VI

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Passati i cinque minuti di attesa, tre barche si staccarono dalla flotta madre, dirigendosi verso la spiaggia del campo. I mezzosangue rimasero trepidanti aspettando lo sbarco, ciascuno stretto alle sue armi. Percy impugnava Vortice, la lama di bronzo riluceva lievemente. Le tre imbarcazioni toccarono la sabbia ed immediatamente da due di esse iniziarono ad uscire dei soldati. Nonostante il figlio di Poseidone avesse visto svariati eserciti, quei guerrieri non gli erano per nulla familiari: portavano lunge lance e scudi, in maniera simile ai legionari di nuova Roma, ma questi erano scudi ovali, colorati di viola e con il simbolo di Nettuno dipinto su di essi. Le armature dei guerrieri erano a squame, mentre, sotto all'elmo che proteggeva la parte superiore del capo, si protendeva una fitta rete di maglia che proteggeva il volto ed il collo. Percy ne contò all'incirca venti, nonostante il loro numero esiguo, tuttavia, parevano sufficientemente minacciosi per impedire un attacco frontale da parte delle forze greche. Le guardie si disposero ai lati della passerella calata dalla barca centrale ed iniziarono a battere le loro lance sugli scudi, intonando una sorta di inno. Percy non comprese tutte le parole, ma il ritornello risuonò forte e chiaro: Polataetiton vasileos! Vivat Imperator! Molti anni al re, lunga vita all'imperatore. Una volta terminato il coro, dalla barca di mezzo uscirono due giovani vestite con eleganti tuniche di seta che iniziarono a spargere petali azzurrini e verdi per tutta la passerella, fino alla spiaggia, infine, finalmente, l'imperatore scese dall'imbarcazione. Il primo pensiero di Percy fu "pacchiano", tuttavia dovette ammettere che il giovane sceso dalla barca era diverso da chiunque altro avesse mai visto: indossava un'armatura a squame d'oro sopra ad una rete di maglia, sulle spalle portava un lungo mantello purpureo tenuto fermo da una spilla dorata. Il capo era ornato da una corona d'oro incastonata di pietre preziose, allo stesso modo erano i grossi orecchini e gli svariati bracciali ed anelli che gli ornavano le braccia. La carnagione del ragazzo era scura, il suo sguardo era di un magnetico color verde acqua, e, con un brivido, Percy si accorse di avere gli occhi molto simili. Il giovane, circa della stessa età di Percy aveva stretto in mano un lungo tridente d'oro, usato come scettro. Ovviamente Percy si rese conto di trovarsi di fronte ad un figlio di Nettuno, un suo fratello. Nonostante il patto tra i tre grandi impedisse di generare prole, la stessa esistenza del figlio di Poseidone provava la fallacia di quella promessa. Dietro al figlio di Nettuno seguivano altre due figure, la prima era una ragazza poco più piccola dalla pelle scura e adornata con vesti eleganti intarsiate d'oro che reggeva tra le mani uno strumento musicale con archetto, simile ad una lira oblunga. Il figlio di Poseidone dovette ammettere che era di una bellezza sconcertante: aveva lunghi capelli neri e ondulati, la pelle ramata e degli intensi occhi color cioccolato. Il suo portamento era elegante e ogni suo movimento comunicava regalità e leggerezza. Totalmente diverso era il giovane al suo fianco: un ragazzo robusto, da fisico muscoloso vestito con una semplice felpa viola con cappuccio ed una maglia rossa, sopra a dei jeans scoloriti e scarpe da ginnastica. Aveva i capelli scuri e mossi, tenuti a media lunghezza, la sua pelle pareva abbronzata ed i suoi occhi erano di uno strano mix tra oro, terra e fuoco. Era talmente fuori posto che Percy l'avrebbe tranquillamente scambiato per un comune studente alla sua università. Una volta giunti sulla spiaggia, la ragazza si rivolse alle forze del campo mezzosangue in perfetto greco antico.

-fratelli semidei, siete al cospetto del nobile Kemal Iustinianus Constantinus Basileùs ton Rhomaion! Imperatore e glorioso comandante dell'undicesima legione Nautica, Neptunia Victrix! Nella sua infinita bontà, l'imperatore ha ritenuto opportuno scomodarsi per disquisire con un vostro emissario riguardo alle condizioni di resa del campo mezzosangue. Prego, che l'emissario avanzi dunque!

I semidei si guardarono con agitazione e Chirone si fece avanti, inchinandosi all'imperatore.

-eccomi, il mio nome è-

Il figlio di Nettuno alzò una mano, interrompendo il centauro.

-sono conscio del tuo nome, nobile Magister. Nonostante la tua fama sia decantata nelle più grandi odi, non è con te che voglio parlare.

LA VENDETTA DELLE LEGIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora