C'è una cosa che odio più di tutto al mondo, al di fuori del sapore degli spinaci appena cotti da Hinata.
Qualcosa che mi dà sui nervi, e che riesce a tirare fuori una parte di me che evito sempre di mostrare. Hinata conosce bene il mio alter ego, per quanto in modo parziale, sono alquanto sicuro che il mio tono inquisitorio e lo sguardo lanciafiamme che gli ho mostrato settimane fa, quando è uscito di nascosto per fare una passeggiata con Max, senza avvertirmi che andava a cercare qualche provvista, gli è bastato.
Credo di riuscire ad incutere terrore con poco, un po' mi piace quest'aura. I miei vecchi colleghi mi guardavano con rispetto, le occhiate delle ragazze nei corridoi dell'ospedale mi gratificavano un po', per quanto non fossi interessato a nessuna di loro.
So che è un lato molto tossico, che si associa all'eccessiva gelosia – chiudo qui il capitolo, è meglio non citare il passato – che puoi avere nei confronti di un partner, ma a me non frega un cazzo di niente. E perché? Sono bloccato qui, aspetto che un giorno riesca a trovare una soluzione per mettere fine ad un'epidemia che ci ha distrutti, tanto vale non sembrare un buon samaritano che vuole offrire cibo e riparo a dei perfetti sconosciuti che mi sono entrati in casa e hanno provato ad uccidermi.
Tecnicamente.
Ma comunque uno di loro ha... provato a usare Hinata contro di me.
E questa cosa... non va bene, no.
Hinata è tutto ciò che mi rimane del passato, non ho intenzione di rinunciare. Ho già rinunciato alla mia libertà, alla vita che mi aspettavo di poter vedere realizzarsi dopo la laurea.
«Che cosa significa che sai il mio nome?»
«Tobio-chan, metti giù la pistola.»
Lancio un'occhiata verso quest'ultimo, che sbuffa e tira fuori la pistola per infilarla nella fondina vuota stretta in vita.
Deglutisco a vuoto.
Tengo ancora una mano dietro la schiena, a cui Hinata si stringe in silenzio.
«Abbiamo fatto un lungo viaggio di un mese per arrivare qui, è già tanto che siamo sopravvissuti rubando qualcosa nei pochi rifugi rimasti illesi.»
«Non ci sono rifugi, qui. Non dire stronzate.»
Tooru accenna un sorriso, annuisce con la testa.
«Vi abbiamo osservato per un po', all'inizio credevamo che foste una di quelle eccezioni che non si sono trasformate del tutto. Poi, è bastato seguirvi fino a qui per capire che siete solo dei sopravvissuti come noi, che stanno cercando un modo per andare dall'altra parte dell'isola.»
«Ma dall'altra parte non c'è niente, purtroppo.» Aggiunge Tobio.
Hinata si sporge oltre la mia spalla, guarda l'altro ragazzo – che credo si chiama Tobio? – appoggiarsi contro la ringhiera della scala che conduce al piano di sopra.
«Stai mentendo.»
«No, boke. Non c'è niente, sono tutti morti o trasformati dal virus.»
«Siamo qui per questo, per cercare una soluzione.» Aggiunge Tooru.
«A meno che non sai guidare un aereo, la vedo dura.» Borbotto spazientito, con le dita strette intorno al manico del coltello. «Perché non ci avete fermati prima? Pensavate che non volessimo offrirvi un riparo?»
«Anche.»
Alzo un sopracciglio.
«Ora, ho un motivo per non offrirvelo.»
Tooru ciondola con la testa verso destra, sorride.
«Perfavore, Iwa-chan. Sono settimane che non mangiamo altro che cibo in scatola e patate bollite, abbiamo bisogno di un riparo e -»
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☽ 𝗶 𝗳𝗼𝘂𝗻𝗱 𝘆𝗼𝘂 ᶦʷᵃᵒᶦ
Fanfiction➯ ɪᴡᴀᴏɪ / ᴋᴀɢᴇʜɪɴᴀ ➯ ᴢᴏᴍʙɪᴇ !ᴀᴜ ➯ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ ──── ⋆.•☆⋆.• ──── 𝗣𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗼 𝘀𝗴𝗮𝗯𝗲𝗹𝗹𝗼, 𝗹𝗼 𝗽𝗼𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗮𝘃𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗮𝗹 𝗽𝗰. «𝗦𝗶𝗲𝗱𝗶𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗲𝗱𝗶𝗮, 𝗧𝗼𝗼𝗿𝘂.» 𝗠𝗶 𝗴𝘂𝗮𝗿𝗱𝗮 𝘀𝘁𝘂...