevolo. Aveva inquadrato Rudy Miller come un ragazzino viziato e con prorompenti attacchi di rabbia; insomma un perfetto idiota, come tanti altri che aveva incontrato. 

"Oh sta' zitta prima che ti uccida una volta per tutte." 

Lila emise un verso di scherno mettendosi a giocherellare con un angolino di un taccuino rimasto immune al subbuglio di poco prima. "Vorrei vedere." 

Rudy stava per replicare una delle più velenose affermazioni che la sua bocca potesse sputare fuori, quando Maya intervenne.

"Stai chiamando la polizia?" 

Lila spostò lo sguardo sulla figura impalata, ma inerme della ragazzina, la fissava con due grandi occhi da cerbiatto ricolmi di tetra angoscia e apprensione. Era ancora visibilmente scossa da quella putrida notte e anziché renderle le cose meno spaventose quel deficiente del fratello aveva addirittura cominciato a scagliare oggetti e a dare di matto. A Lila non sfuggì come le sue mani furono pervase da un leggero tremolio. Distolse lo sguardo.

"No." 

Fece qualche passo indietro verso il corridoio per poter avere più privacy mentre era al telefono. 
Rudy corrugò la fronte spropositamente, rimanendo un istante di troppo a fissarla colto dalla perplessità.
Come sarebbe a dire che non stava chiamando la polizia? 

Guardò i cadaveri stesi a terra, in un bagno di sangue e poi lei. La pistola che impugnava lungo il fianco e  improvvisamente non ci vide più.

Daccapo.

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