𝗱𝗼𝗻'𝘁 𝗿𝘂𝗻

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La sveglia segna le tre del mattino quando Hinata si appoggia contro lo stipite della porta, in pigiama, con Silvestro tra le braccia.

Di solito, Max dorme con me, mentre Silvestro si acciambella con Hinata nel suo letto.

Oppure... dormiamo insieme, come quasi tutte le notti.

Fuori c'è il temporale.

È un'intera settimana che piove a dirotto, che stiamo segregati in casa a cercare di passare il tempo. Sono uscito solo due volte per andare a fare un po' di rifornimento di benzina, ma ci siamo arrangiati con le scorte della dispensa per evitare di esporci.

Siamo tutti sotto lo stesso tetto, e per quanto possa sembrare scontato, è stranamente confortante. Nessuno deve vivere con la paura di essere catturato dai cacciatori del buio, dobbiamo aspettare che sia possibile uscire e perlustrare la città.

E io... devo continuare la ricerca, in un qualche modo.

Alzo il piumino, invito Hinata con lo sguardo.

Va sempre a finire così.

Lui che si rifugia nella mia camera, noi che ci chiudiamo a bozzolo nel nostro luogo sicuro, per cercare di ignorare le urla notturne che rimbombano nella città.

Non è facile... abituarsi ai cacciatori del buio, a dover ignorare la sensazione orribile alla bocca dello stomaco, quando sai che uscito dalla porta principale sotto la luce lunare potresti incontrarli. È un continuo stare in allerta, sperare che l'alcool intorno alla casa ricopra l'odore, che gli infetti non usino l'astuzia per cercare di intrappolarti con qualche escamotage nella città.

«Mi fanno paura i tuoni, scusami.»

Infila la testa quasi fin sotto il piumino, stringe al petto Silvestro che si acciambella tra noi.

«Sicuro che sia tutto okay?» Azzardo sottovoce, dopo essermi sdraiato su un lato per guardarlo dritto negli occhi. «Possiamo parlarne, Hinata. Sai che con me non devi vergognarti di niente.»

«Io e Tobio volevamo giocare con la palla quando tornerà a fare bel tempo, possiamo? Lui faceva l'alzatore, e io vorrei tanto tanto tanto schiacciare una delle sue alzate, vorrei...»

Si blocca a metà, strofina piano alla guancia contro la federa del cuscino.

«Potete giocare nel giardino della casa qua dietro, è sicuro.»

«Davvero?»

«Si, davvero.»

Lo patto sulla testa, poi sorrido d'istinto.

«Lui ti piace.»

Hinata alza un sopracciglio, si immerge ancora di più tra le coperte.

A volte, è proprio come un bambino in cerca di attenzione. Credo che gli faccia bene, in un certo senso, perché non ha potuto godersi nulla da quando è scoppiata l'epidemia. È cresciuto rinchiuso in una città che può inghiottirlo, probabilmente rimpiangendo di aver perso le persone più care.

Credo che avesse una sorella più piccola, ma non ne sono sicuro.

A noi non piace parlare del passato.

«No, non ancora.»

Ridacchio.

E Hinata si lascia sfuggire una piccola risata.

«Devi ammettere che Tobio è molto attraente, però. Mi piacciono i suoi occhi, le braccia... hai visto che muscoli? Per non parlare della bocca, merda.» Riflette ad alta voce, prima di distendersi sulla schiena e rivolgersi verso al soffitto con un sorriso. «Non sono mai stato con nessuno, Iwaizumi. È stupido provare a immaginare che sarà un evento epico?»

☽ 𝗶 𝗳𝗼𝘂𝗻𝗱 𝘆𝗼𝘂 ᶦʷᵃᵒᶦDove le storie prendono vita. Scoprilo ora