Capitolo 6 - Wyatt

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"Quella stronza me la pagherà cara." borbottò tra sé scendendo dall'auto che aveva parcheggiato davanti al vialetto di casa sua. Vi fece ritorno in tal fretta e furia che neanche si premurò di sistemarla in garage come faceva di solito. Aveva i nervi tesi, una tensione tale ad avvolgerlo che chiunque si fosse imbattuto in lui avrebbe rischiato di prendere la scossa. Afferrò  lo zaino, artigliandolo come un rapace e si fiondò in casa la cui porta divenne vittima dei suoi scatti d'ira: quando la chiuse le mura rimbombarono facendo vacillare visibilmente i quadri appesi in corridoio. Pulì le scarpe sullo zerbino e quando sollevò lo sguardo Maya si precipitò verso di lui con lo sgomento impresso a fuoco sul viso. 

"Che c'è?" sbottò non riuscendo a contenersi oltre. La sorella sussultò, indietreggiando e lanciò delle occhiate dietro di sè. C'era qualcosa nel suo accorrere all'ingresso che le impedì di fiutare a primo acchito il cattivo umore di Rudy, qualcosa che la innervosiva tanto da renderla irrequieta. Era evidente.

Ed era altrettanto evidente che questo qualcosa si trovava in salotto. Non occorse aprir bocca, Rudy seguì il suo sguardo e riuscì ad immaginare ben nitidamente quale fosse il problema, come se la sua vista potesse attraversare i muri.

"No" sospirò pacatamente, chiudendo gli occhi per un lungo istante. Aveva decisamente acquistato un po' dello sgomento della sorellina, assieme a qualcosa in più: esasperazione. "Ancora?"

"Ho chiuso la porta come mi hai detto, ce l'avevo quasi fatta!" si giustificò lei parlando a raffica e gesticolando vistosamente seguendo il fratello che a passo deciso percorse il corridoio fino al salotto, i pugni stretti lungo il corpo decantavano battaglia. 

"E poi cos'è successo?" 

Si fermò sulla soglia e Maya per poco non andò a sbattergli contro. "Il bagno! La finestra del bagno era aperta." 

"Cazzo! Quante volte ti ho detto di chiudere almeno quelle al piano di sotto?" 

Rudy incrociò le braccia al petto nel bieco tentativo di mettere a tacere il prurito delle mani. Aveva voglia di picchiare qualcuno.

Un qualcuno in particolare in quel momento.

La luce lo colpiva come fosse sotto i riflettori, mettendo in risalto i pulviscoli di polvere nell'aria che fluttuavano placidamente. Le gambe distese e il volto sereno immerso in un sonno profondo; un ragazzino dai capelli biondo cenere chiarissimi ronfava sul divano indisturbato come se fosse in casa sua. Rudy gli si avvicinò arricciando un lato della bocca quando si accorse della vaschetta unta e semi vuota che restava in bilico sulle sue gambe in procinto di rovesciarsi a terra. La afferrò con la punta delle dita guardandoci dentro ancora più disgustato di prima e poi la appoggiò su un tavolino lì vicino dove altro cibo era stato precedentemente divorato e depositato in rimasugli di carta e plastica sporchi. 

"Ha svaliggiato di nuovo il frigorifero?" domandò senza voltarsi a sua sorella.

"Non sono riuscita a impedirglielo, mi dispiace." Rudy chiuse gli occhi serrando dolorosamente le mascelle, i denti scricchiolarono. "Dimmi che non ha consumato anche la lasagna che avevo preparato per sta sera"

"Ti farebbe sentire meglio se mentissi?" azzardò la rossa mordendosi un labbro.

La teglia vuota sostava sul pavimento ai piedi del divano, leggermente nascosta agli occhi degli altri. Si piegò a recuperarla, le narici dilatate all'inverosimile e una vena che raffiorava sulla sua tempia indicavano che stava per esplodere. Sospirò cercando di calmarsi e con un movimento repentino fece sbattere la teglia di metallo sul tavolo lì di fianco. L'impatto fece sussultare il mobile assieme alla ragazza alle sue spalle, alcuni rifiuti caddero a terra ma il ragazzo sopito rimase tale, indifferente a qualunque tempesta.

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