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La giornata non stava procedendo bene, ma il postino scheletro fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Frank si stava dirigendo con passo rapido verso l'infermeria, durante i ludi di guerra due figli di mercurio si erano messi a litigare con un po' troppa foga finendo per rischiare di trasformarsi in spiedini extra large. Il giovane pretore di Nuova Roma aumentò il passo dopo essersi fermato per far passare una biga in corsa. Dopo l'attacco per mano del Triumvirato mesi prima la vita era continuata relativamente pacifica (ad eccezione della grande fuga di unicorni del ventitrè gennaio, a Frank dolevano ancora i punti in cui era stato calciato da quei rinoceronti mancati) ed inoltre non doveva più temere che la sua vita terminasse per colpa di una scintilla. Pensando alle fiamme gli tornò in mente Jason, quando Apollo, o meglio, quando Lester era giunto a Nuova Roma con la figlia di Demetra, avevano con loro anche la salma del giovane figlio di Giove. Frank sospirò pensando all'amico mentre mancavano pochi metri all'infermeria e già si udivano insulti ringhiati in latino. Il pretore irruppe nella struttura quando uno dei due infortunati stava per spiegare in accurati dettagli dove avrebbe dovuto ficcarsi il Pilum l'avversario, che nel frattempo stava elencando i vari modi in cui avrebbe preso a calci il gluteus maximus dell'altro giovane.

-Shawn, Connor, avete intenzione di spiegarmi cosa è accaduto?

-colpa sua!

La risposta istantanea e identica dei figli di Mercurio fece quasi barcollare il giovane pretore, che fece un profondo respiro ed iniziò a farsi spiegare la situazione. Mentre Connor stava spiegando come Shawn gli avesse rubato le ciambelle e se le fosse portate contro le regole in battaglia per farlo imbestialire, un giovane trafelato entrò ansimando nella stanza, facendo scattare in piedi il figlio di Marte.

-pretore Zhang! Il pretore Levesque chiede di lei! È un'emergenza

-Samuel! Cos'è successo?!

Il piccolo figlio di Apollo provò ad articolare una frase, ma rinunciò per mancanza di fiato e si sedette su una branda libera. Frank non attese che riprendesse fiato e scattò verso il Foro.

Hazel stava camminando avanti e indietro, come un paziente in attesa dell'esito di un esame. Frank entrò nel senato, ora vuoto ad eccezione della fidanzata e di un'altra figura.

-Hazel! Va tutto ben-

Il giovane pretore vide il volto tirato e stanco della ragazza e si bloccò

-riformulo: quanto non va bene?

La figlia di Plutone si scostò per permettere al ragazzo di osservare la figura: un lare, lo spirito amichevole di un ex cittadino romano. Ma questo non sembrava come gli altri: questo spettro era immobile, di un colore grigio spento, gli occhi chiusi, sdraiato a terra.

-sembra...

-morto.

La ragazza terminò la frase del figlio di Marte con tono serio. Gli occhi dorati della giovane mandavano lampi cupi.

-hai chiesto a tuo fratello?

La ragazza scosse la testa.

-è in un'impresa molto pericolosa, non voglio distrarlo con altri problemi.

Frank si piegò sullo spettro, ignorando la pelle d'oca che lo scuoteva come scariche elettriche. Il corpo del lare era coperto da una tunica, le gambe erano sostituite da una coda spettrale e il viso era tirato e serio.

-non lo riconosco...

La giovane dai capelli scuri si avvicinò, mettendosi al suo fianco.

-nemmeno io, non riesco neanche a comprendere la sua origine, è comparso qui quando sono tornata da sola prendere delle carte che avevo dimenticato, appena l'ho visto ti ho chiamato... credo che per ora sia meglio tenerlo nascosto, non voglio causare panico tra i cittadini.

Ancora una volta, Frank si ritrovò a stupirsi della sicurezza della giovane, nonostante comprendeva bene come ella fosse spaventata quanto lui. Ai suoi occhi la rendeva ancora più bella.

-ma come facciamo con gli altri lari, con le ninfe e con-

Quasi come se li avesse sentiti, il lare si mosse, spalancando gli occhi. Immediatamente Hazel portò mano alla sua cinta dove doveva trovarsi la sua spatha di oro imperiale... tuttavia essa era, come tutte le armi dei cittadini che entravano in città, sorvegliata da Terminus, fuori dai confini. Frank si limitò ad assumere una posizione da combattimento. Il lare si alzò levitando, con lo sguardo vitreo che pareva trapassarli, quasi non li vedesse. Lo spirito iniziò a vibrare, come in preda alle convulsioni. Al suo interno si formarono delle ossa ed il resto di materiale spiritico si sciolse come ghiaccio al sole. L'aria divenne gelida, tanto che dalle bocche dei due semidei iniziarono ad uscire nuvolette di alito condensato. Davanti ai due senatori si ergeva uno scheletro, completamente ripulito dai resti del lare. Le orbite vuote passarono da Frank ad Hazel e viceversa. Il figlio di Marte vide con la coda dell'occhio la ragazza tremare visibilmente, i suoi occhi arrossarsi. Qualsiasi cosa fosse, quell'essere non stava per nulla giovando ad Hazel. Frank stava per gettarsi verso il mostro, quando questo socchiuse la bocca e ne fece scaturire una voce, roca e monotona.

-Pretori, le Legioni stanno tornando. Tre giorni. Arrendetevi o perite. La decima Legione manda i suoi saluti. Ave Roma aeterna.

Lo scheletro si batté un pugno sulla cassa toracica, quasi a voler salutare i due pretori, per poi sgretolarsi e ridursi in polvere, che venne assorbita dal pavimento. Hazel cadde svenuta verso Frank che la sorresse, accompagnandola verso terra. La fronte della ragazza scottava ed il suo corpo era scosso da brividi. Proprio in quel momento la porta del senato si aprì facendo entrare Samuel.

-come proced- oh santi numi!

Il giovane corse verso i due pretori e si inginocchiò di fianco ad Hazel.

-cosa è successo?

Il volto di Frank era pallido come un lenzuolo.

-a quanto pare... siamo di nuovo in guerra.

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La dea si mosse verso il fondo della sala accompagnata da un vento gelido e da svariati fiocchi di neve. Sul trono di ghiaccio e oro di fronte a lei riposava il giovane dallo sguardo inflessibile. L'armatura da centurione in oro imperiale riluceva sotto la fredda luce filtrata dal ghiaccio. Ad ornare i capelli biondi, una corona di alloro dorata mandava cupi baluginii. Chione arrivò ai piedi del trono e sorrise al ragazzo.

-il messaggio è stato recapitato, le truppe sono già in zona.

Il giovane annuì.

-bene.

La dea spostò il peso da un piede all'altro.

-sei sicuro di non voler attaccare subito? Basterebbe un'ora soltanto per sterminar-

Un intenso flusso di vento gelido spazzò il salone adornato di statue di ghiaccio, facendo arretrare di qualche passo la dea.

-non cerco sterminio... cerco giustizia.

La ragazza annuì

-comprendo, Imperator, perdona la mia tracotanza

Il giovane dagli occhi azzurro ghiaccio dismise le scuse della dea con un gesto della mano.

-non importa, sei la mia consorte, è giusto che tu esprima i tuoi dubbi, e non ti ringrazierò mai abbastanza per darmi consiglio ogni volta che lo necessito. Tuttavia, la mia decisione è presa ed immutabile. Tre giorni di tempo, poi la Dodicesima si unirà alle nostre file...

Gli occhi gelidi del ragazzo si piantarono in quelli scuri della dea, sul cui volto stava spuntando un sorriso beffardo.

-o scomparirà dalla faccia della terra.

LA VENDETTA DELLE LEGIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora